Calabria 2016

GIORNO 24
Parto tardi perché aspettavo che il sacco a pelo fosse pronto. Alle 10 è pronto, ma ho il cellulare un pò scarico perciò lo metto in carica ed in un quarto d’ora devo essere operativo.

Mi stendo e metto la sveglia e, quando suona, il cellulare ovviamente non si è caricato: il contatto ha qualche problema ma io ci riprovo, lo sistemo e mi stendo di nuovo. Questa volta mi appisolo per un’oretta buona,ma il contatto proprio non ne vuol sapere anche se il 90% di batteria  dovrebbe bastarmi!
Parto da Reggio ed il Sentiero Italia Calabria è segnato da subito. Fa caldo ed il litro di acqua che ho con me finisce presto ma so che comunque più avanti salirò di quota e le temperature nel pomeriggio caleranno. Il Sentiero Italia Calabria continua su una strada sterrata che si trasforma in rovi ma proseguo perdendo molto tempo e procurandomi più di qualche ferita alle gambe. Ho deciso che per i prossimi percorsi procederò su asfalto per  evitare avventure simili al Sentierio Italia Sardegna.

Trovo una deviazione con il segnavia e la sigla SI di Sentiero Italia e la imbocco fiducioso sperando di non trovarmi in punti sgradevoli.

C’è una folta vegetazione ai lati ma la pista è buona e molto probabilmente prima del mio arrivo ha piovuto ed alcune piante che sporgono mi bagnano ma è quasi una goduria sino ad arrivare ad un ruscello che mi regalerà piedi bagnati sino a sera! Yu-hu! ;(

Entro nelle nuvole ed è nebbia dappertutto.. Un bellissimo paesaggio, molto suggestivo. Felci basse e pini molto alti, sembra una scena di Jurassic Park! È umido, ma non è di quello che ti si appiccica e non ti si toglie più, anzi, il caldo si fa sentire.

Dopo Jurassick Park è il turno di un bosco di faggi, con gli ultimi raggi del sole che filtrano dalle nuvole. Qui la temperatura è decisamente più bassa; devo arrivare al paese per trovare l’alimentari e fare la spesa per la mattina perciò dedico poco tempo alla fotografia e riparto. Intanto la nebbia è aumentata e comincia a condensarsi e a piovere con gocce finissime.

Arrivo al paese appena prima delle 20, ma di due alimentari nessuno aperto. Avevate dubbi?!

Ho notato un piccolo calo della vista, da lontano non distinguo più bene i bordi delle lettere. Comunque cerco l’acqua per far bollire la pasta ed un posto riparato dove passare la notte.

Giorno 25

Mi sveglio diverse volte durante la notte e alle 6 decido di alzarmi nonostante la notte non mi abbia lasciato riposato; le scarpe non si sono ancora asciugate  e nemmeno i calzini.

Fatta una misera colazione e preparato lo zaino parto verso le 6.30 perché non ho voglia di aspettare l’apertura dell’ alimentari. Mentre sistemo il pannello solare mi accorgo che si è staccato un pezzo e che quindi non funziona, e ricordo che il cavo USB aveva fatto un rumore strano. Si era impigliato e così ha staccato quel pezzo. Ora non riuscirò ad avere energia per molto; il sentiero comincia ben tracciato ma mi accorgo che si discosta abbastanza dalla traccia che ho io.

Sono sicuro sia il Sentiero Italia Calabria: lo riconosco dai segnavia..li riconoscerei dovunque ormai! 😉

Proseguo ma sempre in direzione diversa. Dovrei salire per andare su una cima, ma è un saliscendi e continuo per rimanere più o meno sempre in quota. Da lontano sento il cielo che borbotta e le nuvole da bianche diventano leggermente grigie infatti poco dopo comincia a piovere. Essendo più buio sia per le nuvole che coprono il sole che per il camminare nel bosco riesco ad abbassare la luminosità del telefono così posso risparmiare energia.

Continuo seguendo i numerosi segnavia, ogni tanto li perdo, poi torno indietro e capisco dove ho sbagliato.

Voglio controllare la mappa sul cellulare. Non c’è nel taschino. Mi è caduto. E chissà quanto tempo fa, non mi sono nemmeno accorto del rumore. Ripenso all’ultimo ricordo in cui sono certo di averlo avuto proprio lì e mi viene in mente. Allora ripercorro il sentiero indietro a caccia del cellulare. Arrivo al punto in cui ho l’ultimo ricordo, ma di “lui” nessuna traccia.  Il ricordo non pare più sicuro e tornando ancora indietro incontro una trentina di metri in cui il sentiero è poco chiaro perché coperto di alta felce in cui spero proprio di non averlo perso. Controllo bene  e poi provo ad andare ancora indietro fino al secondo ricordo sicuro, e di questo sono certo perché lo tenevo in mano.

Niente ancora, avrò percorso almeno un km. Spero tanto di non averlo smarrito nella zona con le felci molto alte e fitte. Torno indietro con più calma ed attenzione. Respira Lorenzo..Respira..Va tutto bene..Bene un cavolo!Nel cellulare ho tutto,  i sentieri, le mappe, ma soprattutto le foto. Perdere le foto mi preoccupa,  come la traccia del giorno prima non ancora scaricata. Il resto posso recuperarlo, ma le foto non posso rifarle.

Continuo la ricerca ed arrivo alle felci, provo a cercare, ma non so nemmeno di preciso dove sono passato.

Non trovo nulla, perciò provo a ritornare dove mi sono accorto di non averlo più, e mentre percorro il sentiero mi accorgo dove avevo preso la direzione sbagliata. Continuo e magia.. era lì per terra che mi aspettava, a non più di 30 metri da dove mi sono accorto che non era più con me.

Sono molto, molto sollevato. Ho di nuovo tutto con me e con un sorrisetto niente male posso riprendere il mio cammino. Ormai da qualche giorno mi accorgo di non avere più la grinta e la potenza dei primi giorni, sarà forse che mi sono abituato alle distanze,  comunque anche le piccole salite le affronto con calma. Sto seguendo il sentiero giusto, ma non ho la più pallida idea di dove mi stia portando,  controllo diverse volte la mappa immaginando dove potrebbe sbucare, ma ogni volta sbaglio.

Verso mezzogiorno decido di fermarmi per il pranzo, voglio togliere le scarpe perché i piedi sono lessi, così trovo un posto al sole e mi mangio l’ultima pasta che ho con me e per mia somma gioia senza condimento perché non ho aspettato l’apertura dell’ alimentari.

Quando riprendo, il sentiero sembra dirigersi verso la traccia che ho io, ma è un falso allarme perché poi devia.

Non ho più riferimenti, nella mia mappa non ho strade nè sentieri dove sono io e già da un po. Non so quando troverò acqua, cibo, riparo od altro. Ora i tuoni si fanno più forti. Decido di coprirmi perché non mi sembra promettere bene, chiudo in un sacchetto il sacco a pelo ed i vestiti. Lo zaino è impermeabile, ma non mi fido troppo. Comincia a piovere, e mi accorgo che è grandine, di piccole dimensioni e che si trasforma presto in pioggia.

Ad un bivio trovo un sentiero che va dritto dritto verso la traccia che ho io e un altro sentiero.

Finalmente ho qualche riferimento. Dopo 150 mt di salita però mi accorgo che i segnavia non sono quelli del Sentiero Italia, perciò torno indietro e riprendo il vero Sentiero nonostante la pioggia diventi più forte e il cielo sopra di me si diverte con tuoni e lampi! Inizio a bagnarmi le scarpe, poi arriva una pozza e non posso fare a meno di schivarla perciò ho le scarpe zuppe..di nuovo! Poi anche la giacca e i pantaloni cominciano a cedere e quindi mi sto bagnando un po’ dappertutto. Piove talmente forte che ci sono ruscelli ovunque sul sentiero e non è possibile evitarli. Non mi arrendo e continuo la ricerca del “riparo perduto”!

Dopo 3 ore circa finalmente smette di piovere e sento che la temperatura è più bassa, non ho freddo, ma non riesco a scaldarmi, i piedi fortunatamente anche se continuano a finire nelle pozze non sono freddi. Tengo tutto addosso per cercare di scaldarmi ed asciugare i vestiti. Forse sono le temperature un pò più basse, ma ho un leggero dolore nel retro del ginocchio sinistro.

Arrivo in un punto dove c’è un po di sole, vorrei fermarmi ma non so quanto durerà e dove potrò trovare un posto riparato per la notte perciò continuo dopo aver assaporato sulla pelle il timido calore del sole dopo il temporale. Nei tratti di bosco il sentiero non è battuto e la terra umida assieme alle foglie bagnate mi fanno spesso scivolare,specialmente in salita.

Sempre seguendo la segnaletica arrivo ai piani di Zervò dove dovrebbe esserci una trattoria, ma a me sembra tutto chiuso o addirittura semi abbandonato.

Continuo cercando di evitare le pozze e regalare un pò di tregua ai piedi, ma ogni tanto trovo dei piccoli ruscelli da guadare e non sempre riesco a tenere, per ovvie ragioni, i piedi all’asciutto. Il dolore al retro del ginocchio continua e ogni tanto ricevo qualche fitta.

Ora il sentiero si congiunge con la mia traccia, ma sta cominciando ad alzarsi la nebbia e comincia a diventare sempre più buio fino a quando non arrivo vicino ad una strada dove il sentiero corre nella stessa direzione solo qualche decina di metri più in là così decido di proseguire nel tratto asfaltato per evitare di perdere troppo tempo a cercare i segnavia.

Arrivo ad un villaggio dove trovo un anziano con qualche problema di udito ma riesco a farmi capire. Mi offrirà un tetto, una baracca dove dice di ammazzare gli animali in estate quando vengono i turisti. Chiedo se ha della pasta da vendermi e tornerà con una minestrina e 500g di pasta poi mi saluta per la notte.

Mangio avidamente la pasta, non tocco cibo da 6-7 ore. Poi mi preparo 250g dell’altra pasta che ha portato. Niente condimento pure qui probabilmente per un fraintendimento con l’anziano. Comunque mangio volentieri anche questa. Metto ad asciugare i calzini e le scarpe e mi stendo con i vestiti leggermente umidi, ma il sacco a pelo è bello asciutto!

Mi sveglio la notte per fare pipì e fuori non ci sono più le nuvole, solo le stelle, ed ancora una volta vedo la via Lattea, questa volta sta sorgendo.

GIORNO  26

I calzini e le scarpe sono ancora umide, ho dimenticato gli altri calzini fuori dal sacchetto durante la pioggia e si sono inzuppati, li strizzo e li metto nello zaino,  stessa storia per i guanti. Mentre mi preparo, c’è l’anziano che guarda, dicendo che guarda per imparare, perché anche lui un giorno farà come me.

Mi chiede se sono italiano, perché credeva fossi romeno. Mi dice che altri sauriti (presumo intendesse esauriti)  sono capitati da lui e che offre ospitalità e un po di cibo perché ha tanti peccati e così spera di avere uno sconto sulla pena.

Saluto ringraziando e già dai primi passi sento che il dolore al retro del ginocchio sinistro non è migliorato, perciò decido di non spingere. Riprendo il sentiero ed in poco tempo arrivo a quella che doveva essere il posto tappa della notte precedente, ma mi accorgo che il sentiero ci passa solo vicino e prosegue. Oggi è sabato e domani non troverò alimentari aperti perciò devo fare la spesa per due giorni. Arrivato nei pressi di Canolo trovo un venditore ambulante, non ha granché per me, ma mi prendo mezzo kg di pane e mezzo kg di mandorle caramellate poi devio verso il paese per fare la spesa vera.

Mi dicono che alla tappa successiva troverò i supermercati aperti la domenica, perciò evito di prendere la colazione ma per sicurezza mi procuro la cena.

Provviste nello zaino, torno sulla strada principale dove ritrovo il sentiero: un pezzetto su asfalto poi ritorno nel bosco; spesso sono a 20-30 metri dalla strada asfaltata, anche se la strada prosegue con meno dislivello almeno non sono a fianco le macchine che sfrecciano.

Il livello di difficoltà è aumentato, prima c’erano la vegetazione alta, i cardi e i rovi a farmi rallentare e ad infierire sulle gambe, ora si nono aggiunte le ortiche! Per-fet-to!!!!

Poi il retro del ginocchio sinistro, specie nelle discese un pò più ripide, ogni tanto mi dà qualche fitta e cerco di controllare l’andatura. La segnaletica non è il massimo e mi fa perdere tempo: nei tratti di bosco è sovra segnalata e poi dove ci sono biforcazioni non è chiaro quale direzione si debba prendere e la cosa mi fa un po’ innervosire.

Appena comincia il tratto di asfalto che mi porterà al passo della Limina mi fermo per liberare i sassi e la terra dalle scarpe e approfitto per mangiare.

Mentre sto mangiando mi accorgo di avere una zecca sul piede destro, mi controllo e ne trovo un’ altra, poi un’altra fino a 6 e spero di non averne altre.

Riprendo ed arrivo al passo della Limina dove finisce l’Aspromonte e quindi il sentiero che sto seguendo. Ora comincio le Serre,cambiando parco cambia gestione e qui la segnaletica è meno efficace,  devo destreggiarmi con segnali molto più vecchi e poco visibili.

Il primo tratto è di asfalto, dopo circa 3 km trovo un segnavia con una freccia verso il bosco, e cominciano i primi problemi: la mia vista, che è calata, e il mio daltonismo non sono certo d’aiuto in questa situazione, ma tentando “un pò qui un pò’ li” riesco ad arrivare alla fine del bosco per prendere un lungo tratto di strada asfaltata che mi porterà a Fabrizia dove ho deciso di fermarmi notte.

Da lontano vedo delle grandi nubi e sento dei tuoni. Ho finito l’acqua e vorrei bere, ma non trovo fontane, in compenso vedo una signora dentro un cancello e mi avvicino per chiedere acqua,  mi fa cenno di prendere quella che sgorga da un tubo nella sua proprietà.. Poi guardando bene le costruzioni mi accorgo che sono un assemblato di diversi materiali che ricorda le baraccopoli.

Continuo sulla strada e così all’improvviso ci sono segnavia del Sentiero Italia, allora prendo la deviazione verso il bosco lasciando la strada principale che va diretta al paese.

Nelle mappe non ho riferimenti, solo una strada chiusa che entra nel bosco per 1,5 km.

Il sentiero continua per un pezzo nel bosco con radi segnavia poi finalmente volta verso il paese, per poi tornare nella direzione dalla quale sono venuto.

Il sole sta tramontando e nel bosco è già buio quindi quando trovo una fontana con dei tavolini decido di fermarmi. Anche se le nubi che prima tuonavano non ci sono più mi preparo il letto sotto il tavolo.

GIORNO 27

Mi sveglio di colpo, sta piovendo. Devo fare in fretta. Devo mettere tutto al riparo nello zaino.

Ma dopo il sobbalzo e questi pensieri velocissimi mi accorgo che è solo il suono della fontana che si trova li vicino. Che infarto!!!

Mi tranquillizzo e torno a dormire.

Una volta sveglio mi accorgo che un topino ha fatto i suoi bisogni anche nella tazza che uso per mangiare. Mi ha bucato il sacchetto della pasta e delle mandorle. Perciò pulisco tutto e disinfetto la tazza facendo bollire dell’acqua.

Riparto sperando di arrivare presto a Fabrizia per fare la spesa.

Per le 8 arrivo, e i negozi dovrebbero essere ormai aperti. Trovo una persona del posto ma mi dice che gli alimentari sono chiusi, riprovo con un altro e mi dicono che se arrivo a Serre San Bruno entro l’una trovo aperto, ma lungo il sentiero sono più di 30 km.

Come si dice?!Ah si..” il buongiorno si vede dal mattino” !!!!

Intanto mi fermo un attimo per togliere dei sassolini nelle scarpe e mi trovo altre 3 zecche e 2 attaccate.

Entro in un bar e riprovo a chiedere informazioni su qualche market: i consultano e mi dicono che conoscono il gestore di un alimentari e lo faranno aprire per quello che mi serve e riesco ad avere anche qualche informazione sul sentiero.

Vado con uno di questi ragazzi al supermercato: sono davvero gentilissimi! Cerco di fare il più in fretta possibile e riprendo la marcia. Il prossimo paese è vicino, circa 8km.

Passandoci vedo la stazione della Guardia Forestale ed entro per qualche informazione sul Sentiero Italia Calabria ma mi chiedono se è un sentiero nuovo perché loro non hanno mai sentito parlare.

Uscito dalla caserma proseguo 40 metri e trovo un tabellone con tutte le tappe del sentiero in Calabria. Allora un pò infuriato torno alla caserma e faccio notare che proprio lì fuori c’è un cartello con le tappe. Poi me ne vado con la soddisfazione di aver dimostrato che non parlavo a vanvera ma con l’amarezza amareggiato dell’ impreparazione di un ente che dovrebbe essere a conoscenza del tracciato.

Per 20 km percorro il sentiero su asfalto, mi fa andare veloce ma le auto che sfrecciano, specialmente nelle curve in cui non sono visibile, non mi fanno molto piacere.

Ho tentato un tratto di bosco dove credevo passasse il sentiero, ma in realtà non esiste se non per qualche centinaio di metri.

Verso mezzogiorno trovo una fontana e mi fermo per mangiare, quando ho finito e mi sto preparando per ripartire un ragazzo in bicicletta si ferma per prendere un po d’acqua e si informa su quanto sto facendo, cerca di darmi una mano perché conosce qualcuno che tramite telefono gli da qualche indicazione.

Quando ripartiamo il sentiero è giusto e ritorno a vedere i bolli, anche se ai bivi ancora non c’è molta chiarezza.

Arrivo a Ferdinandea, un luogo dove c’è una villa di re Ferdinando II di Borbone e poi mi dirigo verso Serre San Bruno.

Riesco a trovare il sentiero anche grazie a dei segni di una probabile gara o manifestazione che utilizza lo stesso percorso, ma quando sto passando la sella che mi dovrebbe portare diritto per dritto al paese perdo i segni ed allora tento di seguire un sentiero CAI che mi fa allungare e quasi sicuramente non è quello giusto.

Una volta persa la traccia continuo e cerco il sentiero più breve sino ad arrivare in centro dove deve esserci qualche festa perché ci sono molte persone che passeggiano e sono a piedi lungo il corso.

Io, l’unico con lo zaino, ho l’impressione che più di qualche giovane si prenda gioco di me ma sono contento di essere vestito così: braghette e canotta, sporche e sudate, zaino in spalla e bastoncini. Sono da poco passate le 19 e decido di prendermi una pizza anche per aprofittare di caricare il cellulare.

Dopo una marinara che mi è costata molto poco e 40 minuti, sono di nuovo su asfalto e devo prendere una strada extraurbana grande, ma per fortuna non c’è molto movimento e quindi sono al sicuro. Il sole comincia ad essere basso e io cerco un posto dove passare la notte ma non troppo vicino la strada per evitare i rumori. Desiderio esaudito: vedo una casa abbandonata, mi avvicino e sembra fare al caso mio, c’è una piccola stalla, ma non riesco a capire se sul tetto ci sia eternit, perciò mi sposto e trovo una scala che mi porta ad una terrazza dove passerò la notte.

È polveroso, ci sono dei chiodi arrugginiti e dei bisogni di uccelli qua e là. Pulisco e sposto i chiodi un pò alla buona e creo il mio spazio, mi preparo la pasta e poi il “letto”.

Sono contento di questo posto, sono riparato dal vento e abbastanza dalla pioggia. Le auto non si sentono troppo e riesco a dormire decentemente.

Sembra tutto perfetto ma mentre scolo la pasta vedo un topino in mezzo all’erba alta, allora nascondo molto bene il cibo prima di dormire. La notte è calda.

GIORNO 28

Mi sveglio presto per fare il tratto di strada ad alta velocità senza che ci siano troppe auto in circolazione. Il cellulare durante tutta la notte si è caricato solo del 40%, ma la batteria di scorta ha ancora energia.

Dopo 5 km dovrei trovare un sentiero che mi faccia salire su un monte poco più alto di dove mi trovo ma la costruzione di una strada ha probabilmente bloccato l’accesso; non trovando riferimenti torno indietro ed imbocco una strada asfaltata che mi porterà al paese successivo, piena di curve ma per fortuna poco frequentata.

Incontrerò anche il ragazzo del giorno prima, ma questa volta lui è in macchina.

Tiriolo è il nome del Paese: faccio la spesa, chiedo a dei passati informazioni e mi fermo con loro per una mezz’oretta a parlare e cercare di capire.

Intanto ho difficoltà a caricare il telefono è cerco dei nuovi Cavi USB perché penso siano quelli il problema.

Proseguo fino ad un centro di elettronica dove mi faranno caricare il cellulare, mi danno una mano a sistemare il pannello solare stagnando il collegamento, e mi danno due nuovi cavi.

Qui un cliente sentendo che parlavo di sentieri, trekking, ecc. mi riesce a confermare che esiste il Sentiero Italia e che è pure frequentato,  forse anche perché (secondo lui) ogni 300m ci sono delle case nelle quali si può dormire e sono dotate di camino, tavoli,  divani e speso sono usate da chi va a cavallo.

Purtroppoo non riesce a darmi indicazioni precise su come arrivarci perciò proseguo fino a un passo dove sono sicuro di incontrare la continuazione; ancora asfalto, ma c’è vento quindi il calore non è eccessivo e poi sono in ombra.

Quando arrivo al passo trovo i segnavia e una vecchia mappa rovinata e scolorita ormai inutilizzabile. L’asfalto continua nel bosco, non mi manca molto al paese ed è ancora pomeriggio presto.

C’è un problema: il cellulare è quasi scarico e faccio molta fatica a caricarlo, pure con i cavi nuovi. Sono al 10% e decido di arrivare in un luogo dove c’è una macchia di sole dove caricare direttamente dal pannello.

In pochissimo tempo mi accorgo che la batteria è al 2% così più veloce della salvo la traccia percorsa fin lì altrimenti perderei 30 km di percorso.

Missione compiuta: traccia salvata ma telefono andato.

Posiziono il pannello in direzione del sole e aspetto che si carichi un pò.

Intanto approfitto per controllare che le zecche non campeggino su di me e mangiare. So che ci vorrà un po’ prima che si carichi e perciò me la prendo comoda.

Dopo un’ ora il cellulare è arrivato al 20% di carica, decido di ripartire ma rieco a fare solo 4km e poi devo salvare di nuovo.

Questa volta il sole è più basso e non ho una buona esposizione del pannello.

Si carica molto lentamente e in 40 minuti ho solo il 5% di batteria, non demordo: lo attacco alla batteria di scorta e continuo così, ma dopo 1 km trovo uno stabile dove penso di passare la notte perché continuare così non ha senso, ha una bella tettoia che mi ripara in caso di pioggia e la cosa migliore è che ha una presa della corrente esterna dove mi attacco per caricare il cellulare.

A 100m c’è un chiosco dove penso stiano facendo vedere una partita sentendo i rumori all’unisono. Ormai ho deciso di fermarmi qui e caricare il cellulare al massimo e  di trovare una soluzione al paese successivo che dista solo 5km.

Contavo di arrivare ad un supermercato entro sera perciò non ho condimento per la pasta.

Mi preparo una porzione, ma ho ancora fame perciò ne preparo un’altra e in poco tempo mi faccio fuori almeno 350 g di pasta.

C’è vento e non sono molto riparato, ma una volta nel sacco a pelo non è un problema. Il cellulare anche qui fatica a caricare.

Due uomini si avvicinano chiedendomi informazioni e mi dicono di provare al chiosco.

Una volta al chiosco sono molto gentili e curiosi e mi fermo a parlare anche troppo perché ho sonno ma non mi lasciano andare.

In compenso mi offrono un panino con verdure alla griglia e la brasilena (una bevanda al caffè fatta con acqua del luogo ma frizzante). Poi loro chiudono e mi dicono di mettermi vicino dove stavano cucinando perché è ancora caldo, riparato e c’è una presa per la corrente.

Mi lasciano anche le chiavi del bagno, ma mi rifiuterò di utilizzarlo. Inoltre scopro che qui, contrariamente al posto in cui stavo prima, il cellulare ha rete, così riesco ad aggiornare sulla mia situazione.

Preparato il sacco a pelo, attacco il cellulare alla presa e spero si ricarichi.

GIORNO 29

Il cellulare ha un misero 24% di batteria, ma dovrebbe bastarmi per fare qualcosa come 5 km e arrivare a Girifalco.

Cerco un centro di telefonia e dopo aver fatto la spesa per la colazione mi ci dirigo spedito. Loro dicono sia il cellulare, io non ne sono ancora convinto, ma alcuni cavi funzionano altri no.

Mi dicono che a 300m c’è un tecnico che potrebbe aiutarmi, perciò ci vado: il suo cavo funziona benissimo, ma i miei con il mio telefono non vanno quindi forse il problema sono i cavi nonostante li abbia presi nuovi ieri, ma sempre meglio che dover prendere un telefono nuovo.

Mi prende in simpatia e chiacchieriamo un pò,  poi scoprendo che mi servono informazioni sul sentiero mi propone di cercare in Internet, ma lo avviso che non troveremo nulla: ho già cercato!

Mi sbaglio, troviamo le tracce di altre persone che hanno percorso parte del Sentiero Italia!

Insomma mi convinco che sono i cavi, perciò in paese c’è solo un negozio di cinesi che potrebbe averli. Chiude all’una ed è quasi mezzogiorno e mezzo e la stessa cosa vale per il supermercato. Perciò in fretta percorro il km che mi separa dai due che fortunatamente sono praticamente attaccati.

Entro nel negozio, hanno solo un cavo. Chiedo se posso provarlo, mi annuisce. Per fortuna.

Ma non carica bene, il risultato è uguale a quelli che ho già. Ho ben 4 cavi con me e tutti non vanno molto bene. Quelli nuovi li ho provati, sembravano andare, ma ora non funzionano a dovere.

Corro al supermercato per la spesa e ho voglia di gelato, ma non trovo granché di piccolo e così mi dovrò accontentare di 400 g di gelato che dovrò consumare subito perché non potrò metterlo in congelatore!

Perciò me lo mangio subito prima che si squagli.

Sono seduto fuori dal supermercato sulla strada con lo zaino in parte, con il pannello aperto verso il sole che cerco di caricare il telefono, sto costantemente combattendo tra lo 0 ed il 5% di batteria.

Mi viene sonno, mi metto a dormire così, appoggiato allo zaino e un’ambulanza si ferma per sincerararsi sulle mie condizioni e così mi accorgo di sembrare un pezzente che per il caldo non riesce a proseguire. Ma essendoci vento abbastanza forte ho addirittura la felpa addosso.

Comunque il cellulare si è ricaricato un pò e allora comincio a ricercare una soluzione.

Tra i vari pensieri che mi passano per la testa alla fine decido di fare la cosa più sicura, cioè comperare un telefono e cavi nuovi.

Mi assicuro che la spedizione arrivi il giorno dopo e mobilito mia madre per gestire al meglio la cosa.

Ma devo avere un indirizzo, perciò chiedo ai ragazzi del centro di telefonia se mi prestano l’indirizzo e acconsentono.

Mi chiama mia madre dicendo che anche se la spedizione prevederebbe l’arrivo degli articoli il giorno dopo, non arriveranno prima di lunedì.

Significa restare fermi e perdere 6 giorni senza contare oggi nel quale ho fatto solo 5 km.

L’agitazione e il nervosismo sono tali che mi sento la febbre.

Cerco di calmarmi perché mi rendo conto che è inutile prendersela, ma forse anche lo stress e la stanchezza non  hanno aiutato la mia situazione psicofisica.

Non volendo peggiorare la situazione decido trovare un posto decente dove passare la notte per riposare ed evitare di stare in giro con la febbre.

Torno in paese per cercare qualcosa ma non c’è nè un hotel nè un bed and breakfast.

Mi prendo tempo per capire cosa fare poi decido che è meglio riposare decentemente perciò cerco in internet e fortunatamente c’è un hotel a qualche km.

È ormai tardo pomeriggio, ma riesco a prenotare. Dirigendomi verso l’alloggio decido di fare un po di spesa perché voglio mangiare meglio questa sera. Cerco di evitarmi la strada a piedi facendo l’autostop ma nessuno risponde e solo quando mi manca 1 km degli 8 km totali un ragazzo mi prende sù.

GIORNO 30

Comincio la giornata facendo una bella doccia, con calma, massaggiandomi e cercando di pulirmi a fondo. Le gambe e le articolazioni sono rilassate e riposate.

I piedi anch’essi riposati ma le cicatrici delle vesciche non si sono ancora rimarginate; mentre li massaggio sento il callo duro che mi copre tutta la pianta del piede formatosi per i lunghi km percorsi fino ad ora.

Il massaggio è molto piacevole, quasi mi solletica. Trovo una bilancia e mi peso. Ho recuperato 2kg dei 4 persi. Questi giorni di riposo mi hanno permesso di recuperare le forze e probabilmente ristabilire parte dei tessuti consumati in questa prima parte di viaggio.

Il pacco lo ricevo poco dopo mezzogiorno.

Apro il pacco, ma nella fretta mi faccio un taglio sul dito con il coltellino. Non sanguina molto ma devo fermare la perdita. Non ho cerotti con me, allora scatta il momento Art Attack!

Necessario:

-Nastro adesivo

-Super Attack

-Saliva

Comincio con disinfettare con la saliva fino a quando perde un pochino meno. Tengo il dito alzato e prendo l’attack e verso due tre goccie sulla ferita e premo per chiudere. Essendo umido il dito, l’attack si indurisce subito. Poi prendo il nastro adesivo e ci faccio due giri sopra. Ammiro l’opera soddisfatto: in meno di 2 minuti ho risolto.

Ora torno al telefono. È un telefono vecchio che avevo a casa e che ho sostituito con quello che ho utilizzato fin ora nel viaggio.

Inserisco la sim e comincio a smanettare, ma non mi permette di scaricare l’applicazione con cui registro la traccia, dove ho le mappe e i sentieri.

Riprovo ma non funziona, cerco di sincronizzare i due telefoni tra di loro, ma hanno versioni differenti. Non posso aggiornare il telefono perché non ho abbastanza traffico. Il sole scalda molto e sto sudando stando seduto all’ombra.

Non mi va di perdere altri giorni di marcia, decido di proseguire sperando di riuscire a caricare il telefono che avevo con me fino ad ora.

Il caldo si fa sentire. I primi km sono facili, poi il sentiero si interrompe bruscamente. Una frana lo ha rovinato e ora il buco è usato come piccola discarica.

Con qualche difficoltà riesco a passare sopra i rifiuti e giungere dall’altra parte. È roccia poco coesa che si trasforma in sabbia quando riceve pressione.

Il sentiero riprende ma è sempre più difficile proseguire, la vegetazione aumenta passo dopo passo. Mi rendo conto di seguire delle piste di cinghiali, perché alcuni passaggi sono troppo bassi per un uomo o per un cervo.

Mi trovo a passare su una costa di roccia che diventa sabbia con una discesa ripida di circa 40 m e la possibilità di fermarsi in caso di caduta è minima vista la coesione della roccia.

Perciò rallento e mi creo delle tacche per mettere le mani, abbastanza grandi da permettermi un buon appoggio, stessa cosa faccio per i piedi e per fortuna ogni tanto la roccia è più solida.

Ora il sentiero è una selva; rami di alberi, rovi, ortiche e altre piante tutti insieme per rendermi la vita difficile.

In tutta questa vegetazione ogni tanto non vedo un’ortica e mi pizzica, ma ogni tanto non vedo i rovi e mi pizzicano pure loro. Tra i graffi e il sudore camminare qui in mezzo non la definirei proprio una goduria.

Percorro 2 km in circa due ore, tra saliscendi e il cercare di capire la direzione ma poi vedo una pala eolica, e decido di avvicinarmi il più possibile perché li sicuramente c’è una strada o comunque un percorso pulito.

L’ultima salita ha l’erba molto alta, ma riesco ad aiutarmi a salire grazie alla vegetazione molto resistente.

Arrivo alla strada e mi tolgo le scarpe per togliere tutta la terra, sassi e semini che ci si sono infilati. Poi riprendo in discesa, trovo un’ area picnic e un bollo del sentiero, sono sulla strada giusta!

Pee strada chiedo per l’alimentari, sono le 19.30 e per fortuna è vicino.

Ora è strada asfaltata ed incontro una fontana, ma butta molto poco e la vasca presenta molte alghe e perciò decido di non prendere l’acqua anche se ho sete. Faccio la spesa e mentre spiego cosa sto facendo il cassiere resta a bocca aperta per un pò dopo che ho finito di parlare. Mi fa sempre un pò strano vedere le reazioni delle persone quando racconto il mio progetto!

Prima di uscire chiedo di fontane, e mi dicono che in paese sono tutte inquinate, c’è arsenico nell’acqua. Il 12% di arsenico.

Ogni tanto me ne va dritta una, ma dovrebbero scriverlo che si tratta di acqua non potabile. Quindi sono costretto a comprare acqua per la seconda volta in questo viaggio, la svuoto nelle borracce ma ne manca una all’appello: l’avrò sicuramente persa nella “foresta”!!!

Quando esco proseguo sul sentiero, ma il sole è ormai tramontato e non trovo un posto nel paese che mi sembri adatto a passarvi la notte, poi il sentiero devia dalla strada principale e a 200m trovo un piazzale riparato che diventerà il mio giaciglio.

Non ho molta fame perciò non mi preparo da mangiare, ma mangio solo un pò di frutta.

Il sacco a pelo è troppo caldo,ma fuori ci sono le zanzare. Perciò mi metto la felpa e resto fuori almeno con il busto. Mi giro e mi rigiro ma non prenderò sonno prima dell’una.

In compenso ho visto una stella cadente.

GIORNO 31

Mi sveglio verso le 4:30, scappa la pipì, la faccio, ma ho sonno. Approfitto per fare colazione e rimettermi a letto con la pancia piena, sul fianco destro in modo da evitare reflussi. Dormo un’altra ora, e questa l’ho dormita molto bene.

Quando parto, dopo 400 m decido di tornare indietro e percorrere la strada asfaltata perché il tratto è pieno di piante.

Perciò allungo un po’, ma evito di rovinarmi ulteriormente le gambe.

Al paese successivo, Tiriolo, trovo di nuovo segnali del sentiero Italia e un bel paesetto, con casette piccole e vecchie ma tenute bene.

Comincio a seguire i segnavia: la salita so che non è troppo impegnativa, ma mi mette alla prova. Per fortuna non dura molto, ma finita la salita finiti anche i segnavia e diventa più difficile individuarli.

Sono su una cresta sotto il sole, non c’è molto vento e sudo parecchio anche grazie alla fatica per la salita. Il sentiero è abbandonato, le scarpe sono parecchio usurate e non ammortizzano più molto le rocce spigolose dove metto i piedi  e quindi mi danno fastidio.

Continuo fino alla fine di questa cresta e poi un pendio un pò tropo scosceso mi fa pensare che qualcosa è andato storto. Per fortuna ho una traccia di un ragazzo trovata in Internet:  la traccia deviava 200m prima, ma non ci sono segnali, per questo ho continuato sulla cresta.

Seguendo il tracciato trovato in Internet ritorno a trovare i bolli e poi proseguire su strada secondaria o bianca fino a Santa Maria di Porto, fa caldo e sono poco riparato dal sole.

Passato la località i segnali sono un pò così così, ma si lasciano seguire soprattutto grazie alla traccia che mi è molto d’aiuto.

Proseguo su una carrabile secondaria per diversi km, un signore in auto si ferma per capire cosa stessi facendo e mi dice che seguendo i segnavia finirò molto probabilmente su un sentiero non curato. Controllo la mappa e sembra pressoché sempre su una strada. Mi indica dove troverò acqua non molto lontano da lì così potrò fermarmi per pranzare.

Quando incontro una strada grossa il sentiero devia leggermente ma vedo che comincia subito con vegetazione alta, allora controllo subito la mappa per una deviazione e trovo che la stessa strada asfaltata segue pressoché il sentiero.

Perciò seguo la strada asfaltata fino al villaggio Mancuso dove troverò un alimentari e la ragazza (non perché giovane, ma perché dallo spirito molto giovane!) che mi ha lasciato la casa nei giorni in cui aspettavo il telefono di ricambio. Facciamo una chiacchierata la aggiorno sul tracciato percorso fin lì e mi da qualche dritta sul proseguo.

Visto che c’è una caserma della forestale vado a chiedere informazioni. Entro e non c’è nessuno. Provo in una stanza più in là,ma nulla. Provo in altre stanze ma non c’è nessun. Decido di non perdere altro tempo e di proseguire. Ma come sto uscendo dal cancello arriva una macchina del corpo della Foresrale e perciò torno indietro e chiedo per il sentiero Italia.

Ottengo di sentirmi dire che è il CAI a gestire il sentiero e non li hanno informati e che loro hanno la loro sentieristica e curano quella.

Io mi trovo alla stazione forestale dove c’è il centro informazioni di un parco nazionale e questi mi rispondono che non sanno quello che accade entro io territorio di loro competenza, bella figura che ci fanno con i turisti.

Senza contrabattere saluto e riprendo il sentiero, che scopro essere una strada forestale percorribile da chiunque perché non presenta divieti, inoltre ci sono segni di altri sentieri che gestisce la forestale.

Sono le 19, ma voglio fare più km possibili, sono su una discesa dolce che mi permette di andare velocemente e di fare poca fatica, il fisico sta bene a parte un po’ di dolori ai piedi. Ora me la sento di andare avanti perché sto bene e voglio raggiungere  i 50 km, domani non so come andrà perciò approfitto della situazione e mi fermo in prossimità di un ruscello.

Ormai è buio e il bosco fitto non fa passare gli ultimi possibili bagliori perciò mi stendo un mezzo alla strada, accendo la torcia e preparo il “campo”, la cena e mi godo il momento.

Sono in un bosco molto bello, pini altissimi alla cui base troviamo felci verdissime che ondeggiano ad ogni soffio di vento, c’è lo scrosciare dell’acqua del ruscello, riesco a vedere una piccola porzione di cielo e riconosco tre stelle della costellazione dell’Orsa Maggiore.

Ma la cosa più interessante sono le lucciole, stanno volteggiando nel bosco con la loro luce intermittente. Finito di mangiare in pochi minuti sono già addormentato, oggi forse posso recuperare qualche ora di sonno persa ieri in questo piccolo angolo di paradiso.

GIORNO 32

Ho riposato meglio di ieri, stiracchio le gambe ed esco dal sacco a pelo per prepararmi a partire.

Quando sono pronto, sento già ai primi passi i dolori muscolari che richiedono un pò di riscaldamento prima di prendere il ritmo.

Lo sapevo che oggi non sarei riuscito a mantenere il ritmo della sera prima, mannaggia!

Arrivo al villaggio Buturo, mi avevano avvisato non avrei trovato nessun alimentari perciò proseguo senza fermarmi.

Proseguo bene seguendo i segnavia che ogni tanto nel bosco scarseggiano, ma quando si esce dal bosco è un terno al lotto capire quale sia la direzione corretta da seguire.

Dalla Sardegna fino qui ho trovato moltissime recinzioni fatte di paletti a mio parere inutili e soprattutto pericolose perché tenute da filo spinato che spesso vengono abbattute da cinghiali o altri animali selvatici per permettergli di proseguire sul loro abituale percorso.

E non essendo recinzioni alla quale fanno manutenzione, il filo spinato spesso pieno di ruggine si trova a terra o svolazzante e diventa molto pericoloso per chi ci passa vicino e potrebbe ferirsi passeggiando o addirittura inciamparci sopra causandosi ben più danni.

Detto questo, non capisco perché non possano utilizzare un paletto simile da mettere vicino il sentiero per indicare la direzione da seguire.

Dopo qualche direzione sbagliata arrivo a quello che doveva essere un paese secondo la mia guida, ma in realtà è una località. Per fortuna il paese successivo è vicino perché ho bisogno di un alimentari, con me ho solo della pasta.

Proseguo ancora con qualche deviazione per un sentiero impraticabile e arrivo a Caporosa, ma mi trovo di fronte ad un villaggio di sole case dove ci sono solo agricoltori.

Ho ancora abbastanza tempo per proseguire, ma sono senza acqua  perciò quando trovo un ruscello mi fermo e come bevo il primo sorso il gusto mi ricorda la benzina.

Sputo l’acqua che ho in bocca e poi il gusto di trasforma in qualcosa che ricorda l’odore di feci di mucca.

MMMM!!!!

Spero non mi dia problemi, in fondo ho bevuto solo un sorso ma è dalla Sicilia che non riesco a far funzionare bene la pancia. Anche se l’alimentazione dovrebbe essere sana perché di solo frutta e verdura, sono costretto a dosi poco salutari perché non ho un frigo per conservare e prima di comperare valuto anche il peso per il trasporto.

Proseguendo riesco a fare abbastanza in fretta per il paese successivo anche se le indica differiscono da quelle che ho io.

Ma anche questo paese non ha alimentari e comunque sarebbe chiuso perché sono passate le 20 da pochissimo.

Chiedo informazioni e mi dicono che a circa 3 km c’è un hotel sempre aperto dove posso trovare un piatto caldo.

Allora continuo, se non dovessi trovarlo ho comunque una buona dose di pasta nello zaino. Proseguendo trovo una fontana e riempio la borraccia. Trovo un altro hotel aperto e avendo superato i 57 km decido di provare qui, perché non voglio esagerare, sono già stanco, è  buio e rischio di pagare domani.

Entro e mi dicono che la cucina è chiusa, e stanno tenendo una festa privata.

Allora esco e prendo la direzione dell’ hotel successivo. Ma come scendo le scale mi fermano. Mi chiedono se sono il ragazzo che sta facendo il Sentiero Italia.

Mannaggia, mi hanno beccato scopro che Elena ha contattato Antonello per potermi dare una mano con i sentieri, e il destino ha voluto ci incontrassimo!

Mi invita dentro a mangiare qualcosa che prepareranno appositamente per me.

Intanto racconto del viaggio, racconto la storia e spiego gli aspetti salienti rispondendo alle loro domande. Sono contento di parlare con qualcuno interessato, sono così gentili!

Mi offrono pure di dormire dentro, ma rifiuto; ormai è mezzanotte, ma sto sveglio fino all’una per scaricare le mappe sul telefono ricevuto da poco, mi trovo un posto alla meglio e mi stendo.

La mattina aspetto l’apertura dell’alimentari e poi mi incammino.

Anche oggi non ho dormito molto, e infatti comincio con fatica anche se i muscoli non mi fanno male,ma la pancia brontola e mi fa andare adagio.

Nei pressi del monte Botte Donato la pancia mi costringe a fermarmi. Sono pronto per ripartire ma mi devo bloccare. Dissenteria. Ora è confermata. Non sto bene, non sono stanco ma devo stare molto attento a cosa mangio.

Le indicazioni in cima non sono molto precise e giro un pò a vuoto prima di trovare la via; comincia la discesa fino a Camigliatello Silano, il sentiero è generalmente ben segnato ma comunque devo affidarmi alla traccia. Trovo un bel tratto di bosco di faggi con una discesa su un manto di foglie che mi ammortizza i passi ed il fruscio causato dai passi mi rilassa.

Arrivo a Camigliatello e scopro essere un bel paesotto, e come arrivo ho di fronte la farmacia perciò anche se la pancia non brontola più prendo dei fermenti.

Poi cerco un punto  WiFi e un tè caldo.

In piazza mi dicono che la connessione è libera e c’è anche un bar.

Mi ci stabilirò fino tarda sera, un ragazzo che lavora li mi ha riconosciuto grazie ad un post di Antonello e nel locale mi prendono in simpatia.

Prima che il supermercato chiuda vado a prendere del riso, aglio e cannella per curare il mio problema. La sera ceno con un bel piatto di spaghetti all’aglio.

Ma mentre aspetto che lo preparino , una persona mi si avvicina dicendomi il mio nome e cognome, ma io non ho per nulla idea di chi sia.

Poi con qualche indizio scopro essere Dario, un giornalista calabro con cui mi avevano messo in contatto e che per caso mi aveva intravisto all’interno della spaghetteria perché passava proprio di lì.

Ci faremo due chiacchiere mentre mangio. Non ho mangiato da prima di mezzogiorno e il piatto abbondante non basta a saziarmi.  Alle 23 loro chiudono e mi offrono un posto dove dormire ma mi è scomodo perché troppo lontano perciò anche se non sono riuscito a scaricare del tutto le mappe cerco un posto dove passare la notte.

Poco più avanti trovo un parco con area pic-nic e mi ci metto. Vorrei prepararmi del riso,ma ho sonno e aspetto la mattina.

GIORNO 33

Mi sveglio tardi, ma ne avevo bisogno.

Comincio a preparare il riso e ci metto due spicchi di aglio crudo.

Il gusto è molto forte, ma so che mi farà bene..non credo dovrò baciare nessuno!!!

Parto e mi sento abbastanza in forma, ma subito trovo difficoltà con il sentiero: non trovo l’inizio.

Mi fermo per chiedere informazioni, mi mandano in un bar perché lì c’è “uno che sa” e che mi manda in biglietteria per farmi avere una mappa.

In biglietteria chiedo del Sentiero Italia, “sono 36 anni che lavoro qui e non ne ho mai sentito parlare” pensava di fare bella figura.  Invece per caso avevo fatto le foto ad un cartello distante 100 m e una mappa appesa al bar edho mostrato i file. Non ho prestato molta attenzione alla sua reazione, mi interessava trovare l’attacco del sentiero, ma c’erano 3 possibili strade e non volevo prendere quelle sbagliate. Perciò mi sono affidato a qualcosa definibile come istinto e ho fatto centro, poco dopo  ho trovato i cartelli del Sentiero Italia Calabria.

Salgo con calma per non dare problemi alla pancia dopo la mangiata, l’aglio inizialmente è molto forte poi è quasi piacevole. Verso le 11 la pancia chiama cibo ma voglio trovare una fontana per non restare senza acqua. La troverò dopo un bel pò, ma è in pieno sole perciò non mi fermo.

Continuo fino al paese dove sicuramente troverò una fontana. Ho percorso 20 km e sto bene, non sono particolarmente stanco, ma lo zaino oggi pesa di più perché ho il cibo che pensavo di consumare ieri e la dose speciale di riso, aglio e cannella così la spalla sinistra mi fa male.

Quando arrivo a Spezzano trovo una fontana in ombra e mi fermo per mangiare, ma 150 g di riso non mi bastano e allora mi faccio un secondo giro, ma questa volta senza aglio perché ucciderà i batteri, ma rischia di uccidere pure me!

Ora devo decidere se scendere a Cosenza per ritirare il pacco con il nuovo telefono o continuare ancora un po’ e poi scendere a Cosenza.

Sono anche indeciso se poi ritornare sul sentiero Italia o da Cosenza continuare verso nord.

Decido di andare subito a Cosenza perché potrei metterci troppo e non arrivare in tempo per poi dover aspettare l’apertura alle 9 domani mattina. Mentre scendo chiamo un ragazzo che mi ha dato una mano ieri per trovare la traccia di oggi e che si occupa della pulizia e mantenimento dei sentieri.

Lo aggiorno sullo stato del sentiero e poi chiedo informazioni sul seguito, non è territorio di sua competenza ma da come si esprime mi viene da pensare di continuare verso nord dopo Cosenza senza tornare indietro.

Fino a Cosenza scendo da 1100 m a 250 m circa e le temperature si alzano, tra l’altro è una strada asfaltata. Un termometro lungo la strada segna 36 gradi e sono contento che continuando a camminare con queste temperature non stia sudando molto.

Ho già segnato le tappe, devo ritirare il pacco e cercare una cartuccia del gas nuova.

Il negozio per la cartuccia è più vicino ma una volta arrivato non lo trovo.

Vado a ritirare il pacco, è tutto arrivato e funzionante, così comincio ad impostare il telefono nuovo per registrare la traccia ma non ci sono le mappe nè i sentieri.

Una congiura!!!

Intanto continuo con quello vecchio e cerco un negozio di articoli per escursionismo ma sembra non esserci.

Cercando in Internet trovo una catena di articoli sportivi, ma questa volta chiamo per evitare di fare strada per niente, mi dicono che le hanno.

Faccio circa 2 km per arrivare al negozio e scoprire che in realtà non hanno ciò che ho chiesto. La fortuna mi assiste, perché li vicino c’è un negozio di ferramenta e anche se non me lo aspettavo hanno delle cartucce che fanno per me, sono di forma molto diversa, ma funzionano. Almeno non ho fatto la strada per niente.

Il sole è ormai tramontato e comincio a cercare un WiFi per poter scaricare le mappe e sentieri. Anche qui non sembra molto semplice, ma nel corso dovrebbe esserci qualche negozio con WiFi libero. Comincio anche ad avere fame.

Non trovo nulla, allora chiedo a dei ragazzi che stavano passeggiando e mi dicono che in una pizzeria vicina c’è WiFi libero perciò mi ci dirigo. Entro e prendo una pizza mentre scarico, ma è talmente buona che ne prendo un’altra o forse ho talmente fame che non me ne accorgo nemmeno di averla mangiata. Scaricare le mappe richiede tempo e anche dopo la seconda piazza non ho finito allora chiedo se posso fermarmi ancora e mi rispondono che non c’è nessun problema.

Resterò fino a chiusura,  verso mezzanotte circa, è tardi, ma per fortuna non ho sonno e comunque non ho ancora finito con il download.

Facciamo due chiacchiere all’uscita e mi danno un pò di focaccia e acqua che finisco subito.

Ora è meglio mi trovi un posto dove dormire perciò consulto una mappa e trovo un parco a 3 km, camminando passo vicino ad una fontana e mi sciacquo un po’ perché mi sento tutto appiccicoso. Ci sono delle persone li vicino che sembrano nemmeno notarmi.

Forse non sono il primo a fare una cosa del genere. Meglio così.

Riparto bello rinfrescato, arrivo al parco ma è chius così trovo una chiesa e mi metto nel retro che dà sul parco così sono sicuro non ci passeranno macchine e non mi disturberanno. La pizza comincia a fare effetto, ho sete. Morfeo ha la meglio!

GIORNO 34

Ho dormito quasi senza sacco a pelo; quando mi sveglio è ancora un po’ buio e visto che non ero sotto le coperte prima delle 2.30 è meglio se riposi ancora.

Alle 6.30 non riesco più a dormire bene perciò mi preparo.

Cerco un modo per passarmi le mappe dal telefono vecchio a quello nuovo ma sembra impossibile. Perciò mi dirigo verso un centro commerciale dove trovo WiFi, corrente e un bagno. Meglio di così!

Ci resterò fino a sera. Seduto sulla sedia del punto ricarica. Ma verso le tre di pomeriggio decido di uscire e farmi un po’ di riso. Mi accorgo di essere parecchio osservato, sono l’unico con lo zaino e  la maglietta e i pantaloncini sono visibilmente sporchi. Poi torno dentro per scaricare ancora le mappe.

Faccio la spesa verso le 19, ma mi sono stufato di stare li seduto perciò esco dal centro commerciale e comincio a camminare, in totale faccio solo 4,5 km.

La tappa più breve fino ad ora.  Trovo un posto che mi piace in un campo di ulivi e a Cosenza deve esserci un concerto perché sento della musica live,  purtroppo non sono in un posto abbastanza vicino, ma qualche parola la riesco a capire.

Ceno e vado a dormire poco prima del solito.

GIORNO 35

Sono riposato, ma comincio  camminando con calma e non riesco a prendere un buon ritmo, intanto la pancia ancora non sta molto bene.

Sono ancora vicino i centri abitati e ogni tanto qualche cane impazzisce quando passo davanti la sua casa, comincia ad abbaiare e mi segue lungo il perimetro della recinzione, alcuni sono dentro la recinzione e pure in catena. Non penso siano voluti bene dal padrone se vengono trattati così.

Comunque seguo la traccia che ho trovato in Internet e ogni tanto prendo qualche deviazione perché la vegetazione si è ripresa la strada.

..di bolli, segnavia, cartelli nessuna traccia.

Fa caldo e da Cosenza che è a 250 m devo salire fino a più di 1000 m, e sto cominciando a sudare e diventare appiccicoso.

Non so se troverò acqua facilmente, non ho riferimenti nè sulla guida nè sulla mappa. Perciò bevo un sorso, e mi accorgo che mi sono bevuto 500 ml in un solo colpo.

Ora devo fare economia!

Mi mancano 40km al prossimo paese e ne ho già fatti 15. Con mezzo litro di acqua è dura, ma tra poco comincia il bosco dove le temperature saranno sicuramente più basse. E sicuramente non potrò farmi la pasta se ho solo mezzo litro di acqua.

Inizio la salita vera e propria su una strada dissestata nella quale ogni tanto devo stare attento ai rovi, poi un pezzo di sentiero e infine una strada forestale.

È mezzogiorno perciò mi mangio della frutta secca perché di fare la pasta non se ne parla.

La differenza di temperatura tra il bosco in ombra e sotto il sole sulla strada è notevole.

Continuando sul sentiero trovo tre persone che stanno facendo un pic nic, mi avvicino per chiedere se più avanti troverò acqua.

Mi spiegano che la troverò, ma non capisco molto bene perché i riferimenti sulla mia carta non combacino.

Farò come al solito, mi arrangerò.

Però intanto mi offrono dell’acqua ed una pesca. Riprendo a camminare contento di aver potuto bere un altro mezzo litro e di avere la borraccia piena.

Poco più avanti mi fermo perché ho appetito, in fondo ho mangiato pochissimo e non ho fatto grandi pause. Ho circa 200g di fichi fatti al forno e piano piano li faccio sparire tutti.

Non molto dopo arrivo ad un laghetto dove dovrebbero esserci dei tritoni, ma non è più così.  Comunque c’è una fontana, bevo e penso che sia il caso di lavarmi: non mi lavo da 6 giorni, e “cominciavo” a puzzare.

Mentre mi lavo si avvicina una macchina per prendere dell’acqua e assiste a tutta la scena, ma mi sono lavato con i pantaloncini addosso. Ho spiegato perché e cosa sto facendo.

Passando l’area picnic vedo che ci sono molte persone, in fondo è domenica.

Ma di escursionisti nessuna traccia.

Torno su una strada asfaltata provinciale poi si devia su una forestale di nuovo.

Decido di voler ascoltare della musica sperando mi dia un po di carica per riuscire fare i 20 km che mi mancano in meno tempo possibile, perché le previsioni sono per l’arrivo verso le 21; infilo le cuffie e i suoni cominciano ad entrare nelle orecchie, e sento subito la grinta che sale, proprio quello che ci voleva. I passi cominciano a farsi più lunghi, più veloci e più energici. Alla terza canzone le gambe vorrebbero aumentare ancora il passo, ma mi tengo frenato.

Non sto ancora bene di pancia, non voglio rubare troppe energie alla guarigione. Arrivano delle canzoni che, anche se fa caldo, mi fanno venire i brividi.

Poi le gambe mi chiedono ancora di aumentare il passo, so benissimo cosa vogliono. Vogliono correre. Sono in un bosco, quindi il sole non scalda molto e ho acqua con me perciò parto. Comincio a correre, sono le 17 circa,  e sento che le gambe vanno molto bene, le falcate in discesa sono lunghe, distese, ho un ritmo a cui non sono abituato, ma mi sento in gran forma!

Stringo lo zaino, regolo gli spallacci per sentirlo saldo a me e lascio l’energia fluire alle gambe.

Forse con il riposo di ieri sono riuscito a recuperare energie, la discesa continua abbastanza facile e devo preoccuparmi solo di scegliere il percorso meno impegnativo, poi devo deviare su un sentiero e ci sono molte foglie e rami, alcuni mi finisco tra le gambe, ma sono pieno di energia e li spezzo senza nemmeno accorgermi, poi una piccola salitina e rallento fino ad un passo veloce, non voglio esaurire tutta l’energia qui, ma le gambe sono talmente cariche che mi chiedono di correre anche in salita ma non le ascolto.

Di nuovo strada sterrata e di nuovo discesa. Rispetto al camminare il ritmo è altissimo, so che devo controllare il respiro, questo mi permetterà di non bruciare tutte le energie subito e poter correre più a lungo, quindi respiro solo con il naso, questo mi permette anche di non perdere troppi liquidi attraverso la bocca. Quando il corpo mi chiede di respirare attraverso la bocca, rallento un po’, ma continuo a correre.

Incontro qualche salitina e ascolto le gambe che sembrano fresche, come appena partite e non con già 35 km percorsi. Sono già 20minuti che corro e non sono stanco, perciò continuo.

Poi una roccia leggermente sporgente, ci inciampo con la destra, mi sbilancia in avanti, ed il passo successivo è molto lungo per recuperare, quindi con il busto sono schiacciato sulle gambe in posizione quasi orizzontale, sto perdendo l’equilibrio e sono molto veloce, rischio di farmi molto male.

Nella mano destra ho i bastoncini e so che se vado tenendoli in mano li romperei sicuramente, nella mano sinistra il cellulare perché nella tasca ballava troppo.

Sono a 50 cm da terra con il viso, non so cosa fare, mi serve tempo, allora con il passo successivo cerco di guadagnare tempo, ma lo sforzo mi provoca un piccolo dolore alla gamba sinistra, sono ancora troppo vicino al terreno con il viso, una caduta mi provocherebbe sicuramente grandi abrasioni..sto rallentando di poco, con un grande sforzo di addominali cerco di alzarmi in posizione verticale e con il passo successivo sono a 45 gradi e riesco a gestire meglio la cosa.

Rallento ancora per permettermi di guadagnare la posizione corretta. Ora sono ritornato a correre, ma la gamba sinistra qualcosa ha subito, nonstante scompaia dopo pochi minuti. Le prime goccie di sudore cominciano a cadermi sul collo, non rallento perché il paese è comunque vicino.

Questa volta becco un sasso dritto sull’ alluce, mamma che male! Dopo circa 8 km comincio a sentire che non sono più fresco e nelle salite vado un po’ più piano.

Poi incontro una strada asfaltata e qui decido di fermarmi per togliere tutte le foglie e sassi che si sono infilati nelle scarpe. Ho corso più di un’ora.

Mentre tolgo le scarpe, il sudore comincia a scendere. Ora non c’è più l’aria a rinfrescarmi. Mi rialzo e sento un dolore all’anca sinistra, forse ho esagerato un pò, ma piano piano si ferma.

Torno nel bosco e la salita mi fa sudare, molto di più che la corsa.

Mi accorgo che l’itinerario che segue la traccia non è corretto allora devo andare su quello che ho fatto io a casa che mi porterà a dei laghetti, dove spero di trovare acqua.

Lungo la strada incontro un uomo che cura il suo orto e chiedo di acqua e mi assicura la troverò lungo la strada e ai laghi. Riprendo, ma non trovo le fontane.

Arrivo al terzo lago e c’è un area picnic, con una struttura per i bagni dove ci sono dei lavandini, mi sciacquo la faccia e le braccia. Controllo il percorso: oggi ho fatto 55 km, sono soddisfatto!

Mi preparo la cena, non so se l’acqua è potabile perciò ne farò bollire un pò prima di andare a dormire per il giorno seguente.

Durante la notte è difficile decidere se sopportare il caldo del sacco a pelo o lasciarsi pungere dalle zanzare.

GIORNO 36

Esco dal sacco a pelo e la gravità mi ricorda che ho un peso, dei piccoli dolorini alle articolazioni si fanno sentire, ma passeranno.

I piedi invece avrebbero bisogno di un bel massaggio che non gli concedo, dovranno aspettare stasera per riposare. Mi prendo i fermenti e bevo il tè riscaldato. Non faccio colazione per lasciare un po’ di tempo ai fermenti.

Parto e l’anca sinistra vorrebbe riposare ma man mano che cammino il dolore si attenua, la coscia invece non mi da nessun fastidio.  Invece dopo poco comincio ad avere nausea. Dura poco, ma non è un buon segno viste le mie condizioni e il fatto di non aver nemmeno mangiato.

20 minuti ed è tutto passato.

Ad un bivio prendo la direzione sbagliata, ma lo scoprirò solo in seguito!

Ora comincio a scendere, fino ai piedi di Sant’Agata d’Esaro, dove nei campi trovo degli alberi di fico con dei fichi maturi, finalmente!

Sono grandi e dolci, per alcuni arrivo troppo tardi, gli insetti hanno cominciato a mangiarli. Me ne mangerò 10-12.

Per la piccola salita al paese sudo abbastanza e appena arrivo in piazza bevo molto alla fontana e mi rinfresco. Poi cerco l’alimentari che ha un po’ di tutto, torno alla fontana per bere e rinfrescarmi ancora. Ora sono pronto per la salita.

Dopo 500m trovo un segnavia CAI e vedo che sono arrivato dalla direzione sbagliata, ma ora continuo in quella giusta.

Una strada asfaltata che sale molto piano e che quindi mi fa fare molta distanza. Ho preso solo mezzo litro in piazza perché troverò tre fontane entro 8 km.

Poco dopo metà salita trovo una casetta chiamata “Rifugio dei falchi”: c’è una fontana dentro ed è recintato, ma è aperto,  entro e tuffo la testa sotto la fontana, rinfresco le braccia. Ho fame, decido di mangiare 4-5 biscotti per poi ripartire.

Mi butto un’altra volta sotto la fontana e riparto con la confezione di biscotti ancora in mano.

Finisco 250g di biscotti camminando. Poi la sorpresa, una casetta/baita aperta, con tavolo, sedie, caminetto, fornelli, lavabo e per finire, corrente elettrica!!

Ci sono due grandi pannelli sul tetto che ricaricano due batterie da 14V. Tiro subito fuori i cavi e metto in carica il telefono e la batteria di scorta.

Poi con calma lavo calzini e scarpe perché sono pieni di polvere e terra e poi lavo i pantaloncini. Metto tutto ad asciugare al sole e preparo il pranzo mentre mi ascolto pure un po’ di musica.

Si, sono nudo, ma sono certo che qui, oggi, non ci verrà nessuno!

Non so se l’acqua è potabile perciò non riempio la borraccia, tanto troverò tre fontane più avanti.

Quando riparato cominciano i problemi, il cellulare non mi registra circa 200-300m ma salvo e lo riavvio e torna a funzionare.

Per il sentiero non posso farci nulla. È difficile da individuare perché è pieno di tracce di bestiame; arrivo ad una forcella e so che devo andare dall’altra parte; dopo 300 m capisco che è troppo brutto perciò devo aver sbagliato strada.

Torno indietro e continuo a salire, ma ho superato la quota alla quale devo arrivare.  Per fortuna il cellulare prende e riesco a trovare una traccia in Internet. Sembra debba prendere il sentiero brutto. Perciò torno indietro ancora una volta.

Ma..non c’è sentiero quando arrivo al punto.

Ogni tanto ci sono tracce di animali selvatici, e la traccia passa in posti improbabili, non capisco, sono più alto, allora decido di scendere: è molto pericoloso e ripido e il terreno non mi tiene, lancio i bastoncini giù dove devo arrivare per avere le mani libere. Ma il terreno sotto i piedi cede, non riesco a trovare un punto stabile, sto scendendo e rischio di scivolare facendomi male. Mi tengo forte con le mani e cerco di fare una tacca con i piedi, ma devo continuare a cambiare posizione perché il terreno cede.

Bene, un piede è stabile. Ora piano piano continuo fino a delle rocce dopo posso tenermi saldo con le mani.

Esco da questa situazione ma a terra è pieno di rami che mi finiscono continuamente tra le gambe, cerco di seguire la traccia, ma sembra non sia molto precisa.

Poi trovo un segno, una staccionata decaduta, almeno ora sono nella direzione giust anche se  lo strato di foglie è così alto che mi finiscono continuamente nelle scarpe.

Arrivo alla “Tavola dei Briganti” una struttura calcarea a forma di fungo: non ne valeva la fatica, ne sono certo.

Continua ancora incerto, qualcosa meglio, ma non sono mai sicuro di andare nella direzione giusta. Arrivo in un pianoro e trovo una strada che posso seguire senza problemi.

Mi fermo per togliere tutto quello ho nelle scarpe, sento una macchina che arriva e decido di chiedere informazioni per il proseguo perché sono senza acqua. Non ho trovato le fontane. È la forestale, ma sfortunatamente non conoscono la zona perché di un altro settore. E te pareva!

Il mio cellulare non prende,ma nemmeno la loro radio!

Mi dicono che la strada prosegue tranquilla fino a valle.

Quindi riprendo il passo. Poi mi accorgo che la traccia che sto seguendo devia dalla strada e si inoltra nella vegetazione e dalla mappa del satellite vedo che a 300m c’è una strada perciò mi ci infilo e riesco a farmi strada tra i rami di questo sentiero abbandonato. La traccia ancora una volta si discosta da ciò che sto seguendo, trovo che la strada che avevo visto dal satellite  ma è messa parecchio male, scende ripida ed è piena di sassi e di piante.

Poi un bivio. Non prende il cellulare e non ho questa parte di mappa: mi sembra debba andare a sinistra e così faccio. Trovo moltissimi rovi e mi faccio strada a fatica, molto lentamente vado avanti sino ad arrivare in una specie di canion dove decido di tornare indietro per evitare di finire in un punto morto o finire di sotto.

Ora il cellulare prende e dalla mappa riesco a vedere quale strada percorrere sperando non sia in cattive condizioni.

Per fortuna non è così. Sono un po’ scocciato per la negligenza del CAI. Proseguendo arrivo al paese e decido che oggi mi mangio un premio. Una pizza. In paese trovo un alimentari aperto anche dopo le 20.30,mi danno 10 minuti. Cerco di fare in fretta ma forse ho preso troppe cose. Vado in pizzeria e mi prendo il premio. Magra consolazione della giornata, ho visto un cinghiale, un capriolo, e due forse allocchi scappare.

Naturalmente un pizza non basta, perciò trovo una fontana e mi preparo una pasta con fagioli, poi mi cerco un posto dove dormire. Trovo un parchetto che sembra abbandonato, e anche se è vicino la strada, fa niente, mi stendo.

Vedo moltissime stelle. Devo sicuramente tornare a fare foto al cielo da qui.

GIORNO 37

Mi sveglio e mi ritrovo a terra. Probabilmente il materassino si è bucato!!

Preparo lo zaino, ma il materassino lo lascio fuori perché ora vado alla fontanella in piazza, faccio colazione e sistemo il danno.

Non è un buco ma un taglio di circa 4 millimetri, ma le toppe sono gradi.

Faccio una colazione abbondante perché oggi sarà una giornata lunga: 250 g di biscotti e 200 g di banane, in più anche un po’ di tè caldo visto che per fare aderire bene la toppa mi serviva una superficie calda. Così metto il tè caldo nella borraccia e la appoggio sul materassino. Quando riparto la riempio di acqua fresca.

Comincia una bella salita, che ancora non mi rendo conto sarà lunga, il dolore all’anca sembra sparito. Il sole scalda già alle otto e comincio a sudare, forse anche merito dello zaino un po’ più carico.

Quasi subito mi trovo ad un punto morto. Eppure ho visto un bollo poco fa e la strada non presentava bivi.

Provo tra la vegetazione, ma dopo poco mi dico che non vale la pena e torno indietro. Oggi ho due tracce da seguire, tutte e due trovate in rete.

Tornando indietro noto che tutte e due in un certo punto si discostano dalla strada, inizialmente pensavo ad un errore di posizione, poi nascosto dalla vegetazione c’è il sentiero e poco più in là è molto più visibile sino a trovare, una ventina di metri più in là, un segnavia.

Per fortuna avevo le tracce altrimenti non sarei riuscito a trovare nulla perché non segnato. Proseguo bene lungo questo percorso ma poi comincia di nuovo la vegetazione, comincio a sudare molto di più, non c’è aria e sono sotto il sole e sto cercando di farmi largo.

È difficile perché è pieno di percorsi fatti da animali. Dopo mezz’ora che continuo cercando qualcosa che ricordi un segnavia decido di tornare indietro e prendere la strada asfaltata.

Ma anche qui le due tracce si discostano da dove sono io.

Tornando indietro vedo un bollo che prima non avevo visto perciò lo seguo ed il sentiero torna percorribile e per un’ora e mezza lo seguirò senza grossi problemi anche sei potrebbe migliorare.

Arrivo ad un pianoro e trovo delle mucche, quindi forse anche acqua. Trovo due vasche, ma tutte e due secche. Ancora 50 m e trovo una casetta di legno e buttando l’occhio vedo un rubinetto.

Non c’è nessuno perciò provo, e c’è acqua!

Mi rinfresco bene e poi azzardo a bere, sembra a posto. Mi rinfresco ancora e riparto.

Ora le due tracce prendono direzioni completamente diverse. È comprensibile perché non ci sono cartelli nè segnavia ad indicare una svolta. Seguendo la svolta, nascosto dalla vista c’è un segno del CAI perciò lo seguo su un bosco che mi farà guadagnare metri con velocità ed ogni tanto te o fare una piccola pausa per riposare. Quo non è segnato male, ma verso la fine della salita è un po’ ambiguo. Poi si apre un pianoro, e se non fosse per la traccia sarei ancora li a cercare.

Segue una strada forestale abbastanza semplice e decido di fermarmi ad una fontana per pranzare. Poco dopo arrivano delle mucche che hanno paura di me e per abbeverarsi fanno un giro largo e scomodo.

Riparto e come ieri le cose cambiano, cambiano in peggio. Il sentiero diventa difficile da seguire, la natura si sta riprendendo il suo posto. Le felci coprono il terreno, i rovi e le ortiche mi pungono così in poco tempo le gambe vibrano. Come non bastasse i segnavia sono pochi, la traccia mi da una mano, ma o hanno cambiato il sentiero o c’è qualche problema di posizione.

Dopo 3km di difficoltà arrivo ad una strada che mi porta al piano di Lanzo dove c’è un rifugio, poco prima vedo dei cinghiali, non so quanti sono ma vedo la mamma, prendo il telefono e comincio a fare un video, mi muovo piano verso di lei, mi ha sentito, scopperà nel bosco con i piccoli. Il rifugio sembra abbandonato da molto. C’è Un fontana, approfitto per bere e rinfrescare la testa.

Sono contento di continuare su strada anche se asfaltata perché evito tutti quei problemi legati alla sentieristica abbandonata. Non faccio nemmeno in tempo a pensarlo che devo deviare nel bosco. Mi accorgo che il cellulare prende, la prima volta di oggi perciò aggiorno casa e poi il resto. Mentre sono li seduto a fianco un ruscello qualcosa si avvicina, un capriolo. Non mi ha visto me sentito perché lui si trova poco più in alto di me. Riesco a fargli un video e qualche foto, di certo la qualità non è molto buona ma era tanto vicino che sono riuscito a riprenderlo bene. Quando si accorge di me scappa ed abbaia per avvisare probabilmente altri caprioli.

Arrivo ad un pianoro e come al solito è difficile trovare la direzione giusta. La traccia sul telefono anche se imprecisa mi da la direzione e così seguo. Anche se coperto da vegetazione riesco a proseguire abbastanza sicuro,ogni tanto mi fermo per capire dove prosegue ma come aggiro le piante, trovo il sentiero. Vedo che la traccia GPS devia parecchio ed in direzione vedo una stradina, migliore del sentiero che sto seguendo io ora. Taglio per raggiungerla ma mi porterà a fare un girotondo allungando inutilmente.

Ritorno al punto in cui ho lasciato e vedo un segnavia poco distante perciò proseguo. Sul terreno i segni di passaggio sono evidenti ma spesso le spine e le ortiche infieriscono sulle gambe.

Ora ho la parte frontale dell gamba destra tutta colpita da ortiche, dalla caviglia alla parte centrale della coscia. È un formicolio forte e se mi fermo aumenta. Riecco una strada,  finalmente sono salvo. Spero basta sentieri per oggi.

Le scarpe sono arrivate alla fine, ho finito i tacchetti in alcuni punti e anche con pendenze ridotte ogni tanto perdo aderenza, in fondo hanno 1014,3 km fatti su quasi tutti i tipi di terreni come asfalto, strade bianche, ghiaia, cemento, legno, roccia, sabbia, lava, fogliame, terriccio ed anche neve.

Quando le ho provate mi sono sentito molto comodo e così a Cagliari ho azzardato a prenderle; sto aspettando arrivino quelle nuove ma fino a quando non le avrò dovrò accontentarmi di queste.

Anche i calzini comprati a Cagliari sono alla frutta, quelli più leggeri hanno buchi ormai da qualche giorno e l’altro paio sta facendo la stessa fine.

Ad ogni modo..arriva il bivio: sale su un bosco e continuo per 50 metri fino a quando arrivo ad una strada ma non vedo più segni da seguire.

Naaa,  torno sull’altra strada e continuo di là per 25 metri dove trovo un segno chiaro, ben visibile quasi nuovo che mi dice di girare, sono un pò confuso!!!!

Troppi segni in poco spazio di direzioni diverse. Ignoro tutto e proseguo sulla forestale ma fatti 400m non vedo ancora nessuno riferimento al sentiero.

Decido di tornare alla deviazione e continuare da lì: mi aspetta un bosco con segni radi, vecchi, poco visibili e messi male  e perdo moltissimo tempo per trovare il percorso da seguire.

Ad ogni segno mi fermo per cercare quello successivo.

Ormai il tracciato GPS scaricato è inutile: non segue più il mio percorso.

Il daltonismo non mi permette di individuare con facilità il rosso del segno CAI perciò cerco il bianco. Il sole, basso e a volte di fronte a me, illumina i tronchi in pochi punti che a volte sembra un riferimento perciò devo forzarmi molto per proseguire.

Se non vogliono curare i sentieri, almeno mettano molti segni chiari, visibili che non ti facciano perdere tempo e sbagliare strada. Comunque si perde tempo perché si deve stare attenti a tutti i rami che finiscono tra le gambe o che a volte addirittura vanno dritti alla gamba e sono tanto grossi da non riuscire a spezzarli. Questa ricerca estenuante mi ha buttato giù, non ho molta voglia di proseguire. Sono stanco, ma sono certo che è la testa a farmelo pensare.

Questa mattina volevo arrivare a Morano Calabro, poi nel pomeriggio dopo queste difficoltà ho solo sperato di riuscire ad arrivare a piano Novacco.

Decido che se in una piana alla quale arriverò a breve c’è acqua mi fermo lì anche se sono da poco passate le 19. Fino a Novacco sono 9 km, quindi due ore.

Arriverei dopo il tramonto e non so se troverò acqua e nemmeno se troverò un sentiero buono da seguire anche se dovrebbe essere tutta strada da qui.

Trovo dei ruscelli, ma c’è bestiame perciò proseguo. Trovo una costruzione e li vicino c’è una fontana. Ok, ora mi fermo.

Mi rilasso, lavo bene gambe e braccia e comincio a preparare la cena. Preparo l’acqua nella tazza per far bollire l’acqua per la pasta, ma quando accendo il fuoco, la pietruzza dell’accendino salta via. Sono senza fuoco. Niente pasta. Penso a cosa fare ma non ho modo di accedere un fuoco. Cerco in zona qualcosa che mi possa aiutare. Trovo un accendino per terra. Ma anche lui stessa sorte. La costruzione ha la porta forzata e si riesce ad entrare, c’è cucina, salottino, camere e bagno. Ma di un accendino o cerini neanche l’ombra.

Non mi dispero perché l’unico a pagarne le conseguenze sarei io, solo io. In più ieri ho fatto la spesa in fretta e quindi ho cibo a sufficienza. Fagioli e biscotti.

Sono le 21 e sono già nel sacco a pelo che scrivo l’ultime parole..dagli alberi filtra la luce della luna che ora ha da poco passato il primo quarto.

Verso mezzanotte mi sveglio e vedo ancora più stelle della sera prima. Faccio fatica ad addormentarmi perché le mucche che ora sono più vicine fanno rumore con i loro campanacci.

Chissà loro, devono avere la testa che scoppia per tutto quel frastuono.

GIORNO 38

C’è una mucca con il vitellino vicino a me, la mamma è venuta qui per bere ed ha tutta la bocca bagnata. Mi guarda ma non ha paura, il piccolo invece che era dalla mia parte si spaventa e va a fare colazione dalla mammella della sua mamma.

Ci sono 16 gradi. O meglio, il cellulare ha una temperatura di 16 gradi ma non ho particolarmente freddo ma forse perché ho dormito un pò di più del solito.

Il materassino è sgonfietto, forse ha un altro buco. Provo a cercarlo ma non lo trovo. Fino a piano Novacco mi auguro di trovare strada.

Dopo 5km trovo tre persone che dovrebbero sistemare la strada, mi fermo per un pò di chiacchiere. E riprendo dopo una foto!

La pancia sta meglio, ma mi ha lasciato molta aerofagia, per fortuna passo molto tempo da solo!!!!!!

Strada facile fino a piano Novacco, continua su asfalto arrivando ad un’altra piana con un area pic-nic molto bella.

Poi comincia sterrato e dopo 1 solo km non so bene la direzione da prendere perciò mi affido alla traccia scaricata che ci azzecca perché dopo 800 metri trovo altri segnavia ma dopo una salita di circa 100 m comincia una discesa poco chiara che finisce nelle solite felci dove, sia io che la traccia, non siamo stati in grado di trovare la via giusta.

Comunque dopo un km ritrovo i segnali, poi mi devo ancora una volta affidare a ciò che ho scaricato dal web. Una discesa brutta su una strada di sfasciumi che devo fare senza un bastoncino perché è momentaneamente fuori uso: le alte temperature hanno sciolto la colla e ora non lo posso più usare w come se non bastasse le scarpe ormai da buttare, ogni tanto perdono aderenza.

Trovo degli alberi di fico ma non ce n’è nemmeno uno di buono.

Arrivato al paese il cellulare prende così posso dire ai miei che sto bene e scopro di essere arrivato da una strada sbagliata, ma non ho visto bolli di deviazioni.

Arrivo tardi, sono le 14.30 e l’alimentari apre alle 16/16.30. Ho la pasta che non ho fatto ieri sera. Davanti l’alimentari c’è un posto all’ombra e pure una fontana. Resto li fino all’apertura.

Non ho condimento e così finisco 500 g di pasta senza nemmeno accorgermene.

Quando apre compro l’occorrente e mi regalano 6 banane troppo mature per essere appetibili per le persone del posto ma a me piacciono piuttosto mature quindi sono molto felice. Mi regalano anche qualcosa di molto prezioso: un rotolo di carta igienica!!!!!

Sanno darmi qualche consiglio sul sentiero: mi informano che è tenuto bene e che difficilmente arriverò al santuario della Madonna del Pollino ad un orario decente, ma c’è un rifugio un pò prima dove posso  trovare anche acqua.

Ho già deciso che mi fermerò lì , sperando sia un rifugio simile a quello che ho trovato sopra Santa Agata di Esaro.

Ormai sono le 17.10 e devo fare in fretta per fare i 12 km fino al rifugio, non sono molti ma il dislivello è di 1200 m.

Non fa molto caldo, torno al segnavia all’ inizio del paese e proseguo: la via è ben segnata, finalmente posso proseguire con sicurezza.

Ogni svolta ha un segnavia messo in posizione ben visibile, ma sono ancora su strade asfaltate, chissà come sarà poi nel bosco. Realizzo comunque che anche oggi dopo la pausa pranzo il sentiero è cambiato e questa volta in meglio. Arrivo prima ad un convento e poi comincia il bosco, inizialmente sembra poco curato, ma poi diventa ben tracciato e pulito fino alla fine della salita.

Non ci sono rami, niente piante ad ostacolare la salita perciò finalmente mi diverto come mi era capitato in Sardegna salendo ai Sette Fratelli.

In circa 3 ore e 20 riesco a fare i 12 km e i quasi 1300m do dislivello positivo. Sono contento, mi sono divertito ed ho tenuto un buon ritmo.

Arrivo al pianoro dove c’è il rifugio, ma prima mi fermo alla fontana ma già da lontano mi pare non abbia pannelli solari, e avvicinandomi devo confermare.

Dentro è carino ma un po’ mi dispiace non poter caricare le batterie anche perché sono un po a corto visto che in questi ultimi giorni ho fatto molto bosco.

Così io e la Calabria ci salutiamo.

ANNOTAZIONI TECNICHE: ho percorso 562,13 km, D+ 23905, D- 22195.

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