Veneto 2017

Giorno 104

È mezzogiorno e comincio questa regione, c’è un bel viavai in zona. Comincio a salire verso la Sella del Vescovo. Un sentiero brutto e tutto rotto. Non è chiaro quale pista seguire. In cima, un rifugio e la funivia, tutto molto ordinato e costruito bene, ma a me personalmente non da l’aspetto di una cosa Montana. Appena riesco a togliere da davanti la struttura il Piz Boè mi riempie la vista. Mi ha sempre colpito quella specie di cengia che gli fa il giro tutt’attorno. La discesa è migliore almeno all’inizio, poi mi trovo su una pista da sci e come tutte le piste sono detritiche. È ripida, quindi perdo quota facilmente, nel bosco spariscono i detriti, poi di nuovo in pista per il tratto finale. Sono ad Arabba, mi fermo in una piazzetta vicino ad una fontana, massaggio il piede sinistro mentre mangio del pane. È ancora rigido. Finito il pranzo è ora di mettersi in moto, le nuvole stanno diventando grigie e per poco non controllavo il meteo. Mettono pioggia nel tardo pomeriggio ma la notte no.

Salgo lungo una vecchia strada per arrivare a collegarmi in fretta All strada per il passo Campolongo. Continuo fino al albergo Boè dove prendo L strada brecciata che sale dolcemente al Rifugio Cherz. Un piccolo tratto in cresta e poi entro nel bosco. Arrivo ad un altro rifugio e ricomincio a salire un po’. I dislivelli non sono più quelli del Piemonte, o forse sono io che mi sono adattato, sta di fatto che sulla carta le salite sono più brevi e meno intense. In cresta c’è un leggero venticello freddo, mi costringe alla felpa, presto sparisce e devo ritornare in canotta. Ora mi trovo a proseguire verso il Picco Setsas, e mi sembra di essere ritornato sulle morene di grossi massi. Alla mia sinistra una parete verticale è alla mia destra sei prati.

Probabilmente nel tempo la parete di è sgretolata e questi massi sono il risultato del fenomeno, ma sto pregando finisca presto questo tratto, sia per il mio piede, sia perché al Passo di Valparola c’è un amico, Tommaso, che mi aspetta e non pensavo di trovare questi rallentamenti. Non capisco perché abbiano voluto far passare il sentiero proprio qui, quando 200, forse 300m più a sud c’è ben distinto e visibile un sentiero percorribile. Sotto la cima si trova un bivacco con un ottima vista sulle Dolomiti che conosco meglio. Civetta, Pelmo, Formin, Nuvolao, Averau, Croda da Lago, Sorapiss, Tofane, Sas di Siria, Falzarego. Il sentiero dal bivacco prosegue più comodo e così riesco ad essere in orario per l’appuntamento.

 

Tommaso è già lì che mi aspetta, ci facciamo un tratto assieme fino al Passo Falzarego, purtroppo ha un problema al ginocchio e non riesce a proseguire di più. Così al Passo ci salutiamo dopo una chiacchierata in cui ho fatto un rapido aggiornamento sul mio viaggio. Ora salgo verso la forcella di Travenanzes, altri 400m in su. Mentre salgo mi metto d’accordo con mio padre per un incontro per ricaricare le batterie. Alle 6.30 ci troveremo sulla statale 51. Con un po’ di affanno arrivo alla forcella. Sulle pareti si vedono dei buchi neri, buchi scavati durante la guerra per controllare e poter sparare al nemico. Sul monte Falzarego c’è pure una ferrata nella quale si può percorrere alcune di queste gallerie. Per scendere, metto la felpa ed i pantaloni lunghi, sembra diventare più fresco. Aprendo lo zaino ho una bella sorpresa. Mi ero dimenticato di avere una mela ed una pera.

Mangio la mela mentre scendo. Il primo tratto presenta forte erosione e sassi, ed essendo a fine giornata, ogni tanto i calli fanno male. Comincia a diventare buio, in alcune radure vedo dei bei maschi di cervo con il loro imponenti palchi. Scendo certo andò un riparo per evitare l’umidità, ma non c’è molto. Lasciati i larici incontro solo mugo, mi dovrò accontentare di un posto in piano perciò continuo quanto possibile cercando un posto senza sassi. A volte percorro il greto del fiume e poi ritorno su un sentiero più definito. Gli occhi hanno voglia di chiudersi e fanno fatica a vedere per il buoi. Trovo un posto decente e mi fermo, proprio sul sentiero. Ceno e nel buio vedo qualche lampo, nulla di preoccupante perché capita spesso che le nuvole incontrandosi facciano qualche lampo senza poi piovere.

Il cielo si riempie di stelle, fino a quando si può vedere la via lattea. Ora sono troppo stanco per restare ad ammirala.

Giorno 105

Anche questa notte mi sono preso la rugiada, sentivo l’umidità dentro il sacco a pelo, ed una volta sveglio le cose lasciate scoperte, le trovo molto più umide dei giorni scorsi. Il piede sinistro è peggiorato, è anche gonfio. Prendo a camminare in fretta perché sono in leggero ritardo per l’appuntamento con mio papà. Mi servono i guanti. Oggi la colazione, almeno la prima colazione è di pera e cioccolato. La pera è proprio gradita. Scendendo incontro due salamandre completamente nere, sono restie nel farsi fotografare. Il sentiero è più fluido di ieri sera e quando entro nel bosco di pino nero diventa una passeggiata. Il telefono prende e non prende, qualche difficoltà nel incontrarsi ma dopo una colazione fredda di patate e pomodoro, ed esserci messi d’accordo per il prossimo punto d’incontro, ovvero Misurina, ci salutiamo e riprendo.

Fino al Rifugio Ospitale seguo una carrabile facile, poi riprendo a salire. Ora le gambe girano! Negli ultimi giorni ho battuto un po’ la fiacca, diciamo che in Piemonte mi sono proprio divertito ad usare il motorino che ho nelle gambe, negli ultimi 3 giorni forse sentendo la fine ho mollato un po’. La distanza c’era, ma poco dislivello.

Salgo davvero in fretta, le falcata sono ampie, veloci e potenti. Mi sa che arrivo un po’ prima del previsto a Misurina. Purtroppo incontro un altra pista da sci ma la seguo per molto poco e ritorno a proseguire senza grossi problemi. Anche in discesa posso andare tranquillamente. È quasi tutta una strada brecciata fino al Passo Tre Croci. Da qui un tratto asfaltato in discesa e poi di nuovo sentiero in salita.

Sono passate le dieci ed ho incontrato solo 4 escursionisti. Girano proprio bene le gambe, ed è il caso di sfruttarle. Il sentiero in alcuni punti è rovinato probabilmente dalle ultime piogge. Il piede sinistro però continua a darmi fastidio. Mi destreggio tra i sassi e salgo leggero, ma come quasi sempre non vedo l’ora di arrivare. Comincio a scendere ed il sentiero è più trascurato, poi mi trovo un un prato e sono a 150m dalla strada. C’è un bel viavai di gente, provo a cercare mio padre, ma non lo vedo, in più gli avevo detto che sarei arrivato 2 ore e mezza più tardi. Lo chiamo, gli vado incontro, sistemo lo zaino in macchina ed andiamo a mangiare assieme. È prima di mezzogiorno e dobbiamo aspettare. Hanno tante cose molto buone nel menù ma nulla di vegano. Finisco per prendere una pizza con funghi e crema di funghi ed un piatto di patatine. Scoprirò non una ottima scelta per una svista. Tuttavia era cibo molto gradito al palato. Ritorniamo alla macchina, faccio la spesa, una foto assieme e riparto. Preso dal momento, da una cosa fatta dal babbo proprio al momento di salutarci, mi sono distratto, ed ho dimenticato di prendere acqua. Parlo di una cosa molto bella, che lui probabilmente non ha nemmeno pensato di fare, gli è venuta naturale. Così ora vado verso il lago Antorno sperando ci sia una fontanella perché ho già sete. Al lago non vedo nulla, ora devo andare in cima al Monte Piana, piuttosto conosciuto per le fortificazioni di guerra. Sta arrivando una leggera pioggia, che le nuvole annunciavano già da qualche ora. Vedo un sacco di persone scendere, probabilmente indispettiti dal piovere. Smette presto, e ritorna il sole, per la salita al monte, prima prendo un sentierino e poi seguo la strada brecciata fino alla cima.

So che risalendo verso il Rifugio Locatelli incontrerò acqua e ma mancano ancora 5km. Dalla cima I segnavia non sono chiari, anzi, mancanti però una volta imboccato il sentiero, ci trovo un segnavia con il numero che dovevo seguire. Sono sul sentiero giusto. Scendo tra i vari detriti fino a fondovalle, dove c’è un bel ruscello, ma non prenderò acqua da lì, è probabile ci siano pascoli a monte. Percorro la valle un discesa fino ad imboccare il sentiero che sale al Locatelli da ovest. Una carrabile che mi permette un passo sostenuto, poco dopo comincia a piovere fitto. Fa caldo e non voglio mettere la giacca. Dopo 20 minuti comincio a sentirmi bagnato. Fintanto che sono in salita non mi copro, sfrutto la fatica per riscaldarmi. Prima del previsto trovo acqua. Bevo una bella sorsata e riempio la borraccia. A ridosso del Rifugio la salita aumenta la pendenza, sono bagnato ma ha smesso di piovere.

Passo dopo passo arrivo al Rifugio, non prima di essermi goduto la vista. Certo, questo luogo è inflazionato, però è anche vero che una vista così particolare non la si trova facilmente. Non ci sono turisti lungo i sentieri, vedo solo 3 persone sulla Forcella Lavaredo e qualcuno al Rifugio. Senza fermarmi comincio a scendere, il sentiero è ben tenuto e nutro la speranza continui così fino a valle. Presto vengo smentito, la pioggia non ancora asciutta lascia alcune lastre di roccia scivolose, in alcuni punti c’è una forte erosione e quindi la possibilità di prendere diversi tracciati. Scendendo il sentiero è tutto rotto, incontro altri escursionisti intenti nel non scivolare si fermano a volte per controllare quale sia il punto migliore in cui passare. Io vado un po’ più spedito per l’esperienza. La pendenza piano piano cala ed il sentiero di presenta più facile, fino a diventare una larga strada in piano. Sono in Val Fiscalina, e nei pressi di un borgo vedo l’immagine di una piscina all’aperto con vista sulle cime a sud con la particolarità di essere attorniata da neve e le cime sono imbiancate. Mmm, che voglia di un po’ di relax.

Seguo i segnavia e mi portano a salire ai Prati di Croda  Rossa. Altri 500m di salita guadagnati. Dopo la pioggia la temperatura si è abbassata es il sole non è riuscito a fare capolino dalle nuvole quindi è tutto bagnato. Non mi sono nemmeno ricordato di mettere ad asciugare il sacco a pelo oggi. Comunque voglio arrivare fino al Passo Monte Croce Comelico. Prima dei prati mi fermo per prendere fiato e mangiare qualcosa perché il languorino è presente. Appena comincio a raffreddarmi mi rimetto in marcia, il leggero velo di sudore sulla schiena vuole farmi venire i brividi. Dai prati prendo la strada per il passo, facile e veloce ma sta cominciando a fare buio in più io non ho acqua con me. Passo vicino una Malga, ma la fontana è fatta in modo tale da non poter raggiungere il getto e si deve attingere dalla vasca. Comincia a fare freddo ed io sento l’umidità. Accendo la torcia ed in breve arrivo sulla strada asfaltata, al Passo ci sono degli hotel ma non credo ci sia un posto per me. Anche se ormai è buio decido di continuare sul sentiero e fermarmi nel bosco. Non molto più avanti vedo una chiesetta, è aperta. Ecco il riparo per la notte! Umidità scongiurata! Mi sistemo e massaggio un po’ il piede, poi pappa e controllo sentieri. Morfeo sta cominciando ad attaccare e così io mi lascio vincere prima delle 22.

Giorno 106

Vabbè, la sveglia è stata posticipata un sacco di volte. Alle 6 mi sveglio, quando esco dalla chiesetta il sole è sorto da poco, e l’Enrosadira è in corso. Le cime sono rosse. È freddo ed umido ma presto mi scalderò.

La strada si snoda nel bosco, a volte i pini sono illuminati dal primo sole che li fa luccicare come fossero addobbato e pronto per il Natale. Anche i prati coperti di rugiada luccicano. Arrivo ad una Malga dove ci sono dei pascoli, ma il getto della fontana è coperto da delle assi in legno solidali alla struttura. Devo continuare ad aspettare. Mi sto dirigendo dritto ad est ed il sole mi abbaglia. Presto sarò nel punto più a nord di tutto il Sentiero Italia. Poco prima incontro un torrentello, sembra possa fidarmi perché non ci sono pascoli più un alto e così finalmente posso bere. Arrivo al Passo Silvella, ultimo punto alto più di 2300m del resto del Sentiero. Per il primo tratto devo stare attento a dove metto i piedi, il sinistro ha ancora la contrattura. Scendendo migliora e poi incontra una strada asfaltata.

La seguo fino ad un bivio e riprendo a risalire, poco dopo trovo una fontana, mi fermo per prendere acqua e infilarci il piede sinistro in cerca di sollievo. Dopo in po’ di massaggio sembra esse migliorata la sua condizione. Oggi non riesco ad avere la grinta di ieri, probabilmente la vicinanza al Friuli mi fiacca. Mi sento arrivato. Comunque mancano ancora un bel po’ di km e così continuo, con calma ma vado avanti.

Raggiunto il passo è mezzogiorno, finalmente posso mangiare, è già da un po’ che la pancia brontola. Decido di scendere un po’ perché c’è un po’ di vento e fa freschetto, intanto delle grandi nuvole si stanno formando alle mie spalle. Quando sono sceso un po’ mi tiro fuori il pane che ho per il pranzo e lo comincio a mangiare. Sto per riprendere a salire ed approfitto della leggera discesa. Cambio sentiero e vado in salita, fino ad una Malga nessun problema. La mappa mi dice dovrei prendere per il bosco, ma i segnavia mi dicono di continuare sulla strada. Prendo per il bosco. Il sentiero non esiste. Trovo una traccia ma presto un una radura la perdo. Cerco di seguire la mappa e salendo di quota ritrovo il percorso. Ricordo di avere fotografato una mappa tempo fa, durante la pausa presa per risolvere il problema delle batterie, vista in una escursione fatta nei pressi del lago Volaia, e di averla tenuta apposta in memoria. Quest’altra mappa mi fa fare un percorso completamente diverso. Bah… Chissà qual’è il reale sentiero che dovrei seguire. Seguo la traccia trovata fino ad una radura. Perdo il tracciato allora dritto per dritto recupero la strada, invece di fare i zigzag come da mappa. Ora proseguo in falso piano su una strada a tratti decente. Le nuvole che si stavano formando ora sono pronte per far piovere e così cominciano le prime gocce. Poi continuano. Sembra una pioggia di settembre, di quelle che potrebbe durare giorni. Infilo la giacca per evitare di inzupparli. Non metto i pantaloni impermeabili perché ho paura di avere troppo caldo. I pantaloncini cominciano a bagnarsi, e potrebbero portare l’umidità anche alla maglietta, sto sentendo fresco alle gambe ed alle mani quando piano piano smette ed esce il sole. È una lunga strada in costa in cui si ha una bella balconata sui monti a sud. Alle 16 comincio leggermente a scendere, sono ormai agli sgoccioli del Veneto. Ultimi 6km. Lascio la strada per un sentiero in discesa verso che taglia nel bosco e poi di nuovo una strada brecciata verso le sorgenti del Piave. Il dolore al piede sinistro è ritornato, ma spero un bagno lo torni a chietare. Infine prendo un sentiero, non è prorio il massimo, ma ormai sono arrivato. Salgo i 100m mancanti ed arrivo alle sorgenti, c’è un po’ di gente che fa un po’ di trambusto e disturba le mucche. Io mi fermo per massaggiare il piede dentro l’acqua. Prendo un po’ da bere dalla fontana. Ed anche la penultima regione è andata!

 

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