Campania 2016

GIORNO 42

Comincio il Sentiero Italia Campania verso mezzogiorno, ho usato tutta la mattina per sconfinare!

Nel paesino di Fortino mi fermo per chiedere di acqua in un bar, mi faccio riempire la borraccia e il barista comincia con le domande, mi accorgo che dietro si è formato un piccolo pubblico che ascolta attento.

Quando ho finito esco, e un vecchietto seduto fuori che non ha assistito mi ferma anche lui incuriosito. Poi finalmente riprendo; non ci sono fontane per altri 25 km e ho solo un litro di acqua ma mezzo lo userò per la pasta.

La giornata è fresca, quando il sole riesce a liberarsi dalle nuvole comunque non scalda molto e quindi quando sono in salita mi spoglio, ma quando sono in discesa mi vesto.
Il percorso è una strada asfaltata abbastanza noiosa, non vedo l’ora finisca ma sarà molto lunga. Comincia un pezzo di sterrato in un boschetto e poi di nuovo asfalto. Sono le tre del pomeriggio e già vorrei fermarmi, questo asfalto mi sta sfinendo, è logorante. Ho le gambe stanche e i piedi doloranti. Mi ripeto che qui ancora il tragitto è facile, la parte davvero impegnativa è ancora lontana e più rallento e più probabilità ho di trovare impegnative le Alpi.

Questa strada è segnata ma, come al solito, nei bivi c’è sempre incertezza.

Mi sto annoiando e la strada pare non finisca mai.

Poi trovo un tratto di strada sterrata ma sassosa. Le scarpe già di loro non hanno una suola molto rigida, in più essendo agli sgoccioli mi fanno sentire tutte le asperità del terreno e ogni tanto qualche sasso preme sulla pianta del piede. Forse è per questo che i piedi ora vorrebbero un massaggio che ancora non gli ho concesso se non con qualche passeggiatina a piedi scalzi durante le pause per pranzare.

Finalmente arrivo a Sanza, sono stanco, voglio fermarmi ma è ancora presto. Ho ancora tutta l’acqua restata dal pranzo. Finisco il pane che mi è rimasto, riempio la borraccia e riparto. Ancora altro asfalto e poi strada bianca.

Sono così sfinito che una salita molto semplice mi fa sbuffare ma ho fissato un orario di sosta: le 20!

Mi sistemo e il sacco a pelo è così caldo e confortevole.

Le nuvole si colorano di rosa mentre mangio, ma purtroppo la mia posizione non è favorevole, vedo solo una piccola porzione di cielo.

Comincia a fare buio, compaiono le prime lucciole e poi la luce della luna comincia a proiettare le prime ombre. È più caldo di ieri, ma anche la quota è più bassa.

GIORNO 43

Mi sveglio e sento il vento forte che colpisce gli alberi, questo significa che sulla cima che sto per salire il clima sarà freddo.

Non c’ è per ora lo stesso freddo di ieri, ma mi metto comunque il giubbotto e i leggins. Non ho acqua per il tè perché me la sono bevuta ieri sera, perciò nulla di caldo prima di partire.

In realtà mi scaldo quasi subito, ma non riesco a mantenere un buon ritmo. Dietro il ginocchio sinistro sento qualcosa che non va, simile a quello che avevo in Sicilia, ma proseguo comunque.

Dopo un oretta arrivo ad una fontana, mi fermo, bevo e riempio la borraccia. Mi sono raffreddato e quindi indosso il giubbotto.

Il sentiero c’è, ma ogni tanto si perde e non ci sono segnavia, poi un pò d’istinto proseguo e li ritrovo. Mi scaldo di nuovo e trovo zone al sole, via il giubbotto. Poi inizia la parte finale in cui sono esposto al vento. Ho le spalle al sole,e finalmente posso caricare bene con il pannello solare.

Arrivo al santuario che spunta sulla cima del monte Cervati, ma sono più interessato al rifugio che sta affianco: anche se è chiuso c’è una porta aperta per entrare nella sala mensa.

Un ottimo bivacco in caso di necessità anche se c’è qualche spiffero. La salita è finita, sono le 9.30 e ho fatto meno di 7 km: non sono molto contento, ma non riuscivo ad andare più forte, ho notato che la mattina ho sempre un ritmo più tranquillo.

Ora mi aspettano 14 km per arrivare al paese di Piaggine e trovare un alimentari, perché non ho più nulla con me.

Per fortuna il sentiero è segnato, quindi riesco a proseguire senza grossi intoppi, ma poi non trovo più segni.

Il vento si è portato via le nuvole e un pò di foschia, così da qui riesco a vedere la baia di Salerno.

La traccia scaricata comunque mi aiuta seppur continuando trovo ancora segni e quando arrivo alla strada non ci sono più indicazioni.

Alle 11 ho un buco in pancia. Arrivo giusto in tempo per l’alimentari e per il panificio perché alle 13 chiudono.Ho fatto spesa grossa perché fino a domani nel pomeriggio non troverò nulla.
Mi metto in piazza all’ombra a mangiare perché c’è una fontana e….c’è pure WiFi! Ma non funziona bene. Ovviamente! La cartuccia di gas che ho preso a Cagliari finisce dopo 30 giorni di onorato servizio: c’eravamo tanto amati! <3

Mangio abbondante per recuperare il buco che avevo da qualche ora e prima di partire bevo molto perché non so quando troverò ancora acqua. Riempita la borraccia, sono in cammino.

Il cellulare ha qualche problemino: non registra più il mio percorso. Prima di perdere tutto salvo e riavvio. Ora funziona.

La pancia piena, lo zaino carico e il sole caldo mi fanno procedere con calma. Il vento ora si è placato e anche l’aria si sta scaldando, sudo ma almeno non devo costantemente mettere e togliere vestiti.

Sulla strada trovo due fontane e mi fermo per bere e rinfrescarmi.

Poi comincia un sentiero, quando arrivo alla chiesetta trovo scritto E1,  che sta per sentiero Europa 1 di cui il Sentiero Italia Campania fa parte perciò sono giusto, ma di altre indicazioni nulla.

Mi dovrò far aiutare dalla traccia di Jon.

Trovo dei segni che segue che  dopo un pò perdo ma mi accorgo che il tracciato è molto distante dal mio, quindi devo continuare cercando di trovare altri segni.

Trovo assurdo che in un bosco comincino a segnare sugli alberi e poi ogni tanto sulle pietre a terra. Come se mancassero alberi dove mettere il segnavia; non è la prima volta che capita quindi oltre a controllare gli alberi, ora, devo pure controllare per terra.

Comunque arrivo dove la mia traccia incrocia quella di Jon e poi si prosegue in discesa, inizialmente piena di sassi che mi fanno prestare molta attenzione a dove metto i piedi.

Ancora non vengono segnati i bivi ma la differenza di una staccionata fa pensare che quella è la strada principale e arrivato a valle trovo per caso un segnavia alle mie spalle e per terra: sono ancora sulla strada giusta!!!!

Un tratto di asfalto mi porta alla prossima salita su una stradina bianca; sono le ultime ore del giorno, la digestione è finita e quindi il passo è più spedito ma sudo davvero molto, mi ci vorrebbe una rinfrescata. Intanto bevo una bella sorsata di acqua e mi accorgo non sarà sufficiente per la pasta,ma confido di trovare altre fontane più avanti.

Poco dopo ne trovo una con una grande vasca, mi vorrei lavare ma il bestiame viene qui per bere perciò mi sciacquo le mani e basta. Sulla fontana c’è il segnavia e la scritta SI.

Continua con una discesa intensa, breve ma intensa e quando sono alla fine mi accorgo che sto cominciando a sudare ancora. Proprio ripida ma per fortuna è finita. Un’altra salita e poi incontro un agevole tratto asfaltato che ora percorro abbastanza volentieri.

Arrivo ad una fontana, c’è una vasca non molto grande ma è direttamente sulla strada, beh..non importa, io mi lavo. Sono le 18 passate e il sole sta calando ma spero sia sufficiente a scaldarmi ancora.

Lavo la maglietta e poi gambe e busto. Sciacquarmi è il pezzo forte, l’acqua fredda comincia a farmi percepire il dolore ai piedi, quindi esco e continuo a pezzi, poi rientro e tocca alle gambe. Mentre mi vesto un automobilista si ferma e comincia a chiacchierare, ho capito subito che era ben disposto perché al mio “buonasera” ha risposto ciao. Bravo, così si fa. E non c’è stato l’imbarazzante “lei”.

Mentre chiacchero continuo ad asciugarmi e prepararmi per partire ma appena partito mi accorgo di aver dimenticato la cosa più importante: riempire la borraccia. Vabbè,  troverò qualcosa più avanti o rinuncerò a un pò di pasta.

Proseguo senza segni, almeno trovo la fontana. Anche questa bandiera e scritta Sentiero Italia Campania. Mi rifornisco e un agricoltore si ferma così chiedo informazioni per domani. Mi suggerisce qualche dritta così riprendo fino a trovare un incrocio dove c’è abbastanza spazio per me, e siccome sono su una strada asfaltata mi premuro di mettermi bene in vista. Il cellulare stranamente prende, è una delle rare notti in cui mi fermo e ho campo.

Preparo la cena e anche qui ci sono lucciole, la luna è bella abbondante e così mi addormento con la sua luce.

GIORNO 44

Mi sveglio e c’è ancora la luna, torno a dormire ma il materassino è sgonfio. È la terza notte che va così. Ora sono sicuro che c’è un buco.

Mi sveglio ancora e il sole sorgerà tra poco, mi giro dall’altra parte. Intanto passa una macchina e faccio cenno che è tutto apposto. Mi sveglio alle 6.30 fa freschetto ma più caldo anche di ieri. Faccio colazione e poi torno nel sacco a pelo per scrivere il diario, così evito di partire con la pancia piena.

Finito con il diario, da buon ciccione, faccio ancora colazione: quasi 400g di pane e 350g di marmellata.

Ora sono pronto, subito trovo una deviazione per il bosco,  e capisco che la fortuna ieri mi ha fatto fermare perché altrimenti non avrei visto il segnavia, tanto meno quelli nel bosco: è un semplice taglio di tornante che però non mi fa risparmiare molto tempo per la difficoltà nel trovare i segni.

Riprendo la strada e mi sembra di avere un buon ritmo ma sento la pancia già vuota dopo nemmeno mezz’ora.

Sento che il ritmo è buono e sono contento perché domani sera in teoria incontrerò un contatto di qui che voleva incontrarmi: ho approfittato per spedire le nuove scarpe a lui e così se arrivano in tempo e se io riesco ad arrivare al punto deciso per l’incontro, forse riuscirò a dare un pò di respiro ai piedi.

C’è solo un problema: mancano 91 km. Non è troppo da fare in due giorni viste le mie medie, ma non posso permettermi di sbagliare strada.

Da ieri brancolo un pò nel buio perché Jon, non so bene per quale motivo, non ha seguito il Sentiero Italia Campania e ha proseguito su strada allungando il percorso.

Ho la smania di arrivare al posto tappa ma la strada sembra lunghissima. Sono solo 10 km, ma voglio fare presto.

Il sentiero è segnato un po’ così così: nella mappa non ho sentieri nè strade ma ho dei riferimenti. Arrivo ad un valico, non ci penso e vado oltre anche perché è segnato CAI ma dopo più di mezzo km mi accorgo che c’è qualcosa che non va.

Nooooo! Ho sbagliato strada e così devo tornare indietro allungando di più di un km.

Dopo questo errore controllerò più spesso per evitare di prendere direzioni sbagliate. Ora ci sono le tracce che mi ha passato Santo che mi accompagneranno per circa 13km.

Per fortuna perché spesso avrei perso tempo per cercare i segni.

La pancia brontola già alle 10, e mi restano solo 70g di pane circa, che tamponeranno per mezz’ora la fame perché non ho altro se non la pasta. Sono anche senza acqua, oggi fa caldo e non ho ancora trovato fontane. Trovo dei pascoli di mucche, e sto facendo pace con loro. Non ho più molta paura, spesso scappano loro.

A mezzogiorno trovo un incrocio dove c’è una fontana perciò decido di fermarmi, mangiare e così ripartire con lo zaino più leggero e più energia in corpo.

Non ho molto da mangiare e quindi parto senza il solito pancione pieno di cibo. Devo salire in vetta al monte e scendere dall’altra parte.

Dall’ incrocio il Sentiero Italia Campania è segnato molto meglio, e proseguo senza problemi fino in cima. L’ultimo tratto è abbastanza ripido, uso le mani per aiutarmi nella salita e per non perdere l’equilibrio. Sono dei salti di roccia calcarea non molto alti, ma ogni tanto ci sono le “sorprese” delle mucche che se pestate sono molto scivolose. Non voglio nemmeno perdere tempo con inconvenienti perché ci tengo ad arrivare al luogo d’incontro domani sera, ma soprattutto non voglio farmi male.

Salendo penso che probabilmente su queste cime siano passati più bovini che bipedi. Sono un pò preoccupato per la discesa perché la salita è impegnativa e piena di salti, ma comunque ho più tempo per decidere dove mettere il piede. In discesa ho meno tempo, e le scarpe ormai sfinite mi farebbero sentire tutte le asperità delle rocce spigolose.

Una vota in cima trovo la croce con Padre Pio tutto scolorito, ma trovo anche il libro di vetta: il primo dall’inizio del Sentiero Italia.  Faccio due foto e comincio a scendere, scoprendo che la discesa è molto più facile del previsto: c’è un sentiero ben segnato e pulito e non presenta tutte le rocce trovate durante la salita.

Quando entro nel bosco è ancora meglio e così il mio ritmo si alza e comincio a divertirmi a seguire il sentiero che a zig zag si sviluppa nel bosco. Dopo 300 m di dislivello c’è un incrocio di vari sentieri e seguendo la mia traccia trovo un sentiero ancora più bello: scende molto veloce ed è curato, devo solo stare attento a non colpire con la punta del piede qualche roccia coperta dalle numerose foglie.

Scendo velocemente e spero il sentiero continui così fino al paese ma poi trovo una strada di sassi che con le scarpe che mi ritrovo diventa una pena percorrerla ed il ritmo rallenta bruscamente ma poi il sentiero ricomincia e così procedo di nuovo veloce e senza particolari problemi per la pianta dei piedi. Arrivo al paese ma di segni CAI neanche l’ombra e la traccia seguita fino ad ora è arrivata al termine. Proseguo secondo quanto ho tracciato prima di partire ma prima di uscire dal paese mi rinfresco perché ora mi aspetta un bel tratto di asfalto sotto il sole.

Non mi fermo perché sono le 15 e gli alimentari sono chiusi e il prossimo paese è a 4km e forse troverò qualcosa di aperto.

Su dei lampioni vedo dei segni molto sbiaditi e poco dopo un bivio: a destra non ho riferimenti ma è più probabile sia il Sentiero Italia Campania, a sinistra la strada asfaltata.

Non voglio perdere tempo nè energie in caso di rovi, ecc e quindi prendo la strada asfaltata.

Trovo alberi di frutti e riesco a guadagnare un fico e tre prugne, poi un’altra fontana che mi rinfresca ancora: il caldo si fa sentire ora.

Arrivo al paese troppo presto ed è tutto chiuso. Perciò vado avanti, ma il prossimo possibile alimentari è a 16km. Come 16km??!! È tantissimo!!!!!!

Controllo i miei riferimenti e scopro che hanno deciso una tappa di 43km, si ben 43km. Di solito si trattava di una tappa tra i 10 e massimo 27km. Tra l’altro si tratta di 30km consecutivi di asfalto. Qui hanno davvero dimostrato che il Sentiero Italia lo hanno pianificato male. Non conosco i sentieri della zona ma con un veloce sguardo alla morfologia del terreno, sono sicuro si poteva fare di meglio. Comunque, ho deciso di farlo tutto a piedi e allora cammino.

L’asfalto comincia presto a farmi sentire la stanchezza, comincio ad avere dolori qui, poi si spostano un po’,  dopo un’ altra zona ancora. Mi sembra di avere i dolori reumatici che vengono con la febbre. So  bene di non averla, ma quest’ asfalto per così tanto non mi fa per niente bene e le scarpe non aiutano.

Km dopo km proseguo, aggiustando continuamente lo zaino e la mia posizione per evitare i dolori. Le macchine riempiono le mie narici di gas di scarico, poi una fontana!  Non so se è potabile, ma almeno mi rinfresco. Poi noto che il tubo ha un foro nella parte superiore, perciò deve essere potabile. Allora bevo delle gran sorsate e riparto. Ancora 3km e poi posso cercare un alimentari.

Sto facendo pace con le mucche ma oggi i cani abbaiano e si avvicinano troppo. Sono sempre pronto con i bastoncini e quando li alzo i cani di solito si allontanano. Ma oggi un cane mi ha seguito per 300m e non sembrava per niente amichevole. Il padrone dopo qualche tentativo di richiamarlo ha rinunciato, ha preferito badare alle pecore.

Mi dispiace per questi cani educati così male. Se poi mordono qualcuno sono loro a pagarne le conseguenze e non i padroni che non li educano.

Comunque arrivo al punto, ma ci sono solo case.

Sono le 18.30, ho già superato la distanza della maratona e ho ancora luce. Perciò che faccio?  Proseguo. Più vado avanti, e meno avrò da percorrere domani fino al punto di incontro.

Decido che all’alimentari prenderò una colazione abbondante, ma solo quella perché mi fermerò in una pizzeria a mangiare. Così evito il peso della cena sulle spalle e la rogna di preparare e magari approfitto per ricaricare il cellulare.

Trovo un supermercato: biscotti, un pò di pane ed esco. Meno di 3 minuti e sono di nuovo in strada. Dolori alle gambe, l’asfalto mi logora, non riesco a trovare un buon passo per evitare dolori, ma almeno riesco ad andare spedito.

Decido di arrivare a quota 50 km, ovvero a Campagna e mancano ancora 6km! Arrivo addirittura un pò prima del previsto.  Entro in una pizzeria. 2 marinare e un acqua. La seconda fa appena in tempo a raffreddarsi che l’ho finita. C’è posto per altro, ma gli spaghetti non li fanno. Forse meglio così. Dieci minuti, forse un quarto d’ora dopo aver finito la pizza comincia la gran sete.

Ma ho la bottiglia da litro, quando finisce ho ancora parecchia sete e non mi va di bere dalla borraccia riempita quando sono arrivato in paese. Temporeggio fino alla carica completa del telefono. Esco e fa caldo, ma avvicinandomi al fiume la temperatura cala bruscamente.

Voglio percorrere 3 km per arrivare all’ inizio del sentiero e così domani devo percorrere meno di 40km.

Il paese è nato su una vallata e si sviluppa in lunghezza e le case continuano per molto. Spero di trovare una fontana così da poter partire con la bottiglia piena perché presumo la pizza farà ancora effetto. Quando finiscono i lampioni c’è la luce della luna ad illuminare il tragitto, trovo pure un cartello con le indicazioni del sentiero che devo percorrere e poi pure i segnavia. Arrivo anche ad una fontana con scritto il numero del sentiero,  bevo molto. Ora la pizza è annegata!

Ci sono delle abitazioni con dei cani che quando passo non smettono di abbaiare e voglio che non mi disturbino la notte. Arrivo all’inizio del sentiero, che poi è semplicemente una strada asfaltata che continua in salita e decido di fermarmi di fronte il cancello di una casa. Non è in piano, ma non voglio proseguire oltre. Il sentiero Italia è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita; è tardi sono stanco e finirò in un bosco, e non voglio andare oltre.

C’è un cane dentro il recinto, comincia ad abbaiare ma non voglio trovare in altro posto. Mi sistemo, si calmerà. La notte un animale, forse volpe,ma più probabilmente un cane mi viene molto vicino perché sento rumori di movimento. Ce  l’ho alle spalle, mi muovo,poi  riesco a girarmi ma è già scappato. Vedo che una delle due scarpe ha cambiato posizione.

Torno a dormire.

GIORNO 45

È la seconda volta che metto la sveglia da quando sono partito, voglio partire presto per fare due chiacchiere questa sera con Michele che tra l’altro dovrebbe portarmi le scarpe.

Ma sul telefono nuovo non si sono sincronizzate le sveglie e ieri non ho badato al fatto che le impostazioni dicevano “solo fine settimana”. Mi sveglio e c’è abbastanza luce, giusto per curiosità controllo l’ora. 5.45..beh.. solo un quarto d’ora dopo la sveglia.

Subito arriva il padrone per entrare nel cancello. Non fa storie e mi sposto, ma i sassetti sul cemento mi fanno male ai piedi e cercando le scarpe non trovo una suola.

La cerco e vedo il sacchetto in cui ho un po’ di cianfrusaglie a 5 metri da dove avevo messo tutto. Sicuramente il cane di ieri ha spostato tutto. Mi preparo e non trovo la suola. Parto sperando di trovarla in salita ma non è così.

La strada sale velocemente tra vari tornanti e il sole sta illuminando gli alberi sul lato opposto della vallata: sono dorati. Sono basso di quota e le temperature sono alte anche se è presto.

Me la prendo comoda, tanto ho “solo”  40km da fare fino a piano di Verteglia e senza grande dislivello, così, controllo se c’è rete e mi arriva un messaggio che la consegna delle scarpe è prevista per oggi, yuppy! .

Sulla sella dove mi porta la strada non trovo più indicazioni ma proseguo nella direzione che si avvicina di più alla meta e così più avanti trovo di nuovo segnato: è una strada abbandonata in cui resta un corridoio come un sentiero pulito dalle piante. La strada continua con diversi saliscendi, incontro delle mucche con un toro fifone, la sella successiva mi ricorda una forcella nelle Dolomiti Friulane, forcella Savalons (di sabbia).

Ora la strada è larga e battuta ma arriva il momento di entrare nel bosco e il Sentiero Italia Campania cambia: ci vorrebbe qualche segnavia in più e un pò di pulizia,  mentre scendo i rami che sono per terra continuano ad infierire ma fortunatamente non mi faccio male. Devo passare lo stesso torrente più volte e non mi preoccupo di bagnare le scarpe, tanto mi arrivano quelle nuove!

I sassi però ora che non ho nemmeno le suole si fanno sentire di più e quando torno in strada li sento tutti sotto i miei piedi.

Sarebbe un bellissimo posto dove fare una passeggiata perché vicino alla strada e ad Acerno ma è tutto in decadenza, il percorso turistico con i ponticello non è tenuto ed alcuni sono caduti, le erbacce si riprendono il loro spazio.

In paese mi fermo all’ alimentari e poi pulisco le scarpe dai sassolini che si sono infilati durante i guadi.

I segnavia nel paese non ci sono e mi affido alla traccia che ho preparato a casa, scendo di quota su asfalto e per caso vedo a destra un sentiero segnato. Lo comincio, ma non va nella direzione della mia traccia, non c’è nemmeno scritto SI o 106 che è il numero di sentiero che devo seguire.

Dopo 30 mt decido di non proseguire di qui, ho un appuntamento e rischio di allungare di molto, e forse non sono nemmeno passato per un agriturismo che ho come riferimento. Dico forse perché potrebbe essere chiuso e le insegne in decadenza o essere state tolte.

Una cinquantina di metri  e l’insegna dell’agriturismo, i segni CAI con scritta SI e 106 appaiono davanti ai miei occhi.
Anche oggi ho voglia di arrivare  presto per fare una bella chiacchierata ma è lunga ancora, mancano 20km.

Il sentiero è segnato a sufficienza anche se è stato segnato recentemente. La salita mi sembra molto lunga poi una discesa e arrivo ad una casera della forestale, naturalmente chiusa.

Trovo dei cartelli con segnato il Sentiero Italia Campania, ma saranno solo limitati ai dintorni. Mi fermo poco più avanti vicino ad una fontana per pranzare. Mi stupisco di vedere due morosetti in moto da queste parti. Sono contento perché mi mancano solo 16km.

Il percorso prosegue su delle tracce poco curate per essere così vicine ad una caserma.

Nel bosco migliora e in zone ripide ci sono pure dei ferri a mo di corrimano per aiutarsi a proseguire fino alla grotta dello Scalandrone. Mi affaccio e l’aria è fredda al primo impatto, dentro è buio e torno indietro per prendere la torcia per curiosare.

È scarica, penso si sia scaricata perché schiacciata nello zaino è stato premuto il tasto di accensione ed è rimasta accesa senza che me ne accorgessi.

Continuo a scendere fino ad un trivio, una prosecuzione è piena di piante che sembrano rovi, una è la prosecuzione della strada e l’altro è un sentiero. Provo con il sentiero che è segnato, ma non va in una direzione che mi piace. Torno indietro subito prima di allontanarmi troppo. Andando verso il sentiero coperto di piante, per terra vedo scritto 106 SI….dovevo aspettarmelo.

Per fortuna ci saranno solo una decina di metri di rovi e senza ortiche; subito un altro bivio dove non si capisce dove prosegue. E qui a qualcuno del CAI sono fischiate molto molto forte le orecchie. Per fortuna continua in maniera abbastanza intuitiva, ma ormai non sono più tranquillo.

Potenzialmente sarebbe un sentiero divertente ma non sono dell’umore e contino con salite e discesa, ma poi sarà tutto in piano dopo l’ultima salita.

I segni sono recenti e il sentiero non presenta difficoltà, ma solo perché i pascoli tengono una traccia pulita quando si spostano, so di essere vicino ad una strada quando comincio a vedere più immondizia.

Arrivo alla strada e all’ultima salita su sentiero, – 10km!

Salgo sulla sponda del torrente, anche questo mantenuto dai pascoli anche se ci sono dei segni più o meno nuovi e poi solo vecchi.

Alla sella non ci sono più riferimenti ma proseguo secondo la mia traccia: ormai manca poco e non è colpa mia se non è ben segnato. Il telefono prende, Michele conferma la consegna delle scarpe e che tra tre quarti d’ora sarà arrivato. Per un pezzo non trovo più segni. Intanto controllo il dislivello, ho salito 2500m, e per fortuna doveva essere poco.

In cima ad un altra sella seguo ancora la mia traccia su un tratturo che mi porta a trovare ancora le indicazioni per il sentiero.

3km, sono stanco e ho sonno perciò decido di ascoltare un pò di musica: mi darà l’energia che serviva.  Sono proprio carico e riesco a percorrere velocemente gli ultimi km. Arrivo al piano Verteglia nel punto che mi ha mandato su maps, sono le 18.15 ma non c’è nessuno. Mi metto sulla strada ed approfitto per caricare le batterie con il pannello. Provo a chiamare ma sembra spento. Mentre temporeggio mi trovo 5 zecche addosso, sono fresche perché si staccano facilmente.

Mi voglio lavare e mi sposto in maniera da controllare la strada anche quando mi lavo.

Dovrebbe essere già qua da un pezzo,  provo a chiamarlo ma nessuno risponde. Ha le mie scarpe e quindi se non ci troviamo dovrò aspettare domani e quando prenderà il suo telefono ci potremo contattare e mettere d’accordo meglio, ma mi scoccia farlo risalire.

Provo dall’altra parte della piana ma non c’è. Sento vociare e mi dirigo verso il punto, magari è venuto con amici. Mi avvicino e vedo una tenda. Siiiiii, l’ho trovato.

Ma da come le persone mi guardano, non mi stanno aspettando. Chiedo se in zona ci sono solo loro, ma non sanno di nessun altro.

Chiedo se questo è piano Verteglia e mi rispondono che è molto vasto.

So solo che mi sta aspettando in rifugio dove c’è una casetta per potersi riparare. Mi dicono che ci sono 4 rifugi ma no so quale diq uesti esattamente sia quello giusto.

Fortunatamente mi ha mandato le foto, ma quando lo ha fatto non prendeva,  spero il telefono le abbia scaricate in seguito. È così,  capiscono subito di quale luogo di tratta, mi spiegano la strada, poi decidono di offrirmi un passaggio.

Da quello che avevo capito dalla spiegazione non sarei mai arrivato al rifugio. =)

Arrivo, facciamo tutti e 4 due chiacchiere poi i due del passaggio tornano dalle  loro compagne.

Michele ha preparato e portato qualcosa da mangiare, ha preparato un fuoco nel caminetto della casetta e così ci perdiamo in chiacchiere fino le 22 circa, poi comincio a perdere colpi ed andiamo a dormire.

GIORNO 46

Si alza prima lui, io ero sveglio ma speravo di poter pisolare ancora.

Ancora chiacchiere a colazione e si offre per portare al corriere delle cose che ho con me ma che non mi servono. Non ero preparato e allora riorganizzo tutto, svuoto lo zaino e spedisco le cose in più.

Lo accompagno fino alla macchina, è di strada, ma una volta arrivati, non trova le chiavi. Le cerca un pò dappertutto, tasche, zaino, borsa ma non ci sono. Devono essere dove abbiamo passato la notte. Torniamo al rifugio ma non sono. Gli viene in mente che potrebbero essere cadute nella tenda. Infatti arrivati di nuovo alla macchina e spacchettata la tenda troviamo le chiavi.

Ormai è mezzogiorno e decidiamo di andare a mangiare una cosa. Dopo il pranzo, mi porta dove ho finito di camminare il giorno prima ed anche lui fatica a trovare il proseguo. “Dovrebbe essere di qua” un classico che nella mia testa sento diverse volte al giorno.

Ci salutiamo e proseguo, nessun segno,ma arrivo ad una strada che come Michele mi ha spiegato mi porterà al prossimo punto di riferimento. Poi ecco che cominciamo i segni. Sto camminando nel bosco e mi accorgo che c’è davvero silenzio, non ci sono le solite mosche che ronzano, non c’è il vento che muove i rami o le foglie, non ci sono mucche,  nulla. Silenzio. Mi fermo un attimo per essere sicuro che c’è solo il rumore dei miei passi, è proprio così.

Trovo un cartello, incuriosito lo leggo: “Fine sentiero tra 500m” MAGARI!

Ma qualcosa di vero c’era, non ci sono più segni e chiedendo a tre vecchietti probabilmente andati a funghi capisco che c’è un sentiero ma la spiegazione è un po da bar, ma dopo un pò qualche spiegazione mi torna utile.

Salgo ed è pieno di moscerini, vengono da  terra e mi chiedo di cosa vivano così tanti moscerini nello stesso posto. Sono costretto a respirare con il naso. Ancora una svolta e il sentiero non è più segnato. Devo salire su una cima, quindi fino a quando prendo un sentiero che sale, sono sulla strada più o meno giusta. Arrivo in cima e c’è molta foschia e non si vede molto del paesaggio,  scendo in fretta cercando il sentiero e lo trovo ma è pieno di rami che spesso rischiano di farmi male ma me la cavo con qualche taglietto. Per questo tratto hanno seguito la naturale conformazione del terreno, è uno scolo per quando piove.

Dal crocevia che raggiungo perdo totalmente le tracce, una mappa che ho trovato al piano Verteglia mi dice una cosa diversa dalla mia traccia, proseguo poi provo a tagliare in salita nel bosco per raggiungere i riferimenti della mappa, c’è una strada ma poi un sentiero molto vecchio che si interrompe continuamente e proseguo con molti dubbi.

Era segnato recentemente fino a qualche km fa, perché ora non trovo segni?

Quando il cellulare ha campo cerco tracce di qualcuno sul web, hanno percorso la stessa strada che ho tracciato io a casa sebbene molto più lunga rispetto la mappa perciò provo a vedere se c’è un sentiero che continui sulla cresta arrivando in paese diretto invece di zigzagare sulla costa. Forse c’è qualcosa ma non è segnato e non ho molta voglia di rovi.

Prendo la strada, potrei perdere molto tempo per niente e già arriverò tardi a valle, e sicuramente non ci saranno alimentari aperti.

La strada è tutta rotta e anche se ho le scarpe nuove i piedi mi fanno un po’ male e le cicatrici delle vesciche che mi sono procurato in Sardegna anche. Non voglio ritornino, però forse l’errore è stato mettere i calzini più leggeri invece di quelli più spessi. Almeno ora che la scarpa deve prendere la forma avrei dovuto tutelare il piede.

Arrivo ad un castagneto: il sole è basso, la luce è gialla e si trova giusto dietro gli alberi; la foschia rende la luce più soffusa e tutto si tinge di giallo. P

urtroppo durerà poco perché il sole scende in fretta per poi nascondersi dietro i monti. Giungo alla strada principale che mi porta a Serino e sono ormai le otto e mezzo passate, ricordo che Michele mi aveva parlato di un posto a Serino dove fanno bene la pizza, da Ciello.

Imposto il navigatore e una volta entrato c’è davvero caldo dentro, inizialmente fatico a sopportarlo, ma dopo alcuni minuti ci sto bene. Ordino due marinare come al solito e un litro di acqua, il telefono qui non prende, meglio così posso scrivere il diario mentre aspetto la pizza.

Quando arriva mi accorgo di avere le mani sporche, vado in bagno a lavarle e il lavandino bianco mi fa vedere il vero colore di quello che ho addosso: NERO.  Perciò le lavo un’altra volta e torno a tavola.

Mi fermo un pò per finire l’acqua con calma, caricare il telefono e continuare a scrivere perché ieri non l’ho fatto per chiacchierare. Quando me ne sto andando un signore del tavolo vicino mi chiede cosa stia facendo, sono in due e sono piemontesi e qualcosina di montagna sanno, chiacchieriamo prima che riparta per trovare un posto dove passare la notte. Quando esco uno dei camerieri mi dice che se ho bisogno di qualcosa lui è a disposizione, così mi riempie la borraccia e mi da un altro litro.

È ormai mezzanotte e mezza e con le mie chiacchiere li ho tenuti aperti fino ad ora.

Cerco un posto dove dormire lungo quello che dovrebbe essere il sentiero, ma non ci sono indicazioni. Continuo per 5 km perché ci sono case e strade e vorrei un posto tranquillo, poi troppo stanco per continuare, trovo un piazzale rialzato rispetto la strada e mi fermo. Devo stare attento perché ci sono pezzi di vetro!

Sembra quasi non abbia sonno ma Morfeo mi rapisce subito.

GIORNO 47

Il sole sorge e metto il pannello solare in modo che riceva bene i raggi del sole, poi torno a dormire. Sono molto stanco perché ho fatto tardi.

Quando sono le otto mi sveglio e ci sono le mosche che mi tormentano, il sole è già troppo caldo ora, quindi mi alzo, colazione, preparo lo zaino e parto.

La sera prima avevo visto una stradina lì vicino che mi avrebbe permesso di tagliare un pò di strada,ma al mattino mi è sembrata troppo coperta di piante e mi sono detto che non valeva la pena. 50m dopo trovo indicazioni per il Sentiero Italia Campania, è un cartello vecchio e sbiadito.
Comincia in salita, ai bivi è segnato decentemente ma quando arrivo alla strada grande nessun segno. Prendo a destra ma mi accorgo che vado dal verso opposto alla mia tappa, perciò ritorno al sentiero e proseguo a sinistra, un bel pezzo di asfalto e poi su un paletto di recinzione un segnavia che mi indica la via in un campo,  entro e proseguo un po’, ma non trovo nulla che mi indichi la via ed è pieno di rovi.

Decido di tornare sulla strada e proseguire: una volta sulla strada noto un piccolo cartello all’ interno della recinzione, è un cartello del sentiero ma è coperto dalla vegetazione e lo si vede solo dalla strada. Fino al paese è tutto asfalto che costeggia la recinzione del campo, vederlo da fuori sembra poco praticabile. Arrivo al paese ed è ancora presto per pranzo, ma comunque faccio la spesa. E subito mi mangio 3 banane.  Mi aspetta una bella salitina e alle 11 ci sono già 29 gradi.

Non ci sono segnali, ma individuo una strada che sale dove devo andare io e una volta lì c’è un altro cartello del sentiero. Sono stanco perché ho dormito poco e fa caldo: ho ancora un litro di acqua di quella offerta dalla pizzeria, ad un tornante trovo un posto all’ombra così mi fermo e metto il pannello al sole mentre io sto all’ombra.

Mi faccio la pasta e non ho molta voglia di proseguire subito, mi stendo lì, per terra dove mi trovo e dormo. Non metto la sveglia, ho deciso di dormire fino a quando mi sveglio, e se dormo di più evito anche il caldo del primo pomeriggio. Quando mi sono fermato erano circa le undici e un quarto, mi sveglio verso l’una. Finisco il mezzo litro di acqua che ho con me e riparto.

Il sentiero sale veloce e io sudo, sudo le braccia e pure le gambe e capisco che fa molto caldo e la quota mi conferma: sono a 600m sul livello del mare. Arrivato alla tappa intermedia, una chiesetta, trovo indicazioni per le grotte perciò proseguo ma da lì non si prosegue. Dovrei riuscire a fare la cresta e scendere a Monteforte Irpino.

Trovo un sentiero inizialmente è pieno di tavoli con immondizia, ma non sembrano pubblici, sembrano come “prenotati” perché alcuni hanno un telo per coprirli e altri strumenti. Io proseguo ma non trovo segni, arrivo alla strada e ho sete, fortunatamente prosegue all’ombra.

Arrivato al paese non trovo una fontana, non voglio fare deviazioni e ho visto che più avanti c’è un supermercato. Continuando incontro un piccolo centro commerciale, prima tappa al bagno ho proprio voglia di rinfrescarmi, mi lavo le braccia e il viso.  Come si sta meglio.. più freschi!

Mi bevo anche una grande quantità di acqua, poi vado a fare la spesa. Mi serve un condimento per la cena e ho voglia di gelato.

Uscendo sono rinfrescato ed il caldo non ha un grande effetto su di me.

Mi aspetta un bel pezzo di asfalto fino al paese successivo e dopo ancora arrivo a Summonte.

Lungo la strada trovo un cartello del Sentiero Italia Campania e prendo la strada, sale molto decisa, non vedo altri segni e mi viene un dubbio: guardo la mappa e fa un giro molto lungo, nom mi convince ,perciò scendo al cartello e  ricontrollo. Scendendo vedo un  segno che mi era sfuggito, ed una volta al cartello devo proprio salire di qui.

Mi scoccia perché allungo e avevo altri piani e poi scopro che non è nemmeno panoramico e tutto su asfalto. A un bivio c’è  un segno nella direzione sbagliata che mi fa perdere tempo.

Arrivo al paese, dove per un pò ci sono segni poi nulla ma continuo, anche qui, a Mercogliano mi fanno allungare salendo fino a metà di un monte, è un sentiero storico, ma è segnato male già dall’attacco.

Salendo incontro una coppia che mi chiede informazioni e mi dice che non esiste il sentiero che dico io e c’è solo quello che sale in vetta, insisto che magari è abbandonato ma esiste. E loro ancora convinti mi rispondono che non c’è. Poco dopo arriva un signore che ha portato a passeggio il cane nel proseguo del mio sentiero, allora chiedo informazioni, esordisce dicendo di essere del CAI.

Lorenzo,stai buono. Lorenzo, non fare lo scemo.

Gli dirò solo che devo tirargli forte le orecchie e che i sentieri sono segnati male. Risponde dicendo che è colpa dei vandali che rompono le tabelle e cancellano i segni.

Comunque mi spiega la strada per il Sentiero Italia Campania e una volta al bivio sotto un tiglio devo seguire le sue indicazioni perché non ci sono segni o altro se non un centinaio di metri più avanti.

Inizia una strada lastricata, non mi piace, mi fa male ai piedi.

È buio e il paese ora è illuminato dalle sole luci artificiali ma nonostante questo trovo indicazioni per proseguire, si tratta semplicemente della strada principale che collega i due paesi: 2,5km e gran parte su area pedonale. A Summonte chiedo di una fontana, e arrivato comincio a tirare fuori tutto quello che mi serve: sapone e cibo.

Comincio lavandomi, la vasca è grande e mi ci immergo le gambe anche se l’acqua è fredda. Arriva una famigliola per prendere acqua e subito il padre comincia con le domande, è allegro e dimostra interesse. Già dalla prima domanda capisco che non è qui per farsi gli affari miei. Mentre loro riempiono io finisco di lavarmi con acrobazie per evitare di finire dentro completamente e poi comincio con la cena. Mi lasceranno un bel ricordo.

Mentre mangio arrivano due macchine in una due vecchi sposini, nell’altra due giovanotti.

I ragazzi mi spiegano che al rifugio più a monte c’è posto per ripararsi e così decido che passerò la notte lì evitando la salita al mattino. Prima di andare il vecchietto che ha sentito la mia storia raccontata ai ragazzi si avvicina e mi dice di stare attento, ma questa volta ho capito che non era insolente come mi è capitato più spesso.

Non ho molta voglia, ma parto per il rifugio che sta 500m più in alto. All’inizio della strada ci sono i cartelli, la luna sta sorgendo e approfitto per non usare la torcia.

Salendo mi accorgo che la luna di colore giallo-arancio è sopra i monti che si vedono grazie alla silhouette creata dalla luce che proviene da dietro, e sotto ci sono i paesi illuminanti. Una bellissima vista che di giorno non avrei potuto godere.

La salita è facile, segue la strada, ma è lunga perché ho sonno.

Arrivo finalmente al rifugio che ha una tettoia, provo a vedere se si riesce ad entrare ma è chiuso e leggo sugli infissi “zona videosorvegliata con telecamere GPS per ragioni di sicurezza…”  e mi chiedo di quale sicurezza parlano. A mezzanotte posso finalmente dormire.

Alle 3.30 un auto che si sta avvicinando mi sveglia, “non ci credo, non possono essere i carabinieri!”, poi arriva di fronte a me con i fari puntati. Controlleranno e poi se ne andranno lasciandomi dormire.

GIORNO 48

Quando mi sveglio la temperatura non è troppo bassa, ma devo comunque mettere la felpa, faccio una veloce colazione e parto.

Sono già a 1200m, in mezzo ai faggi che ora sono verdi, ma è inevitabile non pensare a quanto colorato debba essere l’autunno grazie a questi alberi. Sul terreno ci sono le foglie morte che ora hanno più o meno lo stesso colore e creano un tappeto unico.

Dopo 5 km incontro due ragazzi che faranno una parte del mio percorso per andare a raccogliere dell’origano perché “in montagna è più profumato e dal gusto più intenso”. Non ho mai visto la pianta dell’origano, e così mentre saliamo me ne mostrano qualcuna. Partono subito in quarta, ma so bene che è un ritmo troppo alto e che presto rallenteranno. Si fermano quasi subito, con il fiatone e sudati. Mi mostrano il Vesuvio, la baia di Napoli e Sorrento che ora si trovano davanti a noi. È un bel panorama, ma c’è foschia e non si riesce a vedere molto lontano. Mi fa sorridere che sono partito dal livello del mare per arrivare fino qui, e così per ogni destinazione, cima, valle o paese. Ogni cima è un “Sea to Summit”.

Loro, anche se senza zaino, non riescono a tenere quel ritmo e devono fermarsi più volte. Uno dei due è un fumatore, ma sembra cavarsela meglio. Loro sono quasi arrivati perciò ci salutiamo e io proseguo.

Nel bosco è pieno di piccoli moscerini bianco azzurro che svolazzano in tutte le direzioni, ogni tanto passando vicino ad un ramo e spostandolo faccio risvegliare centinaia di questi insetti che fuggendo dalle foglie coprono la vista per qualche istante.

Sto cominciando a sudare e alcuni di questi esserini restano appiccicati a me, non provocano dolore, non pungono. Con la mano li sposto e poi riprendono il volo.

Trovo delle indicazioni ambigue riguardo il mio sentiero più avanti, ma non riesco a vedere dove prosegue così decido di seguire la traccia sulla cresta.

È il bestiame a mantenere questo tratto, ma ogni tanto si perde la continuità, sulla mappa comunque c’è il sentiero e mi indica di proseguire.

Trovo un crinale privo di alberi e decido di fermarmi, ho le scarpe e i calzini pieni di foglie. Tolgo le scarpe e come coriandoli marroni le foglie secche scendono, poi tolgo la soletta e anche da lì ne escono parecchie.

Trovo un segnavia, mi porta a una fontana! Che fortuna!!! Ho sete e non ho acqua con me.

Continuo a seguire i segni, ma passano una recinzione di filo spinato e non vedo il solito cancello perciò scavalco aiutandomi con un robusto albero per evitare di farmi male sulle spine.

Riesco a seguire per un pò questi segni, non vedo deviazioni,  ad un incrocio trovo un altro segno, ma a quello successivo perdo le tracce. In questa zona hanno modificato il tracciato perché “di difficile manutenzione”.  Nella mappa vedo un sentiero lì vicino che mi conduce alla mia tappa.

Lo seguo lungo il bosco e per un pò devo proseguire su un grande strato di foglie secche e rami. Trovo una strada asfaltata abbastanza rovinata e non sembra molto percorsa infatti ogni tanto si stringe fino ad avere la larghezza di un sentiero.

Sto cercando un posto al sole per mettere il pannello a caricare le batterie mentre faccio la pausa pranzo. Trovo diversi buchi di luce nel bosco, ma quando il sole ruota probabilmente si ridurranno e quindi continuo fino ad un bivio spoglio.

Come arrivo prima un auto e poi due moto passano disturbando la quiete del luogo, specialmente le moto, rumorose a dismisura. Il vecchietto in macchina a caccia di legna mi chiede se sto facendo colazione. Non è il primo che parla di colazione all’ora di pranzo o nel pomeriggio, lo correggo dicendo che è un po’ tardi per colazione e che invece sto pranzando.

Sono stanco e mi prendo il tempo per una siesta, lo faccio senza pensarci troppo perché comunque sto ricaricano le batterie con il pannello solare. Quindi più mi fermo e più batteria ricarico.

Dopo un’oretta scarsa mi sveglio, sono riposato e fa caldo, resto con gli occhi chiusi per un po’.

Sento prurito al naso, mi gratto e subito dopo odore fortissimo di cimice. Si era avvicinata al naso e quando mi sono grattato mi ha spruzzato dentro il naso. Direi che è prorpio ora di andare!!!!

Più avanti trovo dei ragazzi che stanno facendo un pic nic, vedo le moto e forse sono quelli che sono passati mentre stavo cercando un posto per fermarmi.

Non mi avvicino, non voglio disturbare e continuo e poco dopo trovo una fontana. Sono partito da poco ma dedico del tempo a rinfrescarmi e a bere.

La strada comincia a stringersi fino a diventare un sentiero, poi si riempie di rami ed alberi caduti. Sono su un vallata stretta che assomiglia ad un canalone e spesso nei tornanti non capisco che devo girare. Poi arriva il momento critico, il sentiero si chiude tra rovi e altre piante.

Per fare 1500m impiego due ore, perdo quasi subito la pazienza, ci sono rovi da tutte le parti, mi pungo le gambe, poi le braccia e quando non mi pungono si impigliano nei capelli. Inizialmente riesco ad usare i bastoncini come machete ma poi la vegetazione è troppa e anche questi si impigliano e resto con un braccio indietro. Per un òo credo di aver perso il sentiero, la mappa mi dice che non è qui,ma dopo qualche metro trovo un cartello del CAI che mi dice di essere sulla traccia del sentiero. Quando finalmente si apre il mio morale è molto sollevato, ma finisco subito in un vicolo cieco. Torno indietro e ci sono molte possibili deviazioni eppure sono vicino alle case. Non più di 70m.

Arrivo su cemento,  trovo una piazzetta e mi siedo. Devo riordinare le idee. Intanto pulisco le scarpe da foglie, semi e quanto si è infilato dentro.

Vicino c’è um supermercato, faccio una bella spesa perché domani è domenica e non passerò nemmeno per paesi se dovessi trovare inconvenienti. Lo zaino pesa molto più del solito, ma lo alleggerirò subito un po’. Proseguo fino ad una fontana, nel paese successivo la trovo a circa 3km. Intanto mentre cammino mangio banana e albicocche accompagnate da un pò di latte di soia.

C’è un pelo d’aria e la fontana è proprio sulla strada ma anche vicina ad un porticato. Entro e chiedo se posso sistemarmi per mangiare ed acconsentono. Il sole tramonta e cominciano ad accendersi le luci del paese.

Mangio e dopo l’iniziale prudenza si offrono di aiutarmi se necessito di qualcosa.

Dico che ho appena fatto la spesa e lo zaino e già sufficientemente pesante.

A fine pranzo ho sonno, mi stendo, ma mi sento troppo osservato da chi abita qui allora raccolgo i rifiuti e me ne vado.

Ormai è buio, e le strade secondarie non sono illuminate, ma passando la piazza ben illuminata tutti mi guardano e probabilmente commentano. Sono ad Airola e vedo indicazioni per la Via Francigena, un altro lungo percorso italiano.

Continuo ancora 3-4km verso la salita del giorno dopo, fino a quando trovo un posto piano e non caotico lontano dalle macchine.

Le stelle sono poche per la foschia e la vicinanza al paese.

Dò un occhiata per possibili cartelli del sentiero ma nom vedo nulla: ci riproverò domani mattina con la luce.

GIORNO  49

Sto bene nel sacco a pelo, ma quando esco non devo mettere la felpa, sono a soli 350m sul livello del mare. La batteria di scorta è praticamente esaurita, ho solo un led acceso su 5, ma per ora il cellulare è completamente carico.

C’è un bivio dove mi sono messo a dormire e non so quale strada prendere, ma in rete ho trovato la traccia di alcuni ciclisti e prediligo la loro direzione.

E così poco dopo arrivo ad una stazione forestale con il segno del Sentiero Italia C, e prosegue su una strada larga. Io ho già caldo dopo 2km. Lo zaino pesa, e sento che il passo è lento. Ma non voglio sudare, sono già abbastanza sporco.

Così piano piano salgo seguendo la strada, trovo dei tagli a volte segnati come sentiero e altre volte no ma la strada sale davvero lentamente. Purtroppo le staccionate sono tutte rovinate, molte a terra.

Fa caldo, e decido di fermarmi e bere un pò.

Svoltando mi trovo nella vallata a fianco dove c’è un pò di venticello che mi rinfresca,  il tempo sta cambiando, il sole è coperto dalle nuvole, ma ancora non si è abbassata la temperatura. Alcuno raggi del sole illuminano la parete dolomitica e una chiesa che sta ai piedi di essa. Un panorama che dona un pò di respiro a tutto il bosco che vedo. Pochi minuti, un pò di frutta e sono di nuovo con lo zaino in spalla.

Controllo la quota e mi dice 800m, mamma mia. Ancora così tanto manca?

Devo arrivare a 1200m ma sto salendo davvero molto piano, vedo la strada poco più in su e il crinale è pulito e taglio ancora una volta e circa a metà trovo un segno del sentiero.

Il mio istinto mi ha portato sulla strada giusta, ma non c’erano indicazioni sulla strada per salire di qua così finisco anche oggi tra i rovi, ma questa volta solo da un lato e così schiacciato sulle piante del lato opposto proseguo agevolmente. Mi fermo ancora, sono molto sudato. Questo zaino pesa molto più del solito.  Questa volta ho voluto essere sicuro di non restare senza cibo e forse ho esagerato un po’, ma so che mangiando lo alleggerisco.

Arrivato in quota comincio una strada sulla cresta, che poi devia per stare più basso. Non prendo il sentiero perché non trovo indicazioni e proseguo sulla stradina bianca, arrivando ad una piana dove stanno preparando un grande pic nic di circa una quarantina di persone visto il numero di sedie e tavoli. Sfilo senza disturbare  in cerca di acqua, le indicazioni segnano una fonte poco più avanti ma la trovo chiusa.

Il sentiero che non ho preso ora si ricongiunge con la strada ma non vedo nessuna indicazione. Proseguendo sulla strada arrivo ad una caserma in decadenza che è un punto in cui il sentiero passa e subito dopo un bivio. Non so dove proseguire e seguo la traccia dei ciclisti. Dopo un tratto nel bosco il paesaggio si apre ancora e sono su una cresta molto morbida dove il vento mi porta al naso il profumo di griglia.

Poco sotto di me sulla destra c’è un pianoro dove vedo delle auto parcheggiate e delle persone. Ecco da dove arriva l’odore.

Esito un attimo sul chiedere acqua, voglio arrangiarmi. Proseguo 400m e in un piccolo prato su una curva ci sono 3 vecchietti che passando saluto e la signora incuriosita mi interrog:  finirò per pranzare vicino a loro che mi offriranno acqua.

Mentre preparo chiacchero con loro e poi mi concedo un pò di riposo, ma devo mettermi nel sacco a pelo, c’è aria e non riuscirei a riposare bene.

Mi sveglio davvero riposato ed è uscito il sole!

Riparto, e avendo consumato parte del cibo, lo zaino mi sembra leggero; comincio un tratto di asfalto che mi porta a Piana di Prata dove dovrei trovare una fontana ma non è così.

Sento vociare dal giardino di una casa e mi avvicino per chiedere informazioni su alcune località ma non saranno utili, mi fanno fare una strada molto piu lunga. Avendo aggiornato la mappa, è comparso un sentiero che prima non c’era.

Lo seguo e trovo che è il Sentiero Italia Campania poi lo perdo e proseguo su un altra traccia tra salti calcarei. Il tempo ora sta cambiano, delle nuvole ad est sono scure e sono certo che li piove per le pennellate che dalle nuvole arrivano fino a terra.

Arrivato sul punto più alto mi si apre il paesaggio anche a nord e vedo le nuvole veloci che si muovono verso di me vicine alle cime degli alberi. L’aria fresca che ne deriva è una dolce carezza che mi rinfresca tutto il corpo.

Dietro di me il sole caldo di metà pomeriggio e davanti nuvole che promettono pioggia. Entro nel bosco cominciano i tuoni. Mi vesto per coprirmi dalla pioggia e metto la protezione allo zaino. Sta già piovendo,  non ho fatto in tempo ad asciugare il sudore, ma le temperature sono abbastanza alte per non farmi percepire freddo.

Comincia da subito a piovere forte e il cellulare comincia a vibrare e a dare i numeri. Significa solo una cosa: è difettoso. Non ha nemmeno un mese di vita e dovrebbe essere impermeabile. Fortunatamente in questa zona c’è un sentiero molto netto grazie al passaggio di bestiame e perciò non guardo nemmeno il telefono ma la batteria si sta scaricando velocemente.

Arrivo in una area pic nic e mi fanno ridere tutte le persone che si sono nascoste in macchina aspettando chissà cosa con i loro vetri appannati e le facce appena visibili nelle zone dove hanno pulito il vetro per vedere fuori.

Il fumo che si alza dalle rocce mi fa capire che li c’era del fuoco probabilmente usato per cucinare. Due ragazzi non sono dentro le macchine, probabilmente il motorino è loro e non hanno nemmeno un impermeabile. Se la beccheranno tutta. Chiedo loro dove trovo la fontana che dovrebbe essere nei paraggi, seguo le loro indicazioni, e quando arrivo bevo direttamente dalla fonte, intanto la pioggia si placa.

Le scarpe sono zuppe e si sono riempite di terra perché ho spesso dovuto metere i piedi in pozze o rivoli d’acqua che scorrevano a valle.

Nel bosco piove ancora, ma uscendo non ci sono gocce. Vedo delle tracce di due cavalli, sono tracce fresche: pobabilmente qualcuno era salito per fare una scampagnata e mangiare con gli amici, ma colto impreparato è corso a casa.

Sono convinto ci sia una strada più breve, ma non la conosco e quindi seguo le tracce che seguono l’unico percorso che ho sulla mappa che mi portano fino a valle.

Vedo che si sta preparando un bellissimo tramonto per le nuvole che sono rimaste nel cielo, e quando il bosco si apre e mi permette di vedere sotto vorrei fare una foto, la luce è molto calda e soffice perché molta è riflessa dalle nuvole ma ho solo il 9% di batteria che mi serve per arrivare a valle,contattare un b&b per ricaricare i dispositivi e contattare mia madre per avvisarla che il telefono non funziona così da organizzare la sostituzione o la riparazione tramite il venditore.

Arrivato a valle nel paese di Solopaca cerco una spina, l’unica che trovo non funziona!!!

Ho preso la batteria di scorta e l’ho spremuta e ora mi resta il 4%. Lungo le vie trovo un giovane alla porta intento a salutare delle persone,  chiedo se gentilmente mi fa ricaricare il telefono, non sembra molto contento ma mi fa entrare.

Come entro sento una botta di caldo, vedo sul tavolo del salotto bibite e pasticcini e poi compare la compagna con un piccolo fagotto. Capisco che c’è una new entry in casa e si chiama Ambra. Il ragazzo rassicura la ragazza spiegando il motivo per cui sono entrato. Metto subito in carica il telefono. Tolgo la modalità aereo, ma non c’è campo. Per fortuna lo dico a voce e confermano che non c’è rete. Mi prestano la rete Wifi così posso controllare se i b&b hanno risposto. Uno dei due ha risposto ed è libero e disposto ad aspettare il mio arrivo!

Dopo l’iniziale diffidenza il ragazzo si incuriosisce e mi fa un po’ di domande. Io temporeggio fino a quando il cellulare ha raggiunto il 20% di carica. Ringrazio, saluto e riparto per gli ultimi 3km fino a Telese Terme. È buio ormai fuori, il tramonto me lo sono perso, pazienza, ho condiviso alcuni momenti del viaggio con questa giovane coppia che mi è sembrata contenta di ascoltare.

Ora è tutto asfalto, sono un pelo in ritardo ma essendomi riposato un po’, il passo è veloce e recupero facilmente. Arrivo in orario e mi vedono fuori dal cancello ancora prima che io possa suonare. Mi apre Nicola, spiego in velocità la mia storia e poi subito in camera a prepararmi la cena e a caricare i dispositivi.

C’è la televisione, il bagno in camera, letto matrimoniale, beh.. Mi sento un signore.

Mentre mangio organizzo la sostituzione o riparazione del telefono.

Fatto questo me ne vado a dormire.

GIORNO  50

Il telefono mi è arrivato ieri poco dopo pranzo e mi ci è voluto fino alle 23.30 per scaricare tutti gli aggiornamenti e le mappe.

Mi sveglio e comico a riordinare le cose e a infilarle nello zaino. Mi faccio una doccia e tutta la pelle morta mi viene via. Non erano bastate le altre due docce.

Non ho nemmeno più contanti con me e devo andare al bancomat. Insomma parto solo dopo le 10. So che mi aspetta un lungo tratto di asfalto e con oggi dovrei finire i primi 2000 km ma anche la Campania.

Non fa ancora molto caldo, ma sudo più del solito, sicuramente questi giorni di relax e senza sole mi hanno riportato ai miei soliti standard. Sento molti dolori nelle gambe, sia muscolari che non. Caviglie, anche e piedi si fanno sentire, ma ad intervalli. I piedi in maniera più costante.

Lungo la strada vedo di nuovo il finocchio selvatico che non vedevo probabilmente dalla Calabria o addirittura dalla Sicilia.

Sempre lungo la strada trovo un albero di prugne e ne prendo 7-8, quelle mature sono molto profumate e dolci, le altre invece hanno un sapore più deciso e secco.

Sarà il riposo, sarà per il poco dislivello o semplicemente la giornata giusta ma cammino veloce e riesco a gustarmi il paesaggio. Calcare e dolomia, mi fa pensare a quanto mi piacerebbe essere tra le “mie” montagne. Salire sopra i 2000m gustarmi il paesaggio in maniera più rilassata e poi passare la notte a guardare le stelle.

Verso mezzogiorno arrivo al primo paesino, non ho fame ma mi fermo per riposare un po’ e bere, tanto il prossimo paese si trova a 3km, se avrò voglia mi fermerò li.

Continuando trovo mele, melograni e cachi ma è ancora troppo presto.

Arrivo al paesino successivo e mi fermo solo per rinfrescarmi visto che il sole comincia a scaldare!

I rovi che tanto mi hanno fatto penare nei giorni passati, ora mi regalano le more.  Alcune sono pronte e così quando ne trovo qualcuna me la mangio. Certo non sono bio trovandosi a fianco della strada, ma sono sicuramente km 0.

Arrivo a Piedemonte Matese e qui comincia la vera salita e anche un sentierino facile che mi porta a Castello Matese.  Mi fermo sempre e solo per rinfrescarmi e bere. Comincio a vedere i segnavia del CAI e cerco di seguirli ma ogni tanto li perdo tra le vie. Seguo fino a San Gregorio Matese e lungo il tragitto trovo un punto panoramico che permette di vedere la stretta vallata con le pareti calcaree decisamente verticali. Scorgo anche uno che sta gironzolando con il paracadute.

Dopo San Gregorio segue un altro sentiero che mi porta al lago Matese e senza accorgermene sono già in Basilicata come mi spiegheranno più tardi. Durante la salita ho delle fitte al tallone e al tendine d’Achille. Non ho subito urti e non ho ricordi di qualcosa che potrebbe aver causato questo dolore, in più ho riposato i giorni precedenti.

Mentre sto scendendo al lago so che mi mancano 10km circa e calcolo 2 ore di percorrenza, ma quando esco dalla boscaglia vedo la direzione che devo seguire e c’è un bel monte più alto del punto in cui mi trovo. Più alto di 500m. Capisco che le 2 ore non saranno sufficienti. Non ho ancora mangiato e non ho un condimento per la pasta ed a questo punto nemmeno lo avrò per cena perché arriverò sicuramente ad alimentari chiuso. Ho comunque frutta secca,  e un po’ ne mangio subito perché ho un buco nello stomaco.

Sono sul pianoro del lago, il sole è basso e di taglio e accarezza i monti. C’è un po’ di foschia che ammorbidisce e diffonde la luce. Vorrei fermarmi qui per aspettare il tramonto e fotografare tutto, ma è ancora presto e continuo sperando di trovarmi in un punto favorevole per delle foto successivamente.

Il sentiero comincia con una traccia difficile da trovare ma ci sono molti segnavia ad aiutare. Fino quasi in cima lo seguo facilmente poi cerco semplicemente di seguire la mappa. Mentre sto salendo le nuvole si colorano di arancio e poi di rosso- rosa pallido, faccio qualche foto ma forse venivano meglio dalla piana.

Ci sono molte mucche in zona e mi sporco facilmente con le feci.

Il dolore al tendine è tornato e mi fanno male un po’ tutte le gambe. Sto procedendo piano per questo.

È sempre più buio ma ormai vedo dove voglio fermarmi, Campiello Matese. Nella piana ci sono alcune zone in cui l’aria è davvero fresca.

Arrivato entro in un hotel per chiedere se mi fanno gentilmente usare il bagno per pulirmi e riempire la borraccia, ma all’entrata ci sono una sessantina di ragazzi, probabilmente in vacanza, che stanno organizzando la serata con giochi a tema. Sono talmente tanti che bloccano l’entrata.

Chiedo permesso e poi riesco a guadagnare il bagno.

Quando esco il cielo è pieno di stelle e si vede facilmente la Via Lattea.

Trovo un bar chiuso e un angolo riparato dal vento e probabilmente anche dall’umidità e così mi fermo per la notte.

Pasta in bianco e mandorle.

Spero i dolori domani passino, specialmente quello al tendine. Realizzo che ho passato i 2000km, proprio oggi che finisco la Calabria.

Significa che ho tenuto una media di circa 40km al giorno!  Sono contento di questo traguardo! Controllando la mappa mi accorgo anche che sono ormai nel punto più a nord di tutto il sentiero percorso fino ad ora.

Questo si che è andare a dormire con il sorriso.

Annotazioni tecniche:

354,76km
19354D+
18639D-

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