Piemonte 2016

Giorno 84

Comincia a metà giornata il mio cammino in Piemonte e la parte delle Alpi, sono Sella della Valletta, c’è un aria frizzante ma anche se siamo ormai a settembre il sole ha ancora il potere di scaldare. Saluto l’Appennino e vedo di fronte a me dei monti che mi fanno sentire un sapore diverso. Mi fanno sentire un sapore di Alpi, sono monti più alti con picchi più acuti, non più morbidi come la maggior parte degli Appennini. Capisco che da qui in poi sarà più dura fisicamente ma probabilmente più facile per la mente perché i paesaggi saranno di gran lunga più graditi, gli occhi si riempiranno di vallate profonde e di paesi piccoli sul fondo che sembrano irraggiungibili ma che poi scoprirò più vicini di quanto fosse sembrato.

Con un sorriso di soddisfazione muovo i primi passi in Piemonte, con la soddisfazione di aver finito l’appennino e la speranza di vedere tantissime cose belle e di riuscire a continuare con in buon ritmo nonostante i dislivelli più grandi.

Mi fermo quasi subito sul Monte Saccarello, dove c’è una cappelletta. Entro per ripararmi dal vento fresco di questi 2100m. Soliti fagioli con pane e un po’ di nocciolta.

Non ci sono indicazioni per il Sentiero Italia, e non ho molte informazioni a riguardo, devo raggiungere Viozene dove comincia la GTA, Gran Traversata Alpina, passando per Upega. 

Seguo il crinale poi scendo su una carrabile utilizzata perlopiù dai pastori per raggiungere i pascoli. Sebbene per poco, entro in Francia prima della carrabile, lo capisco da dei cippi posti in cresta. La carrabile è in falsopiano chei avvicina velocemente ad Upega, poi trovo un sentiero segnalato anche come percorso in mountain bike, scende molto veloce, e comincio ad assaporare i dislivelli che troverò nelle Alpi. Costeggia un ruscello con portata abbondante dove mi rifornisco di acqua. Ad Upega trovo una locanda e chiedo di un alimentari,ma nulla loro hanno qualcosa e prendo cena e pranzo. Dietro il bancone c’è un ragazzo di Padova ed altri ragazzi sono indaffarati a sistemare il locale, hanno dato una festa ieri. Chiedo di vedere una cartina, è stampata quest’anno è del Sentiero Italia nessuna traccia, ma i sentieri sono presenti. Vedo un rifugio che potrebbe essere una buona tappa ma è lontano, mi dicono circa 6 ore per raggiungerlo e mi propongono un taglio, ma non sarebbe più il sentiero che sto seguendo. Controllo lo stato di carica della batteria per sicurezza e forse ho meno di una carica completa del cellulare. Sarebbe meglio trovare elettricità per non rischiare di restare bloccato da qualche parte lassù. Alle 15.30 riprendo, una lunga strada fino a Viozene, passa per un grande e profondo canyon, ed è una zona ricca d’acqua. Mentre cammino capisco che potrei arrivare al rifugio ed approfittare della sosta notturna per caricare il telefono invece di fermarmi domani in giornata. La distanza è nelle mie corde,ma il dislivello è di 900m e poi qualcosa anche in discesa. Arrivo al rifugio Mongioie che sta poco sopra Viozene e spiegando la situazione mi fanno avvisare il rifugio Mondovì, dove vorrei arrivare. Sono le 17.15 e ci vogliono circa 4 ore per percorrere i 10km, così mi danno una frontale (la mia non funziona più da qualche settimana e la cambierò a Limone quando mi fermerò per un cambio “stagione”) perché alle 21 è buio in questo periodo. 

Parto ae sbaglio direzione, ma me ne accorgo subito. Il passo è molto veloce,  la salita non mi da grossi problemi ma dopo poco decido di mangiare della cioccolata e dell’uvetta così da avere zuccheri sufficienti per tutta la salita.

Comincio subito con le marce giuste, i passi sono giusti, non scivolo una volta nonostante i sassi, la progressione è ottima. Mi sento in forma e sfrutto tutto infatti verso i 2000 manca l’energia, ma ho tempo, perciò rallento per dare al corpo il tempo di recuperare. Il passo è sempre deciso ma non vigoroso come prima. Sono sudato ed il vento è davvero fresco, o mi fermo e metto la felpa o aumento e faccio in fretta a superare la sella e ridiscendere. Beh..decido di aumentare. Il sudore si asciuga e riesco a resistere al vento mentre sono sulla sella. Sento fischiare, lontano vedo dei camosci, che gioia. I primi del viaggio. La discesa è più semplice, ci sino punti in cui ho poca aderenza, i muscoli sono molto tirati e mi fa senso vederli così sporgenti. Ma dopo 20 miniti mi trovo in piano. Arrivo al rifugio prima delle 20. Sono stato velocissimo, ma quando le gambe chiamano meglio rispondere! Entro ed il gestore capisce quasi subito chi sono.

Non mi va di prendere l’energia e basta perciò ceno in rifugio nonostante abbia cibo con me. Mi fermo fino a restare l’ultimo, mi metto d’accordo per passare domani a riprendere il telefono. Mi fermo sotto una tettoia per evitare l’umidità. 

Giorno 85

Mi sveglio e nel rifugio è ancora buio perciò faccio colazione mentre aspetto. Ma resto nel sacco a pelo perché è bello fresco fuori. Quando ho finito, si accendono le luci del rifugio, faccio lo zaino in fretta,riprendo il telefono è saluto. 

Non mi vesto molto perché si parte in salita. Temperature ideali per cominciare una bella salita. 200m più in su c’è un laghetto, ma quando ci arrivo è asciutto. Oggi sono molto tranquillo, percorrerò solo 30km perché una volta arrivato a Limonetto mi fermo per 2 giorni per cambiare attrezzatura, riposare e lavare i vestiti. Ci sono diverse marmotte che quando passo fischiano avvisando le altre della mia presenza. Il paesaggio mi soddisfa. Sono riposato e cammino senxa accorgermi di fare molto metri. Ogni tanto mi fermo per guardare cosa sto lasciando dietro le spalle. Salito fino a 2200m si scende dall’altra parte,in un altra vallata. Una esperienza che sarà ricorrente lungo la GTA. Comincio ad apprezzare l’impotenza e la bellezza del Marguareis che la sera prima avevo visto solo in foto nel rifugio. A Pian del Lupo trovo un rifugio molto carini, due foto e di nuovo continua la sfilata di questi monti. Arrivo al laghetto Marguareis, dal quale prendo un po’ d’acqua. Un 1,5km in falsopiano poi salgo ancora sopra i 2000m. Vedo la pianura padana, sembra li, vicinissima meno di 20km in linea d’aria. All’ombra le temperature sono fresche, ma il sole picchia. I panorami sfilano tutto attorno a me, ogni 300m sembra di essere in un posto diverso. Sono molto sereno per l’imminente riposo che mentre salgo canticchio una canzone che mi è rimasta in testa dal 15 di agosto, quando ancora nelle Marche mi sono fermato a quella festicciola. Sono di nuovo sopra i 2200m, mi fermo in una sella dove c’è un cippo si confine, lo faccio apposta. Lo faccio per pranzare in Francia. Da ora il sentiero continua con saliscendi più appenninici, ma sempre decisi. Mi mancano 15km. È bello sapere che a metà giornata mancano 15km. Quindi ora poco dislivello, passo dei laghetti piccoli, ci sono delle strade e dei forti militari una volta usati per controllare il confine. Lontano vedo dei ghiacciai, prima alcuni piccoli poi ne vedo altri molto più grandi che sono in direzione del Monte Rosa e del Cervino. Sembrano lontanissimi, ma si trovano solo a 90km da me. Se ci fosse una strada diretta sarebbero solo due giorni di cammino. Il Monviso spicca rispetto tutte le altre cime per vicinanza ed altezza.

Non trovo molto segni della GTA, ma per fortuna trovo dei cartelli scritti in francese che mi indicano la via. Scendo fino a Col di Tende dove ed ho qualche difficoltà a trovare il sentiero, continua su una via romana ma quando raggiunge l’asfalto un cartello mi indica di proseguire in direzione NO ma non c’è nessuna indicazione in quella direzione da qui fino a Limonetto non trovo nulla. Comunque proseguo fino a Limone Piemonte dove ho prenotato un b&b, dove arriverà una spedizione con i materiali che mi serviranno. Nel b&b c’è di tutto, mi faccio una doccia e riposo mentre aspetto il pacco. 

Quando arriva comincio con calma a scegliere cosa portare con me e cosa rispedire, non è facile. Ora il meteo può davvero cambiare e non è una possibilità da escludere l’incontrare forti piogge per più giorni consecutivi. Le quote ed il periodo dell’anno mi complicano le cose, ma decido di continuare a portare i pantaloncini con me.

Giorno 86

Mi sveglio alle 6, vado al bagno,  mi peso e vedo che i 4 kg persi sono stati recuperati. Decido che dormirò ancora, in fondo chissà tra quanto potrò dormire in un letto comodo. Verso le 8.30 mi risveglio, sistemo le ultime cose. Faccio colazione e mi metto felpa è leggins perché ieri non era caldo. Metto lo zaino, non sembra così pesante, è sicuramente più comodo dell’altro anche perché l’altro era da alpinismo e non per lunghi trekking. Lo sento bene anche se il pannello solare, ora più grande, è un po’ ingombrante. Ho sistemato bene le cose dentro lo zaino secondo un ordine che secondo me è efficace, ma so che in questi giorni capirò se lo manterrò o dovrò modificare qualcosa. Esco, fa caldo e mi devo spogliare, per fortuna ho tenuto con me i pantaloncini. Per arrivare a Limonetto, dove ho lasciato il sentiero, devo percorrere 5km. Anche qui tento con l’autostop, e dopo poco si ferma un auto che fa pure una piccola deviazione per portarmi dove ho lasciato il sentiero. Non trovo subito le indicazioni ma a Limone avevo trovato una mappa con tracciato il sentiero, l’ho fotografata e così sono riuscito a trovare i cartelli. Sono le 10.40, comincia con una salita che subito mi fa sentire il peso dello zaino. Ora lo sento più pesante. Da subito comincio a sudare. Le scarpe sono strette, spero si allarghino sub, in più ho un dolore ai polpacci, lo stesso riscontrato quando mi sono fermato prima di cominciare con la GEA. Mi scaldo e passa. Comincio a sudare, ho le braccia e le gambe che sbrilluccicano. Lo zaino è tutto un altro mondo, ed arrivo in cima che nemmeno mi accorgo di aver camminato per due ore. Per il primo tratto di discesa c’è pure un cordino di acciaio per sicurezza; la roccia è friabile, ma non è così esposto ma comunque per un breve tratto mi fa comodo. Sto scendendo vero un lago chiamato lago degli alberghi, ma non ci sono costruzioni di nessun tipo, ci passo vicino e continuo la discesa verso Pallanfrè, ora si scende più dolcemente. Non arrivo al paese perché il sentiero devia prima ed io comunque non ho bisogno di nulla. È mezzogiorno passato e a breve mi fermo così da affrontare la salita di 800m con più energia e meno peso, ma non ho proprio fame. Quindi salgo fino ad arrivare a 100m dal crinale, mi fermo in un posto dove finalmente non c’è erba alta. Mi sarebbe piaciuto di più mangiare poco più in su per il panorama ma sono molto sudato e se c’è vento rischio di prendere freddo. Mollo le scarpe ed i piedi ringraziano, queste sono più rigide e non accennano a mollare. Mangio un pezzo di dolce che mia mamma mi ha messo nel pacco come sorpresa. È una bomba! Oltre ad essere molto buono è praticamente tutta frutta secca di diverso tipo che mi fornirà un sacco di energia! Oggi è meglio se mi fermo presto, scarpe nuove, zaino nuovo. Non è il caso di strafare, il fisico deve adattarsi ed io devo trovare la giusta posizione per lo zaino, aggiustare gli spallacci ed il resto. Per le scarpe devo capire come allacciarle in base alle esigenze. Ripartendo ho di nuovo il dolore ai polpacci, me lo aspettavo e dopo 5 minuti è sparito.

In quota mo aspetta un piccolo tratto in cresta, po scendo verso Trinità, 1100m tutti d’un fiato. Non mi preoccupo, ma quando scendo sento le scarpe, specialmente la destra battere in punta e l’alluce ne risente. Dovrò togliere le suole per recuperare spazio. Ho calzini fini,ma sono gli unici. Gli altri sono tutti più spessi, presi pensando ad un clima più freddo. La discesa è lunga ed io sono stanco. Mi sento fiacco, ogni volta che il sentiero torna in piano ho una sensazione di malessere. So che è momentanea, sta cercando di imbrogliarmi. Io so che posso molto di più. Così continuo fino al paesino, arrivo al posto tappa che è una locanda, chiedo se hanno del pane e me ne danno quanto chiedo, mi fanno pure un prezzo onesto. Mentre aspetto che mi facciano la confezione tolgo le solette dalle scarpe, ora cammino più tranquillo. Purtroppo legumi non ne hanno e per i prossimi giorni niente alimentari. Dovrò inventarmi qualcosa. Prendo tutto e riparto, sono le 17.45. Vorrei fermarmi alle 18,ma continuando sul sentiero non mi piacciono i posti che trovo e decido di arrivare fino al punto più alto della tappa 1500m così da evitare il freddo e l’umidità di fondovalle. Ora sono nel bosco, faggi e qualche betulla. Non è proprio dietro l’angolo questo passo, ma alle 19.15 ci arrivo c’è ancora molta luce, ma oggi va così. 

Sistema materassino e sacco a pelo e ceno con il pane ed un barattolino di carote guadagnato alla locanda. Poi mi stendo e mi metto a dormire. Nei dintorni c’è un capriolo perché sento abbaiare. 

Giorno 87

Durante la notte mi sveglio e mi accorgo di avere solo le gambe nel sacco a pelo, e molto più caldo rispetto a quello che ho usato fino ad ora, ma mi tornerà molto utile se il tempo dovesse cambiare, magari per più giorni. 

Mi sveglio verso le 7 e non c’è umidità, nemmeno freddo. I polpacci non dicono nella, il resto del corpo nemmeno, bene. Inizio con la discesa, poi il sentiero sale. Mi pareva di essere sul punto più alto, invece salgo per un centinaio di metri restando sulla costa poi si scende fino al fiume. Anche qui trovo delle funi, ma non mi sembrano così necessarie.

Al fiume si continua costeggiandolo in salita, da un lato il sentiero, dall’altro una strada asfaltata. A San Gregorio c’è un campeggio, sembra che i sia suonata da poco per loro la sveglia, chi prepara il fuoco e chi è seduto sulle panche con i tavolini da pic nic. A San Gregorio non ci sono alimentari perciò continuo. Una strada che sale piano fino al rifugio Soria. Mi fermo per mangiare un altro po’ di biscotti e mi gusto il paesaggio. Un anfiteatro molto grande, ed in alto ci sono anche dei nevai. Ricomincio ma il sentiero non sale molto veloce, però comunque sudo, un po perché il sole è caldo e non ce vento un po’ per lo zaino più pesante. Oggi è sabato e ci sono altri escursionisti. In cima al passo ci sono due piccoli laghetti dove si specchia l’Argentera. La discesa non è semplice, è pieno di ciottoli per i quali devo prestare attenzione a dove metto i piedi e come. Ogni tanto c’è n’è uno instabile che mi frega, per fortuna l’allenamento fatto negli Appennini è stato sufficiente. Anche se vedo solo una vallata, i panorami si sprecano. Sotto si vede il rifugio Genova che sta tra due laghi. Quando arrivo sotto sembra un piccolo capanno in un anfiteatro di cime di oltre 3000m. Passando sulla diga del lago Chiotas decido che è ora si pranzare.  Non ho molto con me,perciò non mangio molto e mi accorgo di non avere più il cucchiaio con me; devo averlo perso stamattina. Tolgo le scarpe ed il sole mi scalda. I calzini sono bagnati e mi danno fastidio al alluce destro. Mi si sta consumando la pelle e sono più sensibile. 

Con i calzini nuovi sto molto meglio, sono anche più spessi. Anche qui la salita non è impegnativa fino al Colle del Chiapus. Quando sono quasi arrivato trovo tre ragazzi che stanno scendendo dal Argentera e chiedo loro se troverò un alimentari a Terme di Valdieri, non ne sono sicuro ma è probabile non trovi nulla ma mi consigliano di andare al rifugio Valasco, che è più avanti sul mio tracciato, perché conoscono due ragazzi che lavorano li. Mi offrono pure un pacchetto di crackers che consumo come premio una volta passato il colle. Ora la discesa è lunga sia per il dislivello che come distanza, 1150m per 8 km. E spesso tra sassi e ciottoli ai quali devo prestare attenzione. Dopo mezz’oretta arrivo al rifugio Buzzi dove guadagno due cucchiai di plastica. 

La discesa ora mi da un bel daffare, anche perché sono stanco. In più ogni tanto quando c’è qualche saltino mi arriva una scossa su tutto il corpo a causa della pressione sul nervo sciatico. Comunque sto molto meglio di ieri, a parte il nervo ed i muscoli stanchi mi sento bene.  Come percorrenza e dislivello sono anche tropo bene rispetto le aspettative. A Terme naturalmente non trovo l’alimentari, ma a dire il vero nemmeno i segni per proseguire sulla GTA. Proseguo ad istinto poi un cartello e si perde di nuovo la direzione ad un bivio. Ritrovo un cartello ed un altro bivio. Scelgo il sentiero invece di una strada piena di sassi che mi stanno poco simpatici ma più avanti scopro avrei dovuto proseguire sulla strada. Dopo 400m di salita arrivo al rifugio Valasco, che è situato in un pianoro molto bello a 1700m, ci sono ruscelli, larici e mi da un senso di tranquillità. Qui parlo con Federico. Spiego che per altri 50km non troverò un alimentari e che non ho molto con me. Mi da del pane, poi un barattolo di fagioli e della frutta secca che aveva portato su lui personalmente per sé. Finisce che mi offre tutto. Rimango a raccontare aneddoti del viaggio e verso le 19.45 riprendo per trovare un posto dove dormire. In questa zona è freddo, è una piana ed il freddo rimane qui perciò salgo un po’, ma non è facile trovare un posto abbastanza riparato dall’umidità. Comunque sotto due larici trovo un pezzo terreno in piano e senza fare troppo lo schizzinoso mi sistemo. Il rumore di una cascata e dei grilli mi accompagna mentre mangio. Ritrovo pure il cucchiaio! Non mi serve la torcia perché c’è la luna a metà che illumina tutto a sufficienza. 

Giorno 88

Ho dormito bene ma mi attivo svegliato molte volte, come mi sposto dai larici la temperatura cala e vicino al fiumiciattolo ancora di più ma il sentiero parte in salita. Quando devo attraversarlo su un ponte di legno mi fa pensare a qualche enorme foresta in Canada. È una zona ricca d’acqua mentre salgo incontro diversi punti in cui dalle rocce esce acqua. Quando sono salito di 200m riesco a gustarmi la vallata dall’alto, il sole sta sorgendo e vedo i riflessi sui torrenti che scendono a valle come anche il rifugio. Arrivo a Bassa del Druos, sono a 2600m e sono sul confine tra Italia e Francia il panorama da una parte e dall’altra è spettacolare, monti e laghi alpini. Mi fermo per mangiare e medicare l’alluce perché mi da fastidio alla pressione. Ci metto un cerotto e assicuro tutto con del nastro da elettricisti. Ora mi aspetta un tratto in Francia, i segni sono vecchi quando ci sono, ma quando servono mancano, seguo i cartelli francesi ma non sempre sono disponibili, mi accorgo solo dopo di aver preso le direzioni sbagliate quando trovo i cartelli dall’altra parte. Lungo questo tratto trovo diversi francesi che salgono. Comunque raggiungo il Colle della Lombarda poco prima di mezzogiorno, così mi fermo per riposare e mangiare. Non mi sento in forma ed in più l’alluce da qualche problema. Sistemo i cerotti e questa volta faccio una fasciatura più stabile, con il sudore quella vecchia è scivolata. Da qui devo andare verso Sant’Anna di Vinadio, il sentiero segue una cresta morbida ma resto per un bel pezzo in Francia. Intanto delle nuvole scure si formano in direzione della tappa successiva a Sant’Anna. Inizialmente ho dolori al alluce, ma resisto e poi diminuiscono, comunque sto sudando molto ai piedi, le scarpe nuove sono impermeabili ma meno traspiranti di quelle usate fino a Limonetto. Lungo il sentiero cippi e filo spinato ricordano che questo confine è stato deciso con il sangue si molti giovani, anche della mia età. Alla tappa trovo acqua che mi mancava da un po’ e molti turisti, ora vado verso le nuvole grigie, ma vedo che più in là c’è il cielo sgombro, mi fermo per cambiare i calzini sudati e per mettere una maglia a maniche lunghe. Quando riparto a già smesso e poco dopo esce il sole così la maglia è troppo calda. Non ho molta salita e quando passo la forcella mi fermo di nuovo per togliere la maglia. Devo allentare la fasciatura perché l’alluce pulsa, ora una lunga e ripida discesa, devo caricare molto il tallone per evitare che il dito batta sulla punta della scarpa. La discesa mi prova ma non è difficile. A Bagni di Vinadio trovo un alimentari, ma è chiuso. Mi viene in mente solo ora che è domenica. La proprietaria è li per fortuna è mi concede di entrare per vedere cosa prendere, in realtà mi dice che dovrebbero essere aperti. Non c’è molto ma trovo piselli e biscotti, niente pane ma me ho ancora a sufficienza con me per la cena. Il cielo è più grigio ora è come riparto comincia a piovere, mi copro e copro lo zaino, poco dopo finisce ma è stata sufficiente per lasciare bagnata l’erba ed il terreno. Ora sono in difficoltà, il sentiero è molto ripido ed io sono stanco, ho i piedi e le scarpe bagnate. In cima alla Sella del Vaccia c’è una caserma ma la proprietaria del alimentari mi ha detto che non ha più il tetto, se fosse così spero di trovare comunque qualche lamiera per farmi un tetto. Non so se è la voglia di arrivare o è la salita che è davvero lunga, sono un po’ impaziente inoltre sulle cime si sta formando il cappello. Ricordo che ho scaricato le foto del satellite per tutto il sentiero, così controllo lo stato della caserma, ma è scoperchiata. Continuo sul sentiero e vedo che a quota 1600 ce un boschetto abbastanza fitto da offrirmi protezione. Così dopo tutti quei zig zag arrivo alla caserma. Non c’è riparo ed io oggi non voglio prendere umidità, ho già i piedi bagnati da molto. Sono le 19.30 circa, il sole tramonta tra 20 minuti, ma essendoci il cielo coperto sembra essere più tardi. Cerco di fare più in fretta possibile per scendere, ma le rocce bagnate ed il dito dolorante non mi permettono i soliti ritmi. Più scendo e più l’alluce mi fa male, vedo le luci di Sambuco, non manca molto ma non voglio più sopportare il dolore al piede perciò mi sono fermato in mezzo al sentiero sotto dei pino nero sufficientemente fitti che dovrebbero bloccare l’umidità. Mangio due scatole di piselli e 200g di pane. Ora sto meglio, i piedi dentro al sacco a pelo si sono già asciugati e prendo sonno subito. 

Giorno 89

Mi sveglio come al solito di notte, non si che la sia, ma sento un tuono in lontananza. Non ci penso due volte e comincio a disfare il campo. Mentre preparo comincia a piovigginare, quando ho finito piove. Non mi resta che scendere a Sambuco, troverò una tettoia e mi fermerò li. Il dito sta meglio, il sentiero è facile ma evito comunque di forzare. Sono le 2.30 leggo dell’orologio. Se trovo un riparo posso anche sperare di dormire. A Sambuco non c’è anima viva a quest’ora e riesco a trovare una vecchia stalla pulita che mi offre un buon tetto e qualche grado in più rispetto alla temperatura esterna. Preparo di nuovo il campo e mi rimetto a dormire. 

Alle 7 le campane suonano e mi svegliano, l’alimentari aprirà alle 8 quindi faccio con comodo. E così poco dopo le 8 sono al negozietto.  Hanno solo una pagnotta, prendo anche due scatole di fagioli. Solo due perché la vecchietta ni dice che è troppo peso portarne 4 e che troverò qualcosa per le prossime due tappe, dice anche che mettono pioggia nel pomeriggio. Spero proprio abbia ragione riguardo l’alimentari. 

Ora mi aspetta la salita continuativa più lunga da quando sono partito 1400m tutti in su. La cielo è coperto e non fa caldo Inizia ripida in un canyon stretto poi verso i 1700m di quota smorza un po ed il panorama si apre. A 1900 circa trovo una casetta dove c’è un vecchietto che sta canticchiando mentre lavora. Deve essere proprio contento, in un posto così lo sarei pure io. Niente mucche però, solo un cane. Poco dopo mi si allenta un bastoncino e mi devo fermare per sistemarlo, un ottima scusa per fermarsi e godere del paesaggio. Vedo tre stambecchi, sono giovani. Poi un sacco di marmotte che cominciano a fischiare quando sono ancora lontano. La vallata forma una U e da questa parte il paesaggio è ampio, gli occhi sono molto contenti anche se è una giornata griglia le cime sembrano dei castelli enormi. A 2300m incontro una strada prima sterrata poi asfaltata, non ci sono le indicazioni ma a Bagni di Vinadio ho fotografato una mappa che ora mi è utile. La temperatura cala e quel poco di vento che c’è non fa altro che raffreddarmi. Continuo perché è quasi mezzogiorno, ed arrivo ad una tettoia sporca di letame ma mi protegge dal vento, e quando c’è il sole si sta molto bene. Mangio tutto il pane come i due barattoli di fagioli, decido di fidarmi della vecchietta. Devo pure sistemare ancora il bastoncino, non avevo fatto un bel lavoro. Qui peggioro la situazione ed incastro un pezzo dalla parte sbagliata, mi servirebbero delle pinze per tirarlo fuori ma non le ho. Ora ho solo un bastoncino a disposizione. Il sentiero non è segnato bene. Incontro di nuovo l’asfalto e cade qualche goccia, ma più aspetto e più le gocce aumentano quindi mi fermo e copro tutto. La pioggia dura forse 20 minuti, il cielo resta coperto ma in salita ho caldo. Tengo i pantaloni impermeabili perché c’è erba alta. In cima al Monte Crosetta trovo diversi cartelli, ma nessuna indicazione per Celle di Macra o la GTA, nella mappa però è indicato il sentiero è dopo 2km trovo anche un segnavia con scritto GTA. Da ovest si avvicinano nuvole grigie e sembra stia per cominciare a piovere. Sento un tuono verso Celle di Macra, va bene, ho capito, mi copro. Sto seguendo la cresta che mi porta al paese ed incontro dei borghi abbandonati, testano i muri in pietra nera senza tetto, in alcune pietre c’è la data 1880. Mi immagino un uomo baffuto con i buoi che posa per farsi fare una foto cosicché io possa vederla. Dietro di me, a parte il meteo,verso il Monte Tibet un bellissimo paesaggio. Scende pioggia fina e con un solo bastoncino non ho la stessa stabilità in discesa, in più devo state ancora attento al alluce. Le nuvole vanno e vengono sul sentiero ma è sempre ben visibile. Dopo 7 km arrivo a Celle di Macra dove l’alimentari è chiuso il lunedì. Allora mi fermo in un locale per mangiare. Zuppa di verdure e polenta fritta. Chiedo loro se riescono a darmi una mano per risolvere il problema al bastoncino, ci proviamo ma non si trova uno strumento adatto. A casa avrei già risolto ma qui ho poco materiale. Mi scervello tutta la cena e decido di modificare il problema. Smonto il bastoncino così invece di tirate si deve spingere. Basterebbe un tondino da 6-8mm per fare uscire il pezzo incastrato. Ma non hanno nemmeno questo, sono comunque sicuro di trovare qualcosa di adatto lungo il sentiero. 

Mi fanno um prezzo molto buono, e poi mi fanno qualche domanda su di me, così scoprono del mio viaggio e mi offrono di passare la notte in una stanza che solitamente si paga. C’è la doccia e scopro che c’è Wifi gratuito per 2 ore. Le sfrutto tutte per cercare un paio di scarpe nuove e di copriguanti, perché anche quest’ultimi si sono rovinati. Trovo anche un indirizzo di spedizione, un amico che ancora quando ero in Sardegna si era prenotato per incontrarmi in Piemonte. Dovremmo incontrarci più o meno venerdì considerando la distanza. Spero le spedizioni siano sufficientemente veloci. Stanco, mi metto a pancia in su, non mi trovo, mi metto come al solito a pancia in giù e mi addormento immediatamente. 

Giorno 90

Mi sveglio e sento le campane. 5 tocchi. È ora di girarsi e tornare a riposare. Alle 7 invece mi svegliano definitivamente, vado al bagno ed ho male ai piedi, mi guardo allo specchio ed ho due occhiaie enormi. Difficile prendere sonno ora, perciò approfitto per la doccia. 

Dal terrazzo vedo che alle 8.30 l’alimentari è ancora chiuso. Mi avevano avvisato l’avrei trovato aperto solo alle 9.

Ho comunque la colazione con me. 

Appena apre scendo, purtroppo è davvero piccolo ma trovo fagioli e 500g di pane. Tengo fuori il pane per mangiarne un po’. Tanto tra meno di 15 km trovo un altro alimentari. Sto scendendo e passo vicino a degli stabili, uno sembra una casetta per gli attrezzi, vedo un tondino ma è troppo grosso, più in là, dei rami appoggiati al muro, affini lo sguardo e c’è pure un tondino che potrebbe andare bene a me. Infatti calza a pennello, la spina e difficile da cacciare fuori ma c’è la faccio, ora monto il bastoncino e mi assicuro di non fare cavolate. Ora che funziona posso tornare ai ritmi di prima. Mentre scendo il pane finisce tutto. Rare indicazioni della GTA mi fanno capire che dopo diversi incroci sono perlomeno ritornato nel sentiero giusto. La giornata è griglia, ma rallegrata dal passare diversi borghi con case in pietra e legno. Potrebbero essere abbandonati, ma non è così, e lo capisco da alcuni addobbi od oggetti nei pressi delle porte o finestre. Incontro anche qualche persona intenta a fare lavori di muratura. L’acqua è abbondante, anche 3 fontane per 10 case, pensare che in alcuni paesi nel Appennino ho fatto fatica a trovarne una. Da qui in poi incontro diversi borghi, tutti molto belli e rustici. Alcuni tenuti bene, altri più decadenti. 

A Bassina di Stoppo ci arrivo verso mezzogiorno e trovo un albero di mele. Ne prendo quattro. Saranno il pranzo. Mi fermo lungo la strada per mangiare, per cambiare calzini ed approfittare del sole per ricaricare le batterie. Le scarpe sono finalmente quasi asciutte. 

Un km più avanti trovo un altro borghetto molto bello, questa volta c’è un ponticello di pietre ed un ruscello ad abbellirlo.

Intanto verso la mia destinazione nuvole grige si alzano e si fanno sentire con i tuoni. Ma per ora mi sto godendo il sole caldo che mi fa sudare.

A San Martino Inferiore ci lascio il cuore. Un altro borgo, ma abitato. Solite case,fuori rustiche, dentro moderne e volendo in stile leggermente minimale. Le auto nel parcheggio sono tutte tedesche.

Passo per San Martino superiore, anche questo molto bello ma tenuto un po’ memo bene. Incontro una ragazza per la strada del borgo e chiedo se ci viva qualcuno tutto l’anno. Lei è uno dei 9. Molto contento di questa cosa riprendo il cammino. Ora mi aspetta un bosco di larici molto ampio.

Valicate le cime vengo accolto da dei tuoni lontani e non ci mette molto a piovere. Trovo una stalla, sporca nel pavimento e c’è un vitellino che mi guarda mentre mi copro. È solo, non si è mosso, ha solamente guardato un umano indossare delle strane cose per proteggersi dalla pioggia. Spero gli sia piaciuto. Ad Eleva c’è l’alimentari che aspettavo, pane ed un po di cioccolato. Fuori pioviggina, non ho molta voglia di continuare ma li faccio comunque. È difficile capire come vestirsi perché la temperatura cambia molto tra quando sono in salita o in falsopiano o in discesa. Utilizzando le aperture dei pantaloni e giacca riesco a regolare la mia temperatura senza dovermi fermare e togliere tutto per poi magari ritornare ad indossare di nuovo tutto qualche minuto più tardi. I piedi sono di nuovo in una piscina. 

Al Colle della Bicocca ci arrivo ma che fatica. Sono le 18.30 circa e voglio arrivare a Chiesa di Bellino per trovare un riparo perché in questi giorni mettono pioggia, non di notte oggi, ma meglio non fidarsi. Trovo delle baite non più utilizzate che potrei usare come bivacco per la notte,ma c’è ancora luce ed approfitto per continuare. Mi pare di sentire delle mucche in lontananza, ma il cappuccio alzato falsa i suoni, capisco più avanti invece che è cominciato il bramito!. A Chiesa di Bellino incontro un tizio amante dello scialpinismo che mi spiega i vari percorsi del GTA, perché da qui partono diverse varianti e anche dove posso passare la notte. Ad un quarto d’ora di cammino trovo una baita, e aperta e non è molto pulita ma è ormai buio grazie alle chiacchiere. Quindi mi fermo. Tolgo le scarpe e strizzo i calzini, erano bello zuppi.

Pappa e nanna,come i bambini.

Giorno 91

Fa troppo caldo per questo sacco a pelo è sudo braccia e schiena. Ma fuori è buio così mi giro e riprendo sonno. La sveglia alle 5.30 viene puntualmente spenta. Solo le campane delle 8 mi svegliano. Mi preparo e come esco incontro un escursionista che sta salendo. Saliamo per un pezzo assieme, è svizzero e si chiama Marcus, anche lui sta facendo la GTA dopo un centinaio di metri lo lascio al suo passo ed io prendo il mio. Qualche tornante più su, lo vedo intento a farmi una foto, mi fermo. Non so come descrivere la cosa mi mi è piaciuto molto il suo gesto.

Quando sono sul Colletto della Battagliola e sto per scendere mi giro per salutarlo, ma non mi sente, lo saluto agitando in aria il braccio. Non so se mi ha visto. In un attimo sto scendendo molto veloce dall’altra parte. Mi sento bene, probabilmente è lo zaino vuoto, non ho più cibo con me. Scendo molto veloce e fantastico di gareggiare contro chissà chi.

A Pontechianale mi aspetta l’alimentari, spesa per il pranzo e cena,e di nuovo in marcia.

Lungo il lago artificiale mi raffreddo,il sole è coperto e il sentiero piano. Ma sto molto bene che presto mi scalderò, 1100m di salita.

Infatti come comincio a salire riprendo la temperatura, inizialmente il ritmo è buono, poi cala, manca fiato, ma non può essere la quota,sono a 2300m. Dopo aver bevuto mi rinvigorisco. Verso i 2400 la temperatura comincia a calare ed alzare il ritmo per scaldarmi non è facile ma a 2700 arrivo in un bivacco ho deciso di mangiare li e di mettere qualcosa di più caldo addosso. Il sentiero di fa pieno di rocce,ed è pure pieno pieno di omini. Due laghetti di cui uno asciutto. Sono a meno di un km al bivacco è comincia a piovere con qualche chicco di grandine mi fermo subito. Felpa, giacca e pantaloni impermeabili. Molto meglio ora, arrivo al Passo dove pensavo ci fosse il bivacco è trovo le indicazioni che l’ho passato. Continua a piovigginare e voglio fermarmi per mangiare ma non c’è nessun riparo. Trovo un piccolo pezzetto di prato si tanta roccia e mangio. Copro bene lo zaino per evitare si bagni l’interno. Vedo 3 pernici lungo il sentiero, stanno cambiano colore, hanno le ali bianche, ma il corpo ancora scuro. Continuo in falsopiano fino al lago del Viso dove c’è il rifugio Quintino Sella da dove si dovrebbe riuscire a vedere la cima del Monviso, ma le nuvole lo coprono. La discesa verso Piana del Re è lunga, inizialmente si perde quota molto lentamente, inoltre il sentiero è fatto di rocce e salti rocciosi che non mi fanno proseguire al mio ritmo. Le nuvole vanno e vengono come la pioggia. Il sentiero è molto segnato, è mi fa pensare ad un sentiero molto praticato da questo versante. Le rocce sono scivolose, perdo l’equilibrio solo una volta e lo riprendo subito. I paesaggi sebbene con questo meteo indeciso sono molto suggestivi riesco pure a vedere la salamandra (non ricordo il secondo nome)  che è endemica di queste valli. A Piana del Re nasce il fiume Po, fatto una foto di rito e bevuto direttamente dalla sorgente. So che stanotte mettono molta pioggia, perciò mi devo trovare un riparo, e quando sono a Pian Melzè trovo il posto tappa che è un ristorante chiuso, riapre domani alle 11. C’è però l’entrata riparata da un tetto e dalle vetrate di fianchi,mi faccio convincere quando trovo una spina della corrente. È presto, sono le 18.30,ma più avanti non so cosa trovo e la possibilità di trovare un riparo e bassa. Mi rilasso, comincio a mangiare e la pioggia continua, fino ad un tuono che fa vibrare il tavolino su cui mi sono sistemato. Ora la pioggia è davvero tanta. Mi è andata bene. 

Finito di mangiare, entro nel sacco al caldo, intanto la pioggia ha finito. 

Giorno 92

Durante la notte il concerto ricomincia tra lo sbattere della pioggia sul tetto, le luci dei lampi ed il frastuono dei tuoni. Ma io sono al coperto all’asciutto e devo solo cercare di recuperare le forze per riprendere a camminare tra qualche ora. Sveglia alle 5.15. Piove ancora e c’è qualche fulmine. Sono indeciso. Ho un tratto lungo su prati, quindi dove non posso trovare riparo. Intanto faccio colazione e preparo lo zaino. Mi faccio coraggio. Pioviggina appena e sembra stia smettendo però fa freddo, è ancora molto buio e devo usare la torcia. Incontro delle mucche che con gli occhi illuminati dalla frontale sembrano degli spettri al pascolo. Smette di piovere e riesco a vedere il Monviso, sopra i 3000m le rocce sono coperte di bianco, ha nevicato. Che bello poter vedere questi paesaggi in queste situazioni. Cerco di rubare qualche foto ma il cellulare fa quello che può. Non riesco tuttavia a vedere mai la cima, è sempre coperta da una nuvola. I segnavia vecchi e la poca visibilità mi rendono difficile seguire il sentiero, ma sul telefono ho una traccia accurata che mi riporta in carreggiata. Le nuvole si alzano e coprono completamente le cime. Fino al Colle della Gianna non piove, una volta valicato scende qualche goccia. Scendo veloce verso il rifugio Barbara, sosta veloce per controllare la mappa esposta ma non indica la GTA. Una donna esce dal rifugio è mi dice dove proseguire. Dopo 1 km il telefono prende, aggiorno Mattia, il ragazzo al quale ho fatto spedire le scarpe, sulla mia posizione e l’arrivo previsto. Da ora mi concentro solo sul rispettare l’orario. Mi ero da poco svestito e ricomincia a piovere. Un altro valico e dopo un breve tratto su strada prendo un sentiero. Le rocce sono bagnate ma essendoci pascoli il vero problema sono i grandi regali delle mucche. Infatti scivolo più volte. 

Arrivo al rifugio Jervis e smette di piovere, esce pure il sole regalando un timido arcobaleno. Qui la traccia che mi ero preparato a casa e sbagliata, ma ci sono sufficienti indicazioni. Vicino a Villanova il telefono prende e così sento Mattia che è più puntuale di me. Ci incontriamo a Villanova come stabilito, oltre le scarpe ed i copriguanti mi ha portato il pranzo come gli avevo chiesto perché qui non c’è alimentari. Mi fermo un oretta e mezza e si parla di quello che sto facendo io e di montagna, vede anche in anteprima le condizioni dei miei piedi, due pezzi di carme bianca e gialla tanto sono lessi e pieni di calli. Intanto faccio fuori il pranzo, controllo i guanti e le scarpe. Mentre siamo fermi il sole ci scalda ma quando ci salutiamo torna tutto coperto. Riparto alle 14.30, è un po’ tardi, questo significa devo correre per arrivare a Prali Ghigo e trovare l’alimentari ancora aperto. I cartelli indicano 6.40h. Ho 1200m su, 1000m giù per circa 18km. Ho qualche dubbio, ma potrei farcela. L’esperienza scarpe già dai primi passi mi fanno una bella impressione ed i piedi finalmente sono caldi ed asciutti. Infatti parto benissimo, anche troppo e rallento per non bruciare tutte le energie. Sto sudando nonostante sia a 1800 in una giornata uggiosa. Non c’è molto paesaggio da vedere, sono in mezzo alle nuvole, non vedo nemmeno dove continua la strada. Sento pascoli grazie al rumore dei campanacci,ma non ne vedo uno. Tenta di piovere, ma si tratta solo di qualche goccia così non mi devo fermare ed impiegare del tempo per vestirmi. Al Colle Giulian indicano ancora 2 ore, sospiro di sollievo, ma mi accorgo subito essere sbagliato. I segnavia mi porterebbero a scendere, ma per fortuna a valle ho fotografato una mappa che mi dice di restare in quota come avevo tracciato a casa. Restando quota mi raffreddo, resisto perché tra poco si sale un altro po’. Lungo il sentiero trovo delle botole dalle quali vedo che sono stati rovinati gli scalini per scendere, chissà, magari qualche costruzione della guerra. Ci sono dei mirtilli che spuntano qui e li, ma non voglio rischiare di trovare chiuso a valle. Nella zona dei 13 laghi, nella quale molto probabilmente tornerò anche solo per il fascino di sapere esserci 13 laghi uno attaccato all’altro, comincio a scendere. Ora posso usare le energie rimaste, le scarpe vanno bene e così la discesa è veloce, molto veloce tanto che a volte non so nemmeno dove appoggio il piede. Sono troppo veloce che non riesco a deciderlo. Ma dove gli occhi o la testa non riescono ci sono delle caviglie molto preparate. Non a caso in questo viaggio non ho mai parlato di slogature nonostante non abbia mai usato scarponi alti ma sempre scarpette leggere e basse. Vedo che in discesa sto recuperando molto tempo, infatti sto quasi correndo.

Qualche incertezza verso valle sula direzione ed arrivo sull’asfalto. Sono le 18.15 ,1 km e sono a Prali. Yeah, stasera si mangia. L’alimentari è aperto ma non hanno il pane, c’è n’è un altro vicino, nemmeno loro hanno il pane ma ne è restato da ieri è non me lo fanno nemmeno pagare. 

Sono le 19, ancora luce perciò proseguo, mi hanno detto potrebbe piovere perciò cerco un bivacco. Sul sentiero per un pezzo nulla ma dopo 3km nel bosco una deviazione mi porta ad una casetta abbandonata con il tetto un po’ così così ma sufficiente a proteggermi o ad almeno darmi il tempo di fare lo zaino dovesse povere tanto. Alle 21 sono stanco, e messo su un fianco chiudo gli occhi e saluto il vecchio giorno. 

Giorno 93

Sento tintinnare nel sonno, mi sveglio e sta piovendo e dal tetto rotto entra qualche goccia. Io ho un soppalco che mi protegge, ma svegliandomi più tardi, cade qualche goccia anche su di me, sono poche e non piove forte quindi non mi sposto. Ci provo ancora con la sveglia alle 5.15, ma mi concedo mezz’ora. In fondo ieri ho fatto le cose e più di 40km. Alzarsi e sua e c’è un bel freschettto. Parto che è buio nel bosco e quanti respiro vedo il fumo grazie alla luce della torcia. Il telefono non si carica bene, devo capire se è la batteria di scorta della Tregoo,il cavo o proprio il telefono. Ho pure la memoria quadro piena, sia quella interna che quella della SD. Ma ho altre due SD vuote con me. Arrivato a Massello, un paesino intermedio tra le tappe, c’è un cartello che dice 9 ore ad Usseaux, il paese dove troverò l’alimentari.  Sono le 9 circa quindi arriverò quasi sicuramente prima della chiusura. Ora uno dei rari tratti di asfalto, però percorrendolo mi accorgo di non aver seguito fedelmente il sentiero perché due volte trovo cartelli che indicano in direzione opposta un sentiero a fianco strada. Quando arrivo a Balsiglia comincia a piovere, da ora solo montagna per 15km, salirò fino a 2713m al Colle dell’Albergian e sarà uno dei punti più alti che raggiungerò in Piemonte. L’inizio della valle è stretto, poi si apre ed il paesaggio con roccia scura, erba bruciata per l’avvicinarsi dell’autunno e le numerose cascate, mi fanno pensare all’Islanda. Un altro bellissimo paesaggio del Piemonte, reso ancora più particolare dalle nuvole basse e dalla pioggerellina. Mentre gli occhi si riempiono di immagini spettacolari, i piedi stanno diventando umidi. Non capisco se è colpa della scarpa o mia, ormai è tardi per verificare. Ci sono asini e pecore al pascolo a rendere ancora più incredibile il paesaggio che ho di fronte. La cascata principale che prima era lontana ora è più vicina ed presenta un salto di oltre 30m.

Sopra la cascata c’è un pianoro molto ampio, le nuvole coprono le cime ma ogni tanto lasciano vedere la spolverata di neve. A 2500m c’è una vecchia casera, mi fermo per mangiare e trovare riparo dal vento e dalla pioggia. Mentre mangio esce il sole, così mi posso asciugare un po’. Non dura molto perché il vento, sebbene non forte, è freddo. Gli ultimi metri di salita li faccio in modo da scaldarmi per bene. Sul colle ultimo saluto a questa splendida vallata è poi giù fino al alimentari di Usseaux. Un sentiero che una volta sicuramente era una strada interrompe continuamente il mio ritmo per la presenza di sassi. Finalmente dopo 200m di discesa sento i piedi caldi. A valle trovo una piccola mappa del tratto che ho appena percorso nella quale c’è scritto Sentiero Italia, tanto tempo che non lo leggevo. Ad Usseaux non c’è l’alimentari dopo lo sconforto iniziale ricordo che ieri ho sbagliato a fare la spesa ed ho comprato troppo cibo. Quindi ho con me la cena. C’è Wifi gratuito, approfitto per degli aggiornamenti, così intanto che aspetto sciacquo i calzini che sono davvero puzzolenti. Intanto ricomincia a piovere. Riparto e cala di intensità fino a smettere, ma dopo mezz’ora ricomincia, così bagno di nuovo i piedi. Il meteo non dice pioggia per questa notte ma meglio non fidarsi di vistose sta continuando. Verso le 20.20 sono vicino al Colle della Assieta dove trovo riparo vicino una malga. Um termometro dice che ci sono 3 gradi, non mi stupisce, i giorni passati ha piovuto ed io comunque mi trovo a 2400m.

Giorno 94

L’alba questa mattina regala colori caldi, nuvole sature di rosso e poi di arancio. La temperatura è ancora di 3 gradi sopra lo zero, ma il vento fa sembrare ancora più freddo. Mi vesto bene e comincio a camminare, al passo della Assietta c’è un pascolo che si gusta le cime innevate dall’altra parte della vallata. Ha nevicato ancora sopra i 2900m. La strada della Assietta è una statale non asfaltata, tra le più alte in termini di quota. Dopo averla percorsa per 2km le indicazioni mi portano su um sentiero che porta a Salbertrand 1000m di discesa facili. In paese non ci sono indicazioni ma trovo un alimentari così mi procuro il pranzo, altrimenti avevo biscotti da mangiare. Le indicazioni qui mancano ma trovo la direzione. Percorro la val di Susa lungi la costa a nord della valle, il panorama non è chissà che nonostante la notorietà della valle, anzi, direi quasi che è la meno bella di quelle viste fino ad ora. Nel primo pomeriggio sento Simone per aggiornarlo sulla mia posizione e previsto orario di arrivo. Ha parlato di me anche ad un suo amico perciò stasera saremo in 3. La quota in questa parte di sentiero non è particolarmente alta, così favorisce la presenza di rovi.  Ci sono molte more che non sono nemmeno pronte a metà settembre, ma intanto le spine tentano di rovinare i pantaloni impermeabili. Li sto indossando perché ha cominciato a piovigginare. In uno dei borghi che attraverso ci sono alberi di pere e mele, ne prendo alcune, poi mi viene sonno, tanto da volermi fermare, ma mi aspettano per questa sera, allora continuo. Verso Susa il sentiero diventa più interessante, bosco di castagni e qualche casa diroccata, in più ci sono un sacco di muri a secco, probabilmente utilizzati un tempo per delimitare le proprietà. Molte foglie secche a terra preannunciano l’arrivo del autunno. Questo tratto è un comune con la via Francigena che da Roma va a Santiago o viceversa. È ben segnato il cammino, meno bene la GTA e quando arrivo nella strada principale a Susa finiscono i segnavia, seguo quelli della via Francigena fino al centro e poi mi faccio trovare da Alberto che è venuto a prendermi. Alle 17.30 finisce la giornata di cammino, ora mi riposo. Alberto ha scoperto da poco di me e fa domande lungo la strada, andiamo a casa sua mentre aspettiamo Simone. Mi offrono di usare la doccia e mi fanno una lavatrice, beh, i calzini ne avevano davvero bisogno. Simone arriva ed andiamo a cena, un ristorante pizzeria, dove non c’è molto per chi segue diete vegane. Perciò pizza per me. Si stupiscono che ne prendo due. Naturalmente si parla del sentiero ma anche di fotografia essendo appassionati tutti e tre. A fine cena il dolce e poi a casa di Alberto per riprendere i miei materiali. Passerò la notte da Simone anche se è tardi mi fa vedere le sue ultime foto. Alle 23.30 mi dirigo verso la mia postazione notturna. 

Giorno 95

Avendo fatto tardi non mi preoccupo del ora in cui mi sveglio. Scendo dopo aver preparato lo zaino è la famiglia è in cucina, mentre faccio colazione spiego i dettagli del viaggio e di come preferisca il Piemonte al resto del viaggio. Quando usciamo c’è la vicina che ci intrattiene in chiacchiere, lei ha un figlio avventuroso e vuole sapere sul mio viaggio. Mi riempie di complimenti. Ritornati a Susa al inizio del sentiero, è ormai mezzogiorno, oggi tappa corta. Comunque da 400m devo salire a 2500 tutto in un colpo. Saluto Simone mentre fa qualche foto quando mi avvio.  Ieri sera prima che Alberto arrivasse sono entrato nel centro informazioni ed ho chiesto riguardo la GTA, vista la mappa so quale direzione prendere e comunque c’è indecisione perché mancano i segni. Oggi è una bella giornata e così posso approfittare del pannello solare, ma sono nel bosco e non è molto efficace, comunque fa caldo e sudo parecchio, complice lo zaino carico di cibo per mancanza di alimentari. Tuttavia dei ruscelli riescono a fornirmi acqua per dissetarmi. Arrivato a Pietrabruna mi fermo per pranzare ed una signora mi dice che sta preparando il caffè, che bello sentire queste cose, la ringrazio ma rifiuto. Quando esco dal bosco a 1900m proseguo in falsopiano ed il sole è velato e c’è vento fresco, sono costretto ad indossare la felpa. Quando ricomincia la salita esce il sole riscaldandomi e rendendo efficace il pannello. Il Rocciamelone presenta un po di neve sulla cima. Quasi al Colle Croce di Ferro, mi ritrovo in falsopiano ed all’ombra, la temperatura cala bruscamente ed io sudato comincio a raffreddarmi, felpa è ricomincio. Arrivo in un rifugio con un ottimo bivacco è ci sono i gestori, chiacchieriamo fuori dalla porta ma ci sono 6 gradi e le mani sono molto fredde. Li devo salutare perché sono le 18 e non voglio raffreddarmi ulteriormente. Al Colle trovo la scritta SI sul classico segnavia a “bandiera” rosso bianco rosso. Da mezzogiorno sono salito di 2500m, la vista è mozzafiato, cime innevate, ruscelli bianchi scendono sul fondo della vallate ripide, il bosco che quasi di netto segna i 2000m ed a fondovalle un lago con casette tutt’attorno. Un altra strada di ciottoli poco comoda per scendere in velocità mi accompagna fino al lago. Qualche escursionista ha finito la passeggiata domenicale e si sta avviando verso casa. Anche io in fondo sto andando verso casa, ma anche se gran parte del percorso è completato mi mancano circa due mesi.  Chissà se il meteo mi darà una mano o mi complicherà le cose. Le nuvole si stanno colorando di un debole giallo ed il Rocciamelone spicca con la sia cima aguzza. Sopra di lui delle lenticolari. Mentre scendo lungo il fiume i colori si fanno più arancio e saturi, proprio un bel momento. Nei prati incontro un pascolo ed una mucca si avvicina molto velocemente, ho una brutta impressione. Infatti appena la passo è mi giro per controllare la vedo che scalpita, ho un po’ di paura, perciò alzo la voce e prende paura pure lei, le altre mi guardano e basta. 

Proseguo, mi giro ed il Rocciamelone ora ha la lenticolare non più arancio ma una tinta azzurro blu. Sta diventando buio, salgo verso i laghi Falin,  qui metto la frontale. Nel bosco il sentiero diventa molto ripido, il terriccio è umido ed invece di aumentare l’aderenza prendendo la forma del mio passo,mi fa scivolare. Non sono nemmeno sicuro di essere sul sentiero giusto i riferimenti parlano del sentiero 111 sul quale sono ma di una vecchia ferrovia e di una galleria. Quando arrivo a Barma però i cartelli del GTA mi informano che ho percorso la strada giusta. Passando per il paese vedo dentro un ristorante con delle ampie vetrate, è aperto. Le luci sono molto calde, direi quasi gialle, mi invitano ad entrare. Un cliente, probabilmente del paese, è al bancone che parla con qualcuno dall’altra parte. Ma io li guardo da fuori sfilando per la via principale con la torcia spenta. Sto cercando un tetto dove passare la notte e non molto più avanti una casa semi abbandonata mi offre il garage come riparo notturno. Stendo il materassino e controllando i piedi con un leggero massaggio. Stanchi ma stanno bene. La. Era è presto pronta. Un controllo alle mappe ed al sentiero per capire quando fare la spesa e mi appisolo nel caldo sacco a pelo. 

Giorno 96

5.30 suona la sveglia, la voglia di fare pipì è troppa e così mi alzo. Comunque ho qualche km di asfalto per cominciare la giornata, significa non avrò problemi a seguire il sentiero, poi sorgerà il sole. 

Ad Usseglio trovo una mappa piccolina ma abbastanza vecchia, o forse quasi antica che riporta il tracciato del sentiero Italia. Un altra bella salita mi aspetta, ma il sentiero è segnato, ed ogni tanto anche come Sentiero Italia. Verso il colle il vento è più forte ed anche freddo. Resisto sperando scendendo dall’altra parte diminuisca. Devo scendere un bel pezzo prima che il vento non mi raffreddi, le pietre inoltremi rallentano non aiutando la mia situazione. Lungo il sentiero c’è uno dei rari bivacchi,è tenuto bene, 6 posti lrtto5con le coperte. Il sentiero continua lungo il torrente ed il frastuono delle acque impetuose ni accompagna fino a quando il sentiero diventa più dolce. A Balme mi fermo al alimentari per fare la spesa, ma ho una brutta sorpresa al momento di pagare. Non trovo il portafoglio. Potrei averlo dimenticato in macchina da Simone, ma il telefono non prende e non so come contattarlo. Mi dicono che al posto tappa GTA hanno il Wifi. Al posto tappa c’è effettivamente il Wifi, me lo fanno usare. Scrivo subito a Simone, quando mi risponde mi dice che l’ha trovato in macchina. Ci accordiamo per trovarci qui. In cambio del aiuto da parte del posto tappa mi fermo a pranzo, e pagherò appena avrò il portafoglio. 

Un bel piatto di pasta abbondante con un sugo di zucchine,peperoni, carote e panna vegetale. Gioia per la pancia ma soprattutto per le papille gustative. Il gestore è uno del soccorso alpino, non me ne accorgo subito, ma quando me lo dice, ripensando alle domande che ha fatto e come ha reagito alla parola “Sentiero Italia” avrei dovuto intuire che non era uno di primo pelo. Mi da una mano notevole per il resto del sentiero è mi fa vedere dove sarei dovuto passare ieri dopo il lago Malciussia. In questa località la GTA ed il Sentiero Italia differiscono, ed l’SI segue una vecchia ferrovia che passa dentro una galleria. Sicuramente l’interesse storico è notevole, ma la ferrovia continua oltre il sentiero, um giorno ci tornerò. Il gestore mi indica anche degli altri posti molto validi da visitare. Mi parla delle sue esperienze come gestore di un rifugio in Valle d’Aosta a 2700m,e capisco che anche lui ne ha da raccontare molte.

Arriva Simone, un caffè al volo e riparte verso casa. Dovrò farmi perdonare la svista. 

Il gestore mi fa il miglior prezzo che poteva farmi, e così posso ripartire. 

La giornata è calda, sudo, ma voglio tentare di recuperare un po’ di quelle 4 ore in cui non sono riuscito a muovermi. Durante la salita posso approfittare del sole per usare il pannello. Verso il colle del Tirione c’è uno stambecco con il piccolo, sono proprio su uno strapiombo in controluce, non perdo tempo e scatto una foto. Il colle è a quota 2486, vedo il Gran Paradiso da qui. E Domani entrerò nel parco. Sono quasi le 19 e comincia a fare fresco, di là un lungo sentiero di rocce,per alcuni tratti anche impegnativo,man mano che scendo diventa più facile. A 1800m mi trovo su un sentiero stretto dove delle mucche rallentano il mio passo. Per fortuna, una dopo l’altra si mettono sul fianco quando c’è spazio. Scendendo naturalmente è sempre più buio, ma entrato nel bosco la luminosità cala bruscamente perciò indosso la torcia. Mentre scendo,scivolo e prendo una botta sul ginocchio, nulla di grave però. Arrivato al paese non ci sono indicazioni ma grazie al gestore del rifugio-posto tappa trovo la via. Rientro nel bosco e visto che non dovrebbe piovere, mi fermo nel bosco a dormire, sotto un grande albero che mi proteggerà dall’umidità. 

Giorno 97 

Non fa affatto freddo, alle 6.30 mi alzo. Per le 7 sono in cammino. Sembra essere coperto e così spiego le temperature piuttosto confortevoli. Dopo un centinaio di metri di salita esco in una radura e l’alba colora di arancio questa tavola grigia di nuvole, una di quelle albe in cui spero sempre quando esco per fare foto. La salita è ben segnata, ma forse a Ceresole Reale è giorno di chiusura e non ho cibo sufficiente con me per continuare propriamente. Alle 8.30 le nuvole si aprono e promette una bella giornata. Ci sono ancora pascoli in quota, verso i 2300m comincio a sentire le gambe dure, questo è dovuto al fatto che ieri sera è questa mattina ho mangiato meno del solito per razziore il cibo in caso a Ceresole fosse giorno di chiusura. Poco più in su vedo fumo uscire dalla bocca,le mani sono fredde. Sono in pantaloncini e maniche corte.  La temperatura sarà sui 10 gradi. C’è poco vento anche sul collegamento dove si apre la vista su un ampissimo panorama. Le cime sopra i 3000 sono tutte sporche di bianco. La discesa inizia piuttosto impegnativa ma poi continua più agevole. Di essere baite abbandonate compaiono lungo il sentiero, alcune sono usate come stalla dai pastori. A Ceresole trovo un alimentari ma non è molto fornito, ma il gestore mi dice c’è n’è un altro a um km. È poco più grande ma c’è quello che cerco. È ora di pranzo e mangio abbondantemente, ho scoperto che a 30km c’è un bivacco, l’idea di passare la notte li mi stuzzica, ma 30 sono tanti senza contare che aumenteranno sicuramente. Riparto cercando di imporre un buon ritmo per riuscire a raggiungere il bivacco. Il sentiero sale a mezzacosta nel bosco, sale permettendomi un buon ritmo. La quota massima è intorno ai 2000m, mi impegna per un po di tempo salire. Intanto sono entrato nel parco del Gran Paradiso. La discesa è su un sentiero buono a parte alcuni tratti su strada di sassi.  Incontro anche un borgo semi abbandonato, ma questo non mi piace, per niente curato, mi da un senso di disordine e sporco. A Noasca trovo un altro alimentari, cioccolato e ceci e riparto 

Una barretta la mangio subito. Leggera discesa fino a 800m poi su fino a 1500m. Non è molto, ma si sale molto in fretta su un terreno tecnico, per fortuna l’ho incontrato in salita una volta su sono stanco, 30km sono andati, per un po prosegue in piano e mi accorgo che alcune nuvole sulle cime dell’altro versante sono cariche di pioggia. La discesa bella ripida ma non difficile per la maggior parte. A San Lorenzo ci arrivo verso le 18,per il bivacco sono altri 1400m di salita e 300 di discesa ed io sono stanco. Sarà dura, ma l’idea di passare la notte in un bivacco mi ha tormentato tutto il pomeriggio. Comincio a sudare da subito, i tornanti mi sbattono prima a destra poi a sinistra e di nuovo a destra. Non ho fatto scorta di acqua perché prima del bivacco c’è un lago e sicuramente una fonte. Il cielo è una tavola grigia, esco dal bosco e non c’è vento, meglio perché sono molto sudato. Incontro un cane, da solo vicino a delle baite. Non c’è pascolo, mi guarda semplicemente mentre affannato cerco di salire di quota. Verso le 20.15 arrivo all’ultimo alpeggio, praticamente nel punto più alto prima della discesa al lago, mi fermo per indossare la felpa per evitare di raffreddarmi nel tratto successivo. La stanchezza però mi consiglia di fermarmi, ho già 45km e 5000m di dislivello positivo sulle gambe. In una di queste baite ci sono due brandine. Lascio l’idea di continuare al buio con le difficoltà conseguenti e mi sistemo in questo angusto giaciglio. Alle 21.15 i primi tuoni, poi inizia a piovere, dal sacco vedo il cielo attraverso i buchi sul tetto, spero non piova dentro. Con le prime gocce entra acqua dal tetto, ma non sopra di me. 

Giorno 98

Mezzanotte, mi sveglio perché delle gocce cadono su di me. Mi copro con un sacco,ma poi mi accorgo che nel letto a fianco non piove perciò sposto tutto e mi metto di la. 

7 mi sveglio, ieri ho fatto molto, oggi con calma. 

Prima delle 8 sono fuori, per terra è tutto bagnato ed in 10 minuti ho i piedi bagnati, in mezz’ora sento che le scarpe sono piene di acqua. La discesa al lago non mi viene facile, dalla strada al lago si. Arrivato al lago non c’è vento ma ha ricominciato a piovigginare, non c’è aria ed il lago offre un riflesso quasi perfetto dei monti. 

La salita che mi porta al bivacco non è così veloce, i piedi sono già lessi dopo un ora.  La nebbia copre tutto. Non so dove sto andando,non vedo il paesaggio mi devo fidare del GPS e delle mappe.

Arrivo al bivacco dopo quella che sembra una lunghissima salita,in realtà è un po’ fuori dal sentiero e di notte avrei fatto fatica a vederlo. La pancia brontola e così mi concedo una merenda a base di pane e cioccolato. Mi raffreddo presto, per non parlare delle condizioni dei piedi. 

Arrivato a Talosio trovo un paese fantasma, ma almeno il sentiero è ben indicato. Quando riparto per la salita successiva il sole tenta di uscire ma dura molto poco. Scendendo nel altro versante mi aspetta un pezzo asfaltato perciò tolgo le scarpe, strizzo i calzini e riprendo il cammino. Fino a Ronco Canavese tutto bene, non piove più e riesco ad asciugare un po i piedi. Da qui in poi non dovrebbe esserci un tratto di sentiero GTA, ma restando sulla strada asfaltata trovo delle indicazioni che portano verso una laterale e poi su un sentiero, ma è su erba alta così torno a navigare dentro le scarpe. È indicato male, e non sono sicuro sia sul sentiero giusto,poi a fine sentiero sul tratto di asfalto capisco di essere giusto. Ma non riesco a proseguire perché non trovo le indicazioni che mi porterebbero nel altro versante della strada, quindi continuo su asfalto.  Ricomincia a piovere vicino un cartello e trovo una mappa, uno della forestale mi vuole offrire un passaggio, ma vado nella direzione opposta ed inoltre la devo fare tutta a piedi.

Nella mappa c’è l’effettivo sentiero per questo tratto, ho sbagliato qualcosa ma non era segnato. In località Pianetto devo ritornare nei prati, ma l’erba è molto alta e le scarpe si inzuppano di nuovo, non mi è facile nemmeno capire dove proseguire. Quando ritorno sulla strada asfaltata, il tutto è più facile.

A Piamprato ricomincia il sentiero vero e proprio ed in salita. Sono le 19 passate e devo cercare un riparo, il meteo mette miglioramento ma le nuvole ancora non mi piacciono, dopo 200m di salita trovo un vecchio alpeggio, sembra non piova dentro, ma il soppalco è sporco di aghi di pino, ed immondizia varia, c’è la pelle di un serpente vicino il caminetto. Non ho molta scelta, sono stanco ed è abbastanza buio per continuare. Quando mi sono steso dopo la cena sento pure odore di cadavere. Probabilmente qualche animaletto ha trovato la sua fine qui.

Giorno 99

Ho dormito molto bene e gli odori strani non ci sono più, è ancora molto buio e la luce della luna filtra dai buchi nel tetto. Uscendo l’erba è completamente fradicia, non si è asciugata durante la notte. La salita al buio mi costringe a stare molto attento e mentre salgo mi accorgo che alcuni cespugli di erba sono ghiacciati, quindi sicuramente la temperatura è sotto lo zero. Al Colle delle Oche arrivo poco più tardi dell’alba, la giornata è limpidissima, verso la pianura padana ci sono nuvole basse, ma dall’altra parte solo montagne e le più alte ancora innevate. Verso sud vedo l’appennino, e mi pare di ricordare il nome di qualche cima che mi ha felicemente fatto dannare! In discesa comincio a scaldare i piedi che per tutta la salita hanno continuato a bagnarsi ed ad infreddolirsi. 

Perdo la borraccia, non so come sia caduta ed io non me ne sia accorto. Essendo metallica avrei dovuto sentire il rumore sulle rocce. È una zona ricca d’acqua perciò non mi preoccupo, ma di certo dispiace. Qualche alpeggio semi abbandonato accompagna la discesa, poi a 1700 c’è n’è uno in cui si sono ancora persone e bestiame. Non è indicato molto bene il sentiero nella mia direzione ma la mappa mi aiuta. Al posto tappa chiedo se hanno una borraccia dimenticata da qualcuno ma nulla. Sta uscendo il sole ed in una radura dove il telefono ha segnale mi fermo per scrivere a casa e mangiare. Sono vicino Succinto, ma il sole dura poco. Risalendo incontro solo nuvole e nebbia niente paesaggio per ora. Ora scendo verso Quincinetto, a 1400m finiscono le nuvole e vedo la vallata al sole. 

Mi fermo per strizzare calzini e solette confidando di poter asciugare i piedi. Il sentiero è segnalato bene e continua su terra o strade di sassi così i piedi un po di asciugano e si scaldano. Ma le scarpe sono molto bagnate e ci vuole tempo per asciugarle. La parte finale del sentiero mi piace, dei terrazzamenti di vigneti e castagni. A Quincinetto ci sono due alimentari ma una signora si offre di portarmi a 3 km in un supermercato così posso fare una spesa più abbondante e concedermi qualche sfizio. Ritorno a piedi e riprendo da dove ho lasciato. Salendo da Quincinetto che è la quota più bassa di tutto il Piemonte sul sentiero Italia, sotto i 200m, stessi terrazzamenti, forse ancora meglio curati, ma è scuro e forse è questo a renderli ancora più particolari. Mi fermo nel bosco sperando il meteo non sbagli. Qualche insetto mi gironzola attorno ma presto sono nel sacco a pelo.

Giorno 100

Al risveglio hi una brutta sorpresa, c’è una zecca sul materassino, mi controllo subito. Sembro pulito. 

Comincio a camminare che non c’è ancora luce, non fa freddo, a 600m la temperatura è più alta che alle quote nelle quali dormo la notte. Le scarpe sono umide ma l’erba non me le bagna molto, quando sorge il sole mi accorgo che non ci sono molte nuvole, ma il pannello solare non vuole funzionare bene. Salendo incontro una ragazza da sola che si stanno facendo la GTA anche lei in semi autonomia, lei ha passato la notte ad un rifugio che incontrerò tra qualche km.

Il sentiero che prendo dal Colle della Lace non è sulla mia mappa e in questo versante sono tra le nuvole, non è facile capire la direzione da prendere. Il sentiero si sposta sul crinale ed ho a destra nuvole a sinistra la Valle d’Aosta  al sole. Al rifugio Coda mi metto al sole ad asciugare scarpe, mangio ed aggiorno Paolo, sul mio arrivo ad Oropa.  Ci dobbiamo incontrare perché mi vuole conoscere e fare un intervista. 

Purtroppo in discesa ritorno tra le nuvole.  Avevo la possibilità di vedere il Monte Bianco, Cervino e Monte Rosa, ma solo il Rosa si fa vedere tra le nuvole. Scendendo ad Oropa trovo delle catene, scalette e corde per aiutare la discesa. È un tratto impegnativo perché pieno di rocce, ma lo hanno sistemato bene. Agli impianti di Oropa chiedo indicazioni perché mancano informazioni sul sentiero. Una strada di sassi rende la discesa poco fluida,  sono in po’ in ritardo, non mi aspettavo un sentiero così impegnativo per così a lungo.

Finalmente vicino il Santuario incontro Paolo, sono un po stanco. Andiamo subito a valle per fare un po’ di spesa, la doccia e prepararci per la cena. Casa molto bella, mi sistema in una stanza da 5 stelle, con appese al muro foto ricordo ed altre cosa alla quale sicuramente è affezionato. Prima di cena però non sto bene, ho un dolore alla pancia. Vado di corpo prima di partire ed al ristorante ci torno più volte. Mi portano i piatti ma purtroppo l’appetito manca. Un altra volta in bagno e vomito, ora sto molto meglio, non ho molto appetito ma riesco a mangiare qualcosa. A tavola con noi c’è lo scrittore dell’articolo che quando sto meglio mi intervista. Purtroppo ho mangiato pochissimo. Una volta finita la cena ed arrivati a casa, mi concedo un lungo e dolce sonno.

Giorno 101

Riposo molto bene e comincio la giornata con calma visti i trascorsi. Lungo la strada Paolo mi fa vedere dei posti e racconta delle storie a riguardo. La strada è bagnata, ha piovuto stanotte, significa probabilmente mi bagnerò i piedi nell’erba alta. Ad Oropa è il momento di salutarci, ma domani ci rivedremo comunque. È sabato e per parte del sentiero sono su un percorso di gara chiamato “La Bufarola”,  è una gara in montagna dove i concorrenti sono vestiti in maniera bizzarra. Mentre ci salutiamo c’è una ballerina ed una aperta che si scaldano vicino a noi.

Dopo poco mi accorgo di aver lasciato i bastoncini in macchina di Paolo, troppo tardi per tornare indietro, me li porterà domani. Il ritmo ne risente, come non bastasse la fiacca dovuta allo star male ieri.

Senza bastoncini mi sento come Sansone senxa capelli. Vado con calma e mi sa che mi fermerò presto. A mezzogiorno non ho appetito e continuo a camminare. La prossima tappa è un rifugio, ma dovrebbe essere aperto perché fine settimana. Se non fosse così ed avesse il locale invernale è molto probabile mi fermerò li. Ma mancano 15 km e più di 1700m di dislivello positivo. Per ora i sentieri mi hanno mantenuto i piedi abbastanza asciutti. Le nuvole coprono il sole e non ho per niente caldo, sicuramente complice il fatto di non aver mangiato e di non stare bene. I sentieri sono abbastanza semplici e ben segnati. A Rosazza c’è Wifi gratuito, mo fermo per qualche aggiornamento, ma non è così veloce. Quando riprendo sono freddo, incontro due con lo zaino è scarponi e chiedo se il rifugio è aperto, quello in cui vorrei passare la notte. Sembra sia chiuso ma ha un locale invernale,  ottimo.

Per evitare dei pezzi di strada il sentiero mi fa salire su un monte per circa 600m per 7 km e poi scendere a meno di 3 km da dove sono partito, la salita è dura, vado molto piano rispetto al solito, ma non devo mollare. Qualche volta mo fermo per riposare ma riesco senza troppi sacrifici ad arrivare in cima. Scendo abbastanza veloce fino a Piedicavallo, c’è un alimentari ma non ho assolutamente bisogno di nulla. Lo zaino pesa già abbastanza. Quando comincio la salita al rifugio mi pare di stare meglio, e riesco a bere qualche sorso di acqua. 

È lunga ed anche qui ogni tanto mi fermo per riposare, ma domani starò meglio. Mentre salgo ho voglia di cibo tra i più disparati, ma non ho fame. E l’unica cosa che ho con me che mi andrebbe di mangiare è il pane. Anche se salgo la brutta foschia che mi ha accompagnato tutto il giorno copre il panorama a malapena vedo il paese sotto.

Il rifugio è a vista, sembra vicino ma in realtà manca ancora molto, ma piano piano mi avvicino. Oggi è uno dei pochi giorni in cui la pipì è di un colore giallo, altrimenti è quasi trasparente, ma avendo bevuto poco è normale. Verso le 19 sono arrivato e finalmente poso lo zaino. 8 posti letto, coperte e pure un fornello. Forse domani mattina mo preparo un tè. Non mangio molto per evitare problemi. Se mi sceglierò la notte con appetito allora mangerò. Alle 19.30 sono sotto le coperte, le calde coperte. Curioso il sentiero, scrivo queste ultime righe e mi faccio prendere da Morfeo. Domani la sveglia non c’è. Dormo quanto ne ho bisogno. 

Giorno 102

Ho dormito un po’ più del solito, anche se mi sono svegliato diverse volte durante la notte. Ma ora la luce filtra dalla porta. Sono le 7.30. Esco,l’aria è frizzante, ci sono 4 gradi ma io ho ancora il calore del letto addosso e non mi turba. Il sole fa capolino dalle cime di fronte a me ed entra nel bivacco. Un te caldo e dei biscotti per cominciare la giornata. Cime esco decido di togliere la felpa è cominciare senza, e faccio bene perché il sole scalda davvero molto e vorrei quasi togliere anche la maglia termica, aspetto di salire al Colle della Mologna Grande perché una volta valicato sarò all’ombra. Infatti le temperature fa questo lato sono ottime per come sono vestito. Trovo dell’erba gelata. Anche qualche pozza di acqua è gelata in superficie, ma io sono stato così bene nel bivacco. A cavallo del colle successivo ho la possibilità di vedere il Rosa ed il Cervino con i loro ghiacciai. Sto meglio di ieri, il passo è buono, certo di sente la mancanza dei bastoncini soprattutto in salita ma nemmeno troppo. Da qui comincia un lunga discesa fino a quando raggiungo Riva Valdobbia da 2400 a 1100, non è il dislivello il problema ma la distanza. Il sentiero scende piano e sembra non finire. Incontro qualche escursionista sul sentiero ed ogni tanto perdo la traccia. Comincio ad avere quella gradita sensazione di appetito che da l’altro ieri non avevo. Verso Sant’Antonio in Valvogna incontro diversi turisti della domenica. Quasi tutti parlano di cibo e rifugio. Mi fermo per mangiare e riesco ad ingoiare quasi un solito pasto. Da Sant’Antonio è quasi tutto asfalto, in discesa. I piedi oggi sono asciutti. Stanotte mettono ancora bello quindi mi fermerò dove capita.

La giornata è splendida e riesco ad usare il pannello con meno problemi del solito.

Nella via principale di Valdobbia c’è una festa, tavolini e bancarelle con prodotti tipici e varie cianfrusaglie. Stilo tra la gente disinteressato, ma non passo inosservato visto l’abbigliamento e lo zaino. 

Ad Alagna incontro di nuovo Paolo, mi ha portato i bastoncini ed un po’ di spesa in più che ho fatto. Beviamo una cosa insieme poi riparto, scopro c’è un bivacco vicino il Colle del Turlo però è un bel po’ di strada 1700m in su ed altri 600 in giù e sono già le 15.00.

Comunque vale la pena provarci. Mentre comincio la salita mi trovo di fronte il monte Rosa, vedo la Capanna Margherita, che è il rifugio più alto d’Europa, e poco dopo entro nel parco più alto d’Europa. 

In un rifugio c’è un bel viavai di gente, oggi è domenica e molti di questi saranno sicuramente andati a farsi una passeggiata. 

In salita con i bastoncini sento che il ritmo e tornato il solito. La pancia non da grossi problemi e riesco a spingere un po’, passo alcuni alpeggi, poi il lago del Turlo ed infine per le 18.30 sono sul colle, la mulattiera bel altro versante è in condizioni migliori e c’è pure della neve. Il sole non mi illumina più, la discesa è meno impegnativa della salita ed in poco tempo le mani sono fredde ma resisto.  Non ci metto molto ad arrivare al bivacco, prima delle 19.30 sono dentro. In realtà i bivacchi sono due,ma mi metto in quello a botte. Non è caldo, ma sempre meglio che stare fuori. Avrei potuto avvantaggiarmi con il percorso, raggiungere Macugnaga, ma l’idea del passare la notte nel bivacco mi piace molto di più. 20.15 si spegne tutto e si fa la nanna. 

Giorno 103

Alle 2.30 mi sveglio per l’ennesima volta ed ho freddo, perciò esco dalle coperte del bivacco è tiro fiori il mio sacco a pelo. Appena ci entro sento che è tutto un altro mondo. 

Probabilmente è colpa dell’umidità. Qualcuno ha lasciato le finestre e le aperture del bivacco aperte che hanno permesso all’umidità di depositarsi sui materassi e coperte. Anche oggi non riesco a fare la solita colazione ma dopo due giorni riesco ad andare di corpo. Fuori c’è dell’erba gelata e un venticello parecchio fresco, nel bivacco la temperatura è di 4 gradi. La discesa continua su mulattiera, le mani sono fredde ma dopo 20 minuti si scaldano. Le rocce a volte sono molto umide od addirittura bagnate da delle fonti d’acqua, il rischio è di perdere l’equilibrio e farsi male ma fila tutto liscio. 

A fine vallata svolto a destra per dirigermi verso Alagna dove arrivo verso le 10. Mi fermo per finire la colazione, e per prendermi della Coca-Cola per rimediare ai problemi alla pancia. Quando comincio incontro dei tipi che mi interrogano sul viaggio così finisco per mettermi in marcia alle 11. La direzione e Colle del Monte Moro, il punto più alto in Piemonte a quota 2866 e lungo tutta la salita riesco a vedere la parete est del Monte Rosa. Litigo con il pannello perché non vuole funzionare bene nonostante il sole limpido. Mi rinfresco in dei ruscelli perché al sole la temperatura è alta, lo zaino è bello carico, in più la salita ha una bella pendenza. Verso l’alto il sole comincia a velarsi e già da un po’ non vedo più le cime del Rosa. Quando arrivo su ho la schiena sudata perciò entro nel rifugio, chiedo informazioni e mi vesto, anche perché di la sarà discesa. Scopro dovrò passare una galleria piuttosto lunga che mi farà guadagnare velocemente terreno perché in piano ma dovrò stare attento alla testa. Fuori c’è un venticello belo fresco, ed inizialmente le mano sono fredde ma quando comincio la discesa si scaldano velocemente, c’è qualche punto sporco di neve prestata ed ho poca aderenza, ma presto non ne trovo più. La discesa è veloce ed abbastanza agevole. Qui l’ambiente è da alta quota, le valli sono sicuramente glaciali. Scendo fino a 2500 e poi risalgo in un altra vallata a 2800 al passo di Antigne dove scopro di essere passato per la Svizzera. Avevo notato il cambiamento dei segnavia da rosso bianco rosso a bianco rosso bianco come pure i cartelli ma non ricordavo sconfinavo in Svizzera priorio qui. Al passo c’è un bivacco, ma ci sono già 2 ragazzi ed una signora.  Entro, facciamo due chiacchiere e pranzo, sono le 16. Prima non avevo appetito. Loro si fermano qui la notte.

Io quando riparto trovo una discesa molto tecnica e difficile da seguire fedelmente. Devo stare attento a dove metto i piedi ed a non rompere i bastoncini. Non è ben segnato, na dopo mezz’ora di discesa c’è una lunga passerella di cemento realizzata probabilmente dal Enel. Dopo un altro tratto insidioso sia in discesa che in risalita per andare a riprendere la passerella che va verso il lago del Cingino dove c’è pure un bivacco. La salita subito precedente è la più ripida incontrata fino ad ora. Passato il lago mi aspetta la galleria del Enel, come entro mi incastro subito con il pannello da tanto è stretto. È umido, ma è provvista di luci, insufficienti ma ci sono, quindi porto il pannello a mano e mi metto la torcia. Inoltre in alcuni tratti ci sono delle pozze d’acqua, alcune riesco ad evitarle, altre sono troppo grandi, quindi dopo 3 km finalmente esco dalla galleria ma con i piedi umidi. Sono nei pressi del Lago artificiale di Camposecco, sono le 18.30, so che c’è un bivacco pure qui, ma a 4km circa c’è n’è un altro a 2650m. Inutile dire a quale aspiro. Probabilmente arriverò con po’ di buio perché la mappa mi mette zone detritiche nel versante del bivacco. Salendo verso le Coronette, nei pressi del monte Andolla mi ritrovo in una parete abbastanza verticale e comincio ad avere il dubbio che mi aspetti qualcosa di più di un sentiero. Man mano che salgo diventa più buio,ed è meglio se passo questa zona in fretta. Qualche nuvole da fondovalle minaccia di salire e sarebbe un bel guaio con questi segnavia messi a lunga distanza. 

Sotto la parete, quello che temevo, una catena. Comincio a salire senza problemi, pochi metri dopo devo usare le mani. Sono stanco e fatico a salire. Un bastoncino che mi ero messo sul fianco si sfila e cade più sotto. Proprio in un punto dove non riuscivo a salire. Lo riprendo, ed ora trovo l’appoggio giusto. Per tutto questo tratto ho qualche difficoltà ma riesco a raggiungere il valico. Ora mi fermo e tiro fuori la torcia perché è davvero buio. Come inizio la discesa arrivano le nuvole, il terreno è un insieme di rocce di grandi dimensioni dove non c’è molto spazio per errori, almeno il granito è asciutto e la gomma delle scarpe ha un buon grip.

È stressante questo percorso, per fortuna la nebbia se ne va, ma ogni passo deve essere preciso ed i segni sono difficili da trovare. La mappa sul telefono per fortuna riporta il sentiero così mi do una mano andando nella direzione e poi trovo i segni successivi. Visto che non hanno messo pioggia potrei fermarmi appena trovo un piano, ma voglio arrivare al bivacco. Impiego molto tempo per avvicinarmi, e quando mi manca mezzo km, un cartello indica il bivacco,ma sotto c’è scritto ferrata del lago. Non voglio fare ferrate perciò al bivio resto più basso, dalla mappa è una zona detritiche, lo raggiungerò così. Finalmente lo vedo. Ma è su uno sperone di roccia e raggiungerlo significa probabilmente beccarsi la ferrata. Infatti poco prima del bivacco ci sono delle catene, è un po’ esposto ma ormai sono arrivato. È un bivacco a botte in lamiera, ci sono 9 posti con coperte e cuscini. Ci arrivo solo alle 21.45, ma sono soddisfatto, ora posso riposare. Mi siedo su un letto e comincio la cena già da dentro il sacco a pelo. Non fa molto freddo, ma non voglio rischiare di usare le coperte per dormire male. Qualche riga sul diario ed il sonno ha il sopravvento. 

Giorno 104

Sono ormai le 7 quando mi sveglio, non ho molto appetito, infilo in bocca nemmeno un pugno di frutta secca e mi preparo. Fuori dal bivacco c’è uno stambecco, proprio di fronte ad una decina di metri. Probabilmente a caccia di cibo. Inizialmente è diffidente poi si mangia un po’ di pane. La notte verso le 5 ha fatto qualche goccia e quindi dopo la ferrata per scendere dal bivacco è dopo aver attraversato un altra sassaia mi ritrovo in prati bagnati. A 2000m c’è il rifugio Andolla, mi fermo per spogliarmi visto che mi sono scaldato ed il gestore mi dice che il tratto che dovrei percorrere è franato, è esposto e lo hanno inoltre tolto dalle mappe. Mi dice che ora il sentiero Italia fa un altro giro, come pure la GTA. Mi mostra la mappa ed è così, ma è la mappa della Via Alpina che non sempre coincide con il Sentiero Italia. Comunque decido di ascoltare il consiglio. Salgo sul Colle Andolla e scendo in Svizzera, sta piovigginando, ed il paesaggio è qualcosa di speciale. Si passa dai colori caldi e vividi dell’autunno in basso e si va via via ingrigendo verso il cielo. A sinistra i ghiacciai dell’Andolla a destra la vallata con il fiume glaciale sul fondo. Nel mio versante da lontano distinguo benissimo i cespugli di mirtilli perché di un rosso molto accesso che si alterna al verde vivace dei rododendri. Sento campanacci ma non vedo ancora animali, ma individuo sul terreno impronte di capra o pecora. Infatti sono pecore, alcune bianche altre nere.  Una o due sono maculate. Difficile non fermarsi per fare qualche foto, intanto la pioggia non scende più ed il sole sta cercando di avere la meglio sulle nuvole. Sono le 11, decido di arrivare al passo e fermarmi li per mangiare. Ci arrivo prima di mezzogiorno ed approfitto per proseguire, la fame ancora non si è fatta sentire. Un altra valle dove ci sono sei laghetti e proseguo ancora fino ad un rifugio. È chiuso ma c’è il locale invernale. 6 letti,stufa,forno, gas e legna a volontà. Io mi fermo per il pranzo, mangio molto e riparto con molta calma. Mentre ero fermo c’era una nella arietta fredda che mi ha costretto a vestirmi. Vedo Domodossola e sopra delle nuvole che tuonano. Io sono al sole e mi devo svestire perché fa troppo caldo, e 5 minuti dopo pioviggina. Cose che ti fanno girare un po’ le scatole. Ora nel bosco è tutto un saliscendi per arrivare a San Bernardo, qui trovo acqua ed una mappa con indicazioni riguardo il Sentiero Italia. Come comincio a salire mi sento stanco, fiacco e sono solo le 16.30. Questa è una di quelle salite interminabili, ma per il mio ritmo. Mi sento una lumaca, vorrei fermarmi ma devo approfittare delle ore di luce. In più il sentiero non è tenuto bene ed i segnavia scarsi. Ad un certo punto sento uno “Stack” deciso dietro la spalla e lo zaino cede. Mi si è staccato un laccio che regola lo spallaccio, ora ho pure il problema dello zaino. La stanchezza mi fa presagire ad un altro blocco intestinale perciò non mangerò fino a quando la pancia non brontola. Dopo tanta fatica arrivo alla Bocchetta del Rovale e ci trovo un cartello con le indicazioni del Sentiero Italia, quale sorpresa. Lo interpreto come un premio per lo sforzo. Scendendo ancora numerosissimi mirtilli di quel rosso accesso che ti cattura la vista. Purtroppo il sentiero non è ben curato ed è difficile avere un buon ritmo, scende poco e su tratti erbosi umidi. Il tramonto è molto bello, le nuvole si tingono di giallo e man mano che scendo di arancio, il monte che sta nel altro versante mi ricorda alcuni fotografati quando ero in Canada nelle Montagne Rocciose.Anche qui viene richiesto molto impegno per continuare, vorrei arrivare a valle ma la strada è molto lunga. Entro in un bosco più simile ad una giungla, è brutto da vedere, ma almeno il sentiero facile da individuare. Voglio scendere il più possibile per evitare l’erba bagnata dalla rugiada di domani mattina, e quando entro in un bosco di pino nero l’erba svanisce, ma manca un posto in piano dove potermi mettere. 

Dopo un po’,al buio perché non volevo tirare fuori la torcia, trovo un posto che fa per me. Mi sistemo, non ceno e mi metto direttamente a dormire. 

Giorno 105

Come consueto non riesco a dormire senza svegliarmi, e così approfitto per controllare il cielo, attraverso le fronde degli alberi vedo le stelle. Dormo tranquillo sapendo non pioverà. 

Mi sveglio che ormai c’è luce e non ho ancora fame, spero che il blocco se c’era se ne sia andato. Mangio due quadratini di cioccolato e fichi secchi giusto per non partire senza. Inoltre ho finito il pane, quindi me ne servirà altro. Cerco di indossare le scarpe ma ho i piedi gonfi e mi viene difficile, non capisco bene il motivo. 

Il sentiero scende lungo il bosco fino a Varzo nei pressi della centrale elettrica, a volte non è segnato bene e sbaglio. Confidato di fare la spesa a Varzo, ma non mi avvicino nemmeno al centro e ricomincio a salire lungo l’altro versante. A 640m trovo un camoscio,non me ne intendo molto, ma mi pare una quota piuttosto bassa per questo animale. Una mulattiera mi porta fino a 1000m ogni tanto approfitto di qualche taglio ma non è chiaro quale sia il sentiero. A Trasquera trovo l’alimentari e mi prendo il pane e un digestivo effervescente che spero mi aiuti.

Oggi il pannello proprio non vuole funzionare, la giornata è splendida ed io sono qui che litigo con questo coso che non riesce a ricaricare nulla. Anche se sono le 11.20 pranzo approfittando per capire quale sia il problema ed eventualmente risolverlo. Niente da fare. Riprendo la marcia seguendo le indicazioni GTA ma sono diverse dal sentiero Italia, continuo a seguire un po’ pensando il sentiero sia stato modificato. Dopo 3km di asfalto mi fermo e cerco di capire. La GTA prosegue di qua ancora per qualche km, ma il Sentiero Italia prendeva un altra direzione. 

Torno a Trasquera e chiedendo informazioni ad un locale, scopro che non sarei nemmeno dovuto passare per Trasquera, comunque c’è un sentiero che mi permette di riprendere quello giusto senza farmi scendere a Varzo, quindi perdere 600m e ripetere la salita. 

Un sentiero a mezzacosta mi permette di riprendere quello giusto 5-6 km più avanti. Ora comincio a salire un po, ma visto che mi trovo al sole la temperatura è molto più alta. Mi sento bene e le gambe girano, il passo è tornato veloce, spero duri. Il posto tappa si trova a 4km e sono le 15, arriverò circa per le 16; penso sia presto per fermarsi. Comincio a pensare di rischiare un po ed andare avanti fino al posto tappa successivo, ma sono 13km e se il fisico non va, saranno interminabili. Per tutta la salita non ho avuto grosse difficoltà, appena arrivo al altopiano Alpe Veglia, verso le 16, ci sono alcuni cervi che bramiscono lontano nel bosco. Decido di continuare anche se qui nel rifugio avrei il bivacco a disposizione,i tempi sulle tabelle indicano 6ore ma so che posso fare di meglio. Così comincio la salita a buon ritmo. Dopo poco arrivo al piano dei Scricc, un ampio prato con larici, rododendri, mirtilli ed alcuni cavalli al pascolo. Un bel quadretto di colori e sensazioni. Comunque finito il pianoro comincia un altra salita, non dura molto ma capisco che oggi è una buona giornata. Un altro tratto in falsopiano e poi la vera salita. Non risparmio nulla. Il ritmo è tornato quello che cerco sempre, verso la fine mancano un po’ le forze che qualche mirtillo secco mi ridà ma sono contento, spero di essermi sistemato la pancia. 

Dal Colle si scende un centinaio di metri e si risale su di un altro in un tratto molto friabile dove ci sono una decina di metri di catena che nemmeno uso.

Dopo la discesa è difficile ritrovare il ritmo, ma con la respirazione giusta ritrovo un buon passo,ora sono in un piccolo anfiteatro dove alla base dovrebbe esserci una laghetto che però ora è completamente secco. Arrivo al Passo D’Orogna e vedo il lago Devero in lontananza tempo 2 ore e mezza, e sono le 18. La discesa è morbida perché in 6km devo scendere di soli 700m. Ma comunque mi impegno per arrivare prima possibile perché così mi è più facile trovare un posto dove passare la notte. 

Sovra pensiero finisco in una traccia di bestiame che mi porta nel bosco e non segue il reale tracciato, ma mi avvicino comunque nella stessa direzione. Riacchiappo il sentiero e scendo veloce, alle 19.15 sono a Devero, c’è ancora abbastanza luce per proseguire, il sole è appena tramontato. Nella valle la temperatura è bassa perciò seguo il sentiero alzandomi, ma segue il corso del fiume un po troppo vicino e la temperatura non cambia, e anche se c’è un po di vento l’umidità è un problema in questa zona. Cerco un posto riparato, anche un albero con i rami folti andrebbe bene, ma non vedo nulla. Cammino fino ad un borgo appena prima del lago del Devero, è ormai buio, ma il profumo di cibo mi arriva da una locanda, mi piacerebbe un gran bel piatto di polenta e funghi ma è tardi,poi ho il mio cibo. Cerco di avvicinarmi ad una casa perché sembra avere una tettoia ottima per passare la notte,ma un cane inizia ad abbaiare, perciò immediatamente retro front.

Cerco di vedere qualcosa al buio. Ed una tabella di legno ha la scritta “wc”. Mi avvicino, entro, è abbastanza pulito, posso pure chiudere la porta d’entrata e c’è corrente. Ecco dove passerò la notte. 

Metto in carica la batteria e mi accorgo che è parecchio scarica. Non me ne ero accorto oggi, dovrò prestarci più attenzione. 

L’ambiente puzza un po di urina, ma non devo temere la pioggia o l’umidità. Ascolto un po’ di musica metre mangio, poi la vado a nanna. Sveglia presto domani perché l’alimentari potrebbe essere raggiunto anche solo a fine giornata se le gambe non vanno e resterei senza cibo. 

Giorno 106

4 e 20 mi sveglio, sono riposato, ma appena guardo l’ora non ci metto un attimo che mi giro e riprendo sonno.

Al suono della sveglia è un po diversa la situazione. 5.15 suona,con un po’ di fatica esco dal sacco a pelo è comincio a prepararmi. 

Aggiusto ancora una volta il bastoncino che ieri in discesa di è tornato a rovinare. Stesso problema di quando ero a Celle di Macra ma questa volta riesci a risolvere senza grossi problemi. 6.10 esco, non una nuvola in cielo e ci sono un sacco di stelle, Cassiopea è una W al contrario. Un cane vede subito la frontale e comincia ad abbaiare, un cervo più lontano bramisce. Il venticello freddo mi raffredda le mani,quasi a far male. È l’unica zona scoperta a parte il viso, ma tirare fuori i guanti è inutile, tanto in poco tempo mi scalderò. Infatti dopo 20 minuti il tepore come un guanto tiene calde le mani.

Fiancheggio il lago su una strada sterrata ed ogni tanto dei tratti di sentiero, è ancora buio, ma riesco a distinguere molto bene le cime, il Pizzo Crampiolo Sud mi colpisce per la sua forma acuta, mi piacerebbe fare qualche foto, ma il telefono mi restituirebbe un immagine nera. Mentre cammino c’è sempre più luce e riesco a vedere il lago ed i monti riflessi in esso. Sono solo, nessuno si è ancora messo in moto, sono l’unico a godermi lo spettacolo per ora.

Ormai la frontale non serve più e continuo con la luce che c’è, tutto è ancora colorato di blu. Quando sono nei pressi del Lago Pianboglio l’Ofenhorn che si trova priorio di fronte a me riceve i primi raggi del sole, mi giro e dietro vedo dei ghiacciai lontani, come quello del Weissmies che sono illuminati già da un po’. All’Alpe Forno Inferiore il paesaggio è ampio, ruscelli scendono a valle e le cime più alte sono illuminate.

Le salite qui sono facili,morbide, poco dislivello è lunghe distanze. 

Il valico è a 2600m, c’è pure un bivacco, mi fermo per un boccone perché la pancia brontola, spero che l’appetito si sia ripristinato. Il sole tenta di scaldare ma è ancora freddo verso le 8.40. 

In discesa sbaglio completamente direzione, forse attratto da un piccolo nevaio dove avrei potuto divertirmi scivolando un po’. Riprendo subito dopo il sentiero, è sempre in discesa arrivo al posto tappa. Mi spoglio e ricomincio a salire in una gola abbastanza stretta e ripida. 

Io sole è più generoso, ma è la salita a scaldarmi veramente, ed il pannello sembra funzionare oggi. 

In discesa ancora prendo il tracciato sbagliato, ma si ricongiunge in un alpeggio, ora contino in falsopiano fino al punto più a nord di tutto il sentiero, una svolta e giù in valle. Da qui mancano proprio i segnavia, ma grazie alla mappa di alcune tedesche capisco di essere sulla strada giusta. Mi accorgo che sono le 11.30 e che tra circa 6km arrivo a Formazza, quindi poco dopo le 12.30 un orario un po’ strano per trovare un alimentari aperto. Ritrovo il sentiero alla cascata del Toce, scende fino ad un tratto asfaltato e mi ritrovo in una variante, quando arrivo a Formazza capisco che avrei dovuto proseguire su asfalto, ma sono contento di aver percorso il sentiero evitando rischi e possibile noia.

A Formazza appunto, l’alimentari è chiuso e riapre tra tre ore, li vicino un camion che vende frutta e verdura. Pomodori, mele e pere sono il pranzo. Mi informo sulla tappa successiva, e c’è un alimentari pure lì,così mi incammino dopo una bella sosta sperando di arrivare in tempo per la chiusura. Il sole è caldo,ma c’è un vento che quasi elimina l’effetto. 

La pancia la sento piena, quindi spero di non aver esagerato, al borgo Fondovalle comincio la salita. Non me ne rendo conto subito,ma sto andando alla grandissima, sto salendo a più di 600m l’ora e quasi senza sforzo. Ma sto sudando un sacco, non c’è più vento, infatti quando arrivo a 2000m ed attraverso un ruscello mi bagno viso e braccia per abbassare la temperatura. 

Ho le braccia e la schiena sudata, devo stare attento quando arrivo sul colle che quasi sicuramente troverò vento e non devo raffreddarmi troppo.

Dopo il ruscello comincia una zona detritiche dove ci sono sassi umidi, ma in salita mi danno meno problemi che in discesa. Sono arrivato in cima con un ora e mezza di anticipo. 

Devo scendere un po’ per andare in un altro passo, ma le gambe sono un po instupidite e non prendono il ritmo della discesa. Risalendo comunque vanno, poi si sbloccano ed anche in discesa vanno bene.

Arrivo a Bosco Gurin alle 17.30 invece delle 20.30 prevista dai cartelli, ma questo pomeriggio è giorno di chiusura. E purtroppo riaprono solo alle 9 di mattina. Così perdo un sacco di tempo. Mi ficco in un hotel dicendo che mi sarei fermato per mangiare,intanto chiedo il Wifi così intanto aggiorno casa,mappe ecc, ma non va per niente bene. 

Riesco a scrivere a casa, ma il resto è tabù. Alle 19 arriva una scuola media per mangiare. A me nessuno chiede niente,immagino debba aspettare il mio turno e cioè che la sala si liberi dai bambini. Dopo due ore e mezza che aspetto in sala bar senza notizie, chiedo al tipo dietro al bancone se per la cena resto qui o mi devo spostare. La risposta agghiacciante, la cucina ormai sta chiudendo. 

Chiedo delucidazioni, sono due ore e mezza che sanno che mi sono fermato qui e che aspetto la cena. “Ti sei seduto li, non hai più detto niente”. Pago la bevanda e purtroppo anche salata e me ne vado. Trovo un altro bagno un po più pulito e mi metto a dormire senza la cena. Non riesco a non pensare al pessimo servizio di questo hotel.

Quando sono arrivato mi dicono che era giustamente presto per la cena, poi nessuno mi dice che la cucina è aperta o se desidero altro. Bah.

Giorno 107

Alle 6.30 le campane suonano con 40 rintocchi, alle 7 c’è già via vai perciò mi stanno costringendo a svegliare. Spero almeno fuori ci sia il sole.

Domani è sabato ed arriverò al alimentari probabilmente nel pomeriggio, quindi forse troverò chiuso, il giorno dopo è domenica, quindi sicuramente tutto sarà chiuso. Sono in difficoltà sulla spesa da fare ora.

Ho molto tempo a disposizione, così mi metto a lavare calzini,pantaloncini e solette epiedi così da ricominciare quasi nuovo.

Anche alle ascelle spetta lo stesso trattamento e quando ho tolto la maglietta, riflesso nello specchio vedo il corpo di uno scheletro, pallido, bianco,con le braccia un po’ più abbronzante. Se arrivo in tempo per Halloween non serve nemmeno mi vesto. 

Esco dal bagno e mi dirigo al alimentari, sono un po’ in anticipo ma aprono puntuali. Faccio la spesa per due giorni per sicurezza, così ora lo zaino pesa un bel po’, ma manca pane e lo vado a prendere in panificio li vicino. Intanto mi sono già mangiato due banane e due pere. Mangio anche 250g grammi di pane e dei cereali. Devo recuperare la cena oltre che la colazione. In salita si sente il peso dello zaino, anche perché avendo il cordino tira spallaccio rotto devo usare lo zaino in malo modo. Comunque riesco a valicare senza troppi problemi, e così scendo a Cimalmotto, ci arrivo poco dopo mezzogiorno e mangio un barattolo di fagioli. Ne ho trovati di Rossi, al primo boccone sono molto buoni e dolci. Leggo gli ingredienti, e dal francese, perché dal tedesco non capisco granché, scopro che c’è aceto,sale,pepe e cipolla oltre ai fagioli. Riparto bello pieno. Ma il primo tratto è in leggera discesa. Non è una giornata calda,e le nuvole coprono il sole. Stanotte hanno messo pioggia. 

Passo il confine tra Svizzera ed Italia e me ne accorgo solo perché sono cambiati i cartelli. Qui il confine è in piano,non è un a cima o un passo con una differenza netto, lo hanno deciso in mezzo alla valle. 

Quando comincia la salita seria sento che tutto il cibo che fino ad ora era un po’ nel limbo, va giù tutto di colpo e non mi da più problemi. 

Non riesco a tenere il ritmo di ieri,ma salgo comunque bene, il primo tratto è bello pendente,poi spiana e sale molto più morbido. Dall’Alpe Stufa però non c’è un sentiero netto, ben definito e qualche volta seguo una traccia sbagliata poi vedo lontano gli ometti e recupero la posizione. Devo stare attento aglio ometti, perché segnavia non c’è ne sono. Ad un certo punto, quando sto salendo u piccolo colle, vedo due teste, sgrano gli occhi e continuando vedo il busto,poi il loro cane di kg si accorge di me e mi viene incontro abbaiando. Una cosa inaspettata. La giornata è una di quelle in cui si preferirebbe starsene a casa,infatti poco dopo siamo avvolti dalle nuvole, il sentiero non è ben segnato e forse la zona non è nemmeno così rilevante. Parlando, lui sa del sentiero Italia ed altre cosine interessanti, mi fermo 20 minuti a chiacchierare con loro e mi danno delle ottime dritte. Loro sono in vacanza dopo aver lavorato 6 mesi in barca, e una loro passione è la montagna. Però lui accusa dei problemi ai piedi, sono partiti solo ieri. E lo zaino pesa 18kg. Praticamente come il mio questa mattina. Loro hanno la tenda e probabilmente si fermeranno li dove li ho trovati, io vorrei fermarmi ma è ancora presto effettivamente, in più cerco un riparo. Da qui il sentiero migliora, è segnato e anche se c’è nebbia proseguo bene. Dopo il colle c’è un oretta di strada ed arrivo ad un bivacco vicino al Lago Matogno mi fermo per dare un occhiata, e riprendo perché sono appena le 18 e più avanti ne troverò un altro. Da qui devo salire 350 fino al Lago Ghiacciato, dopo la chiacchierata con i ragazzi devo dire che il ritmo è più alto, e quindi mi azzardo a continuare perché le tabelle dicono 2 ore al bivacco. Salendo comincio a sudare poi la temperatura cala e riesco ad asciugarmi, arrivato al lago capisco perché chiamato Ghiacciato, anche se le nuvole coprono parte del paesaggio intuisco che è in una posizione ben protetta dal sole e dove si accumula molta neve. Alla Bocchetta del Lago Ghiacciato arrivo alle 19.10 e c’è vento freddo, mi riparo per prendere la felpa è riparto cercando di fare più il fretta possibile, il sole è appena tramontato, ogni tanto scivolo anche perché il sentiero non è dei migliori nella parte alta. Incrocio il cadavere di un camoscio, me ne accorgo dal odore e poi dai resti sul sentiero. Passo a fianco ad un alpeggio e vedo i cartelli, non riportano più l’indicazione del bivacco, allora sono arrivato. Infatti una baita è accessibile, ed è molto grande. C’è pure una fontana e me ne accorgo dal rumore che sento da dentro il riparo. Alle 19.40 ho finito di camminare, tolto lo zaino mi sento le gambe come molle. 

Pappa e nanna.

Mi accorgo della presenza di topi o simili per delle feci trovate per terra, e poi per il sentir correre sul tetto. 

Giorno 108

Alle 5 suona la sveglia, ma l’ho anticipato di 10 minuti. Scendo e sono abbastanza riposato, faccio colazione e sistemo li zaino perché durante la notte ho avuto un idea,e sembra essere efficace. Fuori è buio pesto, non c’è la luna ed il cielo è coperto dalle nuvole. Per tutta la notte mi sono chiesto se stesse piovendo o fosse solo il suono della fontana e del ruscello la fuori. Con piacere constato che non ha piovuto e nemmeno c’è umidità. 

Il sentiero non è curato, ma ci sono sufficienti segnavia a guidarmi. Dovrei raggiungere un rifugio, ma forse complice il buio non lo vedo ne mi accorgo di altri segni della presenza del uomo. A fondovalle non mi serve più la torcia ma solo molta pazienza per trovare il sentiero. Il sole sorge, ma è tutto grigio, in compenso non fa freddo. Scopro che quello che è segnato sulla mappa come bivacco è al quale puntano di arrivare ieri notte in realtà è un rudere,per metà senxa tetto, il quale non ha nemmeno dello spazio sufficiente per stendersi. Più avanti incontro una baita del tutto simile a quella in cui ho passato la notte, ma non segnata nella mappa. La salita continua con difficoltà per mancanza di traccia evidente e di segnavia. Inizia una pioggerellina che dura meno di un minuto.

L’ambiente è molto autunnale, al passo il sentiero migliora, passo dei laghetti e vedo pure un gallo cedrone o forse fornello. Del paesaggio non si vede e capisce molto per le nuvole. Arrivo ai Piani Toceno e le indicazioni sono vaghe ma grazie alla traccia sul telefono continuo nella direzione giusta, ora scendo verso Toceno dove dovrei trovare un alimentari, però la strada è una di quelle vecchie mulattiere di sassi sconnessi che mi rallentano, tornanti a non finire fino a quando incontro l’asfalto. Ora non ci sono più cartelli per la mia direzione quindi proseguo verso il centro, trovo indicazioni per l’alimentari ma non trovo molto per me.

I cartelli ora mi fanno restare sulla strada principale fino a Craveggia,un breve tratto di secondaria fino a Zornasco dove decido di fermarmi per mangiare, poco sole non mi aiuta a ricaricare le batterie, ma riposo il corpo. Qui proseguo su un sentierino fino a Malesco dove prendo la statale dove finiscono le indicazioni, e grazie ad un po di intuito e qualche ricordo della mappa che ho visto dai ragazzi incontrati ieri imbocco il sentiero giusto poi 3km di asfalto fino a Fondo li Gabbi. Da qui un sentiero mi porta per l’ultima volta in Piemonte sopra i 2000m. Un cingolato, terra smossa e sassi che sembrano posizionati da poco mi fanno capire che stanno sistemando il sentiero, beh si, più avanti scopro ne ha bisogno. Un altra di quelle strade che rompe le scatole in discesa. 

Salendo comincia a piovigginare ed incontro degli escursionisti che approfittano dei vari bivacchi per restare asciutti e come pure per passarci la notte. In questo italiani, in quello dopo tedeschi e nell’ultimo francesi. In discesa le cose si complicano; il terreno, le rocce, l’erba è tutto bagnato, due scivoloni senza farmi male e riparto ma sono sempre più attento. Questo mi porta ad utilizzare molta più energia del solito. Del paesaggio vedo poco perché coperto dalle nuvole rimaste dopo la pioggia. 

Puntano ad arrivare al bivacco “Rifugio di Francia”  epassare la notte li, ma è ancora presto quando ci arrivo così sposto la metà a Provola.  Non ho potuto controllare il meteo, perciò mi cercherò un riparo per sicurezza. Dopo una lunga discesa sono a Provola, ma non trovo nulla per ripararmi questa notte, essendo ancora le 18.50 approfitto della luce per provare più avanti. Alle 19.15 non ho trovato nulla,ma nel bosco ci sono degli alberi che mi offriranno il giusto riparo. 

21.20 delle gocce mi cadono sul viso e mi svegliano, aspetto un po’ sperando smetta, soprattutto perché non ho voglia di uscire dal sacco a pelo.

Niente da fare, aumentano invece di diminuire, perciò fuori veloce, vestiti, riparo il sacco a pelo ma ormai è bagnato, preparo lo zaino è mi metto in marcia. Ho male hai piedi per via dei calli rimasti come cicatrice alle vesciche. Dopo un km circa trovo un posto un po’ più riparato e mi siedo, sta smettendo, cerco di dormire ma sono scomodo. 

Giorno 109

0.30 ricomincia a piovere più forte e comincio ad avere freddo, mi rimetto in marcia per scaldarmi, sono intontito,  vado avanti per inerzia. Stavolta non ho male ai piedi ma sono stanco, un altro km circa e sotto una roccia trovo un po’ di riparo, giusto per me e lo zaino, piove ancora ma qui è asciutto, mi stendo alla meglio e mi lascio andare. I piedi sono bagnati ma almeno non sono freddi.

La sveglia suona, sono le 5, la posticipo. Ma dopo due volte decido di alzarmi. Non piove più, sto bene ma non ho voglia di camminare. Pane e cioccolato mi aiuteranno.. Spero.

È ancora buio ma devo approfittare del fatto che il sentiero quo è facile, in più devo arrivare presto a Cannobio per trovare un supermercato aperto e non so nemmeno se c’è n’è sono perché il telefono non prende e non riesco a controllare. Salendo mi scaldo,arrivo ad un piccolo borgo dove c’è qualche escursionista che sta cominciando la passeggiata. 

Io invece vorrei fosse ormai finita o quasi, almeno per me. Seguo le indicazioni trovate nella mappa a Pinerolo, ma sbaglio, forse non sto usando molto il cervello. Ma so che devo fare più in fretta possibile, ho ancora 18km da fare fino a Cannobio. I km aumentano perché il percorso tracciato a casa è sbagliato, perciò scendo fino a Gurro, lungo il sentiero tutto umido per la pioggia incontro delle salamandre, una anche in paese. Ora devo ritornare alla quota che avevo prima di scendere ed al passo un cartello della GTA indica il sentiero che mi permetteva di rimanere in quota e quindi risparmiare tempo. 

Scendo ancora su una strada vecchia, rotta di soliti sassi, questa volta bagnati ed essendo in autunno le foglie cadute sopra sono un invito a scivolare, altre salamandre, a Falmenta non mi fermo ma il sentiero è indicato bene anche in paese, se non fosse per la fretta non avrei sbagliato anche qui.

Ancora una mulattiera do sassi dove nessun passo è uguale all’altro, tutto è scivoloso ed ogni tanto i bastoncini si incastrano tra i sassi. Scendo al fiume e risalgo fino a Crealla, ancora zig zag su mulattiera mi riporta giù. Ora sono convinto di avere un bel pezzo di asfalto per poter recuperare tempo, ed invece a casa non ho fatto un buon lavoro,devo riguadagnare quota invece di scendere lentamente a Cannobio. Una giornata abbastanza nervosa. Dormito poco e niente e male, i sentieri mi innervosiscono perché non mi permettono di andare al mio ritmo, il tempo stringe e la giornata non mi permette di usare il pannello solare. Ultimo ho un dolore al fondoschiena, zona osso sacro però superficiale. Lo zaino deve aver consumato la pelle ed ora mi fa male. Dovrebbe essere l’ultima salita, trovo un piccolo premio per la pazienza o forse un incentivo a non scaldarmi, un albero di fichi e qualcuno è buono da mangiare, altri o sono duri o sono già pappa degli insetti. Passo il paese di Cavaglio e l’ennesima strada di sassi a volte in falsopiano altre in discesa, lungo la lunga mattinata ho visto 31, un altra poco prima di Traffiume e sono le 11.50,dovrei essere ancora in tempo per fare la spesa. Qui il telefono finalmente prende, controllo la posizione dei supermercati, sembra ce ne siano 3, ma uno mi dice è chiuso. Ne restano due.

Arrivo al primo ed è aperto, ma chiude alle 12.30 ed ho un quarto d’ora per fare la spesa.

Mi prendo pure del gelato. Mi siedo li davanti, finalmente posso riposare un po’. Mentre sto mangiando un ragazzo mi porta i bastoncini che avevo dimenticato nel supermercato. Mangio davvero molto, la pancia è gonfia. L’appetito è tornato, ma devo ammettere di aver esagerato un po’.

Mi dirigo verso il lago così per poter prendere il battello per l’altra sponda e così raggiungere la Lombardia a Maccagno. 

Sulla via del lungolago è pieno di ristoranti, di bancarelle e di gente. Molti mi guardano, si, devo essere ben visibile con uno zaino così grande. Trovo subito la biglietteria, alle 14.20 si parte. 10 minuti,cerco una fontana e mi siedo ad aspettare. 

Salgo sul battello per ultimo e senza creare confusione con l’ingombrante zaino mi metto in centro barca, tra due cestini della spazzatura, dove non si metterebbe probabilmente nessuno, chiudo gli occhi e…

error: