Sardegna 2016

Sono finalmente sbarcato ad Olbia per cominciare la mia avventura e cominciare il Sentiero Italia.

Ho cercato di raccogliere giorno per giorno i miei pensieri, le mie sensazioni, le mie esperienze e di creare un piccolo diario di viaggio.

GIORNO 1

Il traghetto ritarda 25 minuti così perdo il passaggio da Olbia a Santa Teresa e sono costretto a prendere un bus.

Arrivo all’inizio del sentiero con due ore di ritardo rispetto l’orario previsto e come se non bastasse mi accorgo che i tre Cavi USB che ho con me non restano solidali al cellulare e quindi devo tenerlo in mano per caricarlo.

Il sentiero comincia con una strada asfaltata per continuare con una strada bianca e tratti di campo da percorrere, di solito recintati da filo spinato o da muri a secco da scavalcare e le traiettorie sono difficili da seguire.

Ho incontrato diversi animali tra cui una volpe, delle mucche e un toro che, trovatosi chiuso in un recinto ha provato a caricarmi ma fortunatamente sono riuscito a spaventarlo prima che si avvicinasse troppo!!
Ho percorso quasi 55 km, i forti venti mi hanno accompagnato tutto il giorno, e mi hanno costretto a mettere la giacca o la felpa.

I pezzi di campi mi hanno fatto perdere parecchio tempo perché privi di tracce e così ora sono le 22.30 e finalmente mi posso preparare la cena. Sono un po’ stanco e temo per il risveglio doloroso di domani mattina.

GIORNO 2

La sveglia suona alle 7, mi sveglio molto bene ma posticipo la sveglia, tanto il negozio di alimentari per le provviste non apre così presto.

Eccola che ricomincia a suonare e così decido di alzarmi per andare a fare la spesa per la giornata: 250g di fichi e 250 di arachidi. Il vento mi accompagna anche oggi, ma è più caldo e anche i sentieri sono molto meglio di ieri nonostante il dislivello. Trovo diverse fontane lungo il percorso e in una mi fermo per pranzare.

Faccio 50km abbastanza facilmente.

Dopo una breve sosta per comprare dell’acqua e un pacco di pasta il polpaccio destro inizia a farmi male ma decido di andare ancora avanti.

La stanchezza comincia a farsi sentire, vado molto piano anche in discesa e il sentiero che mi trovo davanti è poco pulito.

Il ginocchio destro comincia a farmi male e mentre il sole tramonta e le temperature scendono, decido di fermarmi abbastanza provato.

GIORNO 3

Al risveglio il ginocchio sembra non farmi male.
Sono contento di essermi fermato proprio qui, con il buio avrei avuto qualche problema nel proseguire: dopo una breve discesa, ho attraversato un fiume per poi incontrare un pezzo di sentiero inesistente.

Verso mezzogiorno mi ritrovo in un piccolo villaggio, così, visto il caldo decido di cercare un po’ di acqua. Un’anziana signora mi ha riempito le borracce perché l’unica fontana era ovviamente chiusa! Vista l’ora e il brontolio di stomaco ho cominciato a preparare la pasta ma la signora e suo figlio hanno insistito perché pranzassi con loro!

Dopo quasi un’ora ritorno sul sentiero, ma so che non devo e non posso fidarmi troppo. Poco più di un’ora dopo mi trovo in un sentiero difficile da seguire, probabilmente abbandonato da almeno 10 anni con molti rami che intralciano il passaggio e che mi costringono a rallentare molto.

Ho impiegato circa 2 ore per fare 250m di dislivello.

Per fortuna il sentiero è migliorato ma ci sono arbusti che continuano a graffiarmi le gambe.

In lontananza vedo una casa, spero di potermi fermare qui per riprendere fiato e bere ancora un po’ di acqua. La casa è chiusa e la strada è battuta.

Trovo un ruscello e così faccio rifornimento per le mie borracce.
Per circa 10 km la strada continua più o meno in discesa.

Provo a correre ma il mio ginocchio non ne vuole sapere!
Quando il sole ormai non scalda più e so che mi manca poco per fermarmi sono costretto a guadare una strada che attraversa una pozza: risultato?! Piedi zuppi.
Mentre mi preparo per mangiare, dei cinghiali cominciano a farsi sentire ad un centinaio di metri e resteranno “vicino” a me tutta la notte ma Morfeo ha la meglio e mi addormento.

GIORNO 4

Questa mattina a svegliarmi non è il suono della mia sveglia, bensì dei campanacci di un gregge e l’abbaio dei cani che lo accompagna.

Mangio un po’ e mi sistemo: le scarpe sono ancora bagnate, alzo gli occhi al cielo e parto per la mia strada per la gioia dei cani che possono tornare a rilassarsi.

I primi km passano veloci su un facile tracciato, poi comincio ad avere qualche problema fino a perdere completamente la traccia da seguire.

A rallegrarmi la giornata l’incontro con due tartarughe di terra poi rovi, rami, rovi e ancora rami così decido di scendere e continuare lungo un torrente.

Inizialmente riesco a saltare tra un sasso e l’altro, poi inevitabilmente devo bagnare le scarpe..di nuovo! E una seccatura camminare con i piedi zuppi e a lungo andare procura dolore ai piedi.

Riesco ad andare più spedito ma tra una cascatina e l’altra la batteria di backup mi cade nel torrente. Alzo di nuovo gli occhi al cielo!

La recupero ma cade di nuovo. Perfetto!

Aspetto che si asciughi ed intanto continuo. Finalmente dopo un’ora e mezza riesco a raggiungere una traccia visibile dal satellite.

Avevo scaricato la mappa il giorno prima visto l’andamento del viaggio ma le strade spesso non sono indicate nell’altra mappa.

Nei pressi del torrente la temperatura era gradevole, ma una volta allontanato il caldo ha dato i primi segni. Lungo il percorso trovo acqua ma è poca e non mi fido, poi trovo un altro torrente ma a valle ci sono dei pascoli e preferisco non riempire le borracce, almeno mi sono rinfrescato. Quando mancano poco più di 3km a Lodè mi permetto di finire quel poco di acqua che mi resta.

Una volta arrivato, chiedo indicazioni per un alimentari ed una fontana e faccio due chiacchiere con gli abitanti incuriositi dalla mia presenza.

Finita la spesa mi dirigo alla fontana dove riesco a riempire le borracce e farmi una speciale doccia! Finalmente!
Percorro circa 4 km, ma ormai è buio, devo trovare un posto dove passare la notte.

Trovo una stradina laterale dove sembra ci sia spazio per stendersi, e per evitare di essere disturbato dalle auto della strada principale mi spingo dentro per una trentina di metri dove si nasconde una piccolissima radura. Sono pronto nel sacco a pelo e comincio a preparare la cena quando vedo una zecca sulla mano. Probabilmente portatela qualche pascolo di pecore.

Preparo lo zaino e cerco un posto con l’erba meno alta. Per fortuna continuando sulla strada 300 m trovo una radura ma è dentro una proprietà privata. Mi addormento e poco dopo arriva una macchina al cancello, ma nessuno sembra essersi accorto di me!

GIORNO  5

La sveglia suona presto, ma posticipo un quarto d’ora. Il sole sta sorgendo ed è ora di andare e mentre preparo lo zaino, l’auto della sera prima passa ma questa volta la persona al suo interno mi vede così subito cerco di spiegare la mia presenza.

Il conducente non sembra troppo contento ma non obbietta.

Oggi devo salire Punta Su Mutrucone, e percorrere la cresta in direzione sud/ sud-est.

Alla base trovo i primi segnali CAI dalla partenza, e per mio stupore trovo quello che per la prima volta mi ricorda un vero sentiero.

La traccia è ben visibile e ben segnalata fino alla cima, poi per continuare sarei dovuto tornare indietro ed imboccare un altro sentiero che porta a punta Ferulargiu.

Il sentiero è sempre ben segnalato ma diventa più tecnico mettendo a dure prova il mio ginocchio già in difficoltà.

Arrivato alla forcella Ferulargiu trovo dei vecchi cartelli che indicano la direzione del Sentiero Italia. Finalmente!

Finalmente so di essere sulla strada giusta!

Sulla cresta c’è vento, ma il sole velato è sufficiente a scaldare quando basta e io mi godo ogni sensazione di questo istante.

Dopo Punta Ferulargiu perdo la traccia per trovare un terreno un po più agevole e dare riposo al ginocchio.

Poco dopo finalmente trovo degli omini che mi porteranno giù, fino alla strada. Da qui proseguo su una strada principale fino a Lula dove faccio amicizia con un signore sulla sessantina che generosamente si propone di offrirmi birra, burro e delle merendine.

Accetto solo l’acqua!
Mi siedo vicino a lui, potersi sedere e togliere le scarpe e i calzini è un vero sollievo; comincio a preparare la pasta e mi spiega che lui in giovinezza ha girato il mondo via mare.

Sembra rivivere ogni ricordo ad alta voce e io lo ascolto volentieri!

Voglio raggiungere Oliena, ma sono 34km ed ormai sono le 16. Chiedo informazioni per l’acqua, così bevo abbondantemente e riempio le borracce.

Strada facile e in discesa ma ginocchio, spalle e vesciche non mi lasciano in pace.

Oggi i fastidi sono aumentati ed ogni pochi km devo fermarmi per una pausa nelle quali tolgo le scarpe e buco le vesciche. Sto ancora camminando quando comincia a fare buio, delle persone si fermano per offrirmi un passaggio, ma gentilmente rifiuto spiegando che il mio obiettivo è di fare il Sentiero Italia a piedi.

A quest’ora sono costretto ad usare la torcia per vedere dove devo andare.Mancano 10 km, sono ancora molti ma poco dopo trovo un comodo spiazzo dove potermi fermare. Non ci penso due volte e tolgo lo zaino dalle spalle.
Preparo la cena e mi addormento in compagnia di “lucciole pigre” e qualche faro di auto che passa veloce.

GIORNO 6

Oggi voglio prendermela con più calma, il ginocchio ha bisogno di riposare e di certo non voglio aggravare la situazione.

Le vesciche subito mi ricordano che non è esclusiva del ginocchio darmi qualche noia, ma riesco a sopportarle bene.

Arrivo ad Oliena e chiedo informazioni su acqua e alimentari. Mentre parlo con un signore, noto che ha degli scarponi da montagna allora provo a chiedere informazioni riguardo sentieri.. me ne pento quasi subito: è un bracconiere che non fornisce spiegazioni molto chiare ma mi dice di arrivare fino ad un hotel alla base della montagna dove troverò sicuramente qualcuno che mi aiuta.

Prima di salire però faccio riferimento di acqua e viveri. Per i prossimi tre giorni non riuscirò a fare la spesa. Questa vota mi prendo pure due banane e un pò di pomodori da mangiare subito.

Comincio la salita ed una volta arrivato all’albergo mi dicono che tutti i sentieri sono puliti e che avrei dovuto informarmi prima di partire, ma quando chiedo del sentiero Italia nessuna informazione.

Per fortuna c’è una vecchia mappa con segnate cime e località.

Parto ed il sentiero è molto ben segnato e pulito: lo seguo fino ad una fonte dove mi fermo per mangiare e ricaricare l’acqua.

Riprendo ma senza badare al GPS e mi accorgo di prendere quota.
Il sentiero ben segnato porta ad un altra meta. Dovevo prendere la destra ad un bivio circa 500m prima. Così torno indietro per la strada appena fatta e mi accorgo che il sentiero corretto ha dei bolli molto vecchi con numero 01, mi fa sperare bene.

Il meteo sta cambiando, la foschia che mi ha accompagnato ora è diventata nuvola e in lontananza vedo che piove, controllo il meteo ed è previsto temporale. Nel mio tragitto dopo 3 km c’è una struttura, non voglio rischiare, anche se ho fatto pochi km mi fermerò li la notte.

Arrivato, trovo 4 persone con i loro cavalli che si fermeranno a mangiare ed uno di loro anche a dormire.

Poco dopo arrivano una coppia con la figlia a portare dei viveri. Passeremo il pomeriggio a chiacchierare e loro a preparare la loro cena di capra accompagnata da pane Corasau.

La coppia ha preparato una birra fatta in casa e me la offrono: è poco gasata e riesco a berla (non riesco a bere birra da qualche anno).

Scopro che uno dei quattro uomini con i cavalli, Pietro, ha girato sulla costa tutta la Sardegna a cavallo con una media di 80-90km al giorno per 22 giorni!

Si parla di un pò si tutto ed escono storie di fine 800 di quando i banditi si nascondevano nei luoghi in cui siamo.

Persone simpatiche che mi danno, finalmente, delle ottime informazioni riguardo il mio tracciato.

Ho fame già da un po’ e non vedo l’ora di mangiare, ma voglio aspettare loro.

Ora comincio ad avere pure sonno ma sono le 21 e siamo ancora a tavola.

Per loro capra, pane Carasau, formaggio e vino. Io mi limito alla mia pasta con lenticchie, pane Carasau e un bicchiere di vino dolciastro, anche questo fatto in casa.
Finita la cena posso finalmente coricarmi, ma il camino acceso per scaldare, non tira bene e parte del fumo finisce nella stanza.

Lo guardo per un pò scappare dalla cappa, ma il caldo sacco a pelo ha la meglio e cado in un sonno profondo.

Dura poco: mi sveglio la notte con il naso chiuso, la gola secca e una gran sete.

GIORNO 7

Mi sveglio con molta sete, il fuoco è spento e Pietro è fuori probabilmente a gestire i cavalli.

Io mi preparo, e le vesciche si fanno sentire, specie quella nella pianta del piede sinistro.

Le altre dopo qualche km passano ma quella continuerà a darmi fastidio.

La strada è battuta e senza difficoltà fino a quando trovo un bivio e devo prendere la direzione di una strada più incerta.

Non combacia con il sentiero ma da qualche parte deve pur andare. Comunque volge generalmente a Sud dove devo andare io.

Si alterneranno tratti ben battuti a tratti più sporchi ma alla fine arrivo in una caserma dove posso fermarmi per pranzare e bere.

Da lì posso proseguire su un sentiero pulito e tracciato dove poi troverò un maiale selvatico che allatta i piccoli.

C’è molto vento e quando mi fermo sono costretto ad indossare il giubbotto. Al passo Correboi (o Corr’e Boi) prendo una carrabile che mi porta a salire, ma non sono sicuro di essere sul tracciato giusto. Comunque arrivo dove devo arrivare, poi devo proseguire su una cresta e seguo delle piste tracciate dai pascoli.

In lontananza vedo dei daini che fuggono.

Sull’ultima cima dovrei poter vedere il Gennargentu, ma è coperto dalle nuvole, il sole sta tramontando e devo fare in fretta per trovare un posto riparato dal vento.

Vedo gli impianti di risalita e decido di andare li, e dopo circa 2 km trovo un punto abbastanza coperto e mi sistemo per la notte: ho mezzo kg di pasta e una scatola di lenticchie per la sera ed il giorno successivo: solo 50 km mi separano dal prossimo possibile alimentari.

GIORNO 8

C’è ancora vento e dormo più del previsto. Finita la colazione di pasta e lenticchie rimaste dalla sera prima, preparo lo zaino e parto nonostante siano già le nove.

Approfitto della pista degli impianti per la risalita. Dopo circa 300 mt di salita sono nel punto più alto della Sardegna.

La salita mi mette subito alla prova, e seppure i muscoli debbano ancora attivarsi, salgo velocemente!

Il vento ogni tanto mi manda qualche carezza di aria fresca.

Una volta sulla cima comincia una lunga e comoda cresta per una decina di km; il passo è veloce anche grazie alla qualità del sentiero, infatti fino a punta Marmora è ben segnalato, poi sfasciumi rendono difficile l’individuazione del sentiero.

Il vento fino a quest’ultima cima è freddo e le nuvole coprono il sole con qualche rada schiarita, ma continuo a muovermi sperando di perdere quota è di spostarmi da queste noiose nuvole.

Una volta passata la cima, si continua in cresta perdendo quota lentamente e per fortuna la temperatura sale.

In lontananza vedo dei daini o cervi poi dei cavalli.

La discesa è lunga e a volte un pò tecnica e mette alla prova il mio ginocchio: lo tengo sotto controllo per evitare che mi dia noia in futuro, e così appena sento che mi fa male mi fermo e nei punti più impegnativi rallento per non forzare. La discesa è più critica della salita perciò devo stare molto più attento.

Finalmente arrivo a “valle”, devo guadare un fiume e risalire fino ad una cima molto particolare che già il giorno prima vedevo da lontano, Perda e Liana. Prima di affrontarla mi fermo per il pranzo, un piatto di pasta e dei semi di chia che mi riescono a ricaricare.

I sentieri generalmente sono migliori della parte più a nord dell’Isola e questo mi permette di non perdere troppo tempo.

Oggi sono in forma e non do segni di cedimento, sia in salita che in discesa il ritmo è intenso. Sono a 16 km dal posto tappa Gairo Tarquisara ma sono ormai le 16.30, non so nemmeno se c’è un alimentari a che ora chiude.

Devo provarci, continuo con il ritmo di quasi 6km all’ora più o meno costante, le vesciche non si fanno sentire più di tanto così arrivo ad una caserma della forestale dove ci sono dei sentieri tracciati tra cui quello che devo prendere io.

È segnato, ma comunque sbaglio e devo tornare un pò indietro, lo riprendo sino ad arrivare ad un punto in cui dovrebbe esserci una scorciatoia per chi è a piedi, ma ovviamente non la trovo e continuo sulla strada forestale allungando di 1 km almeno, ma non posso perdere molto tempo. Obiettivo: fare la spesa!

Continuo, ma le mappe del luogo sono leggermente differenti da quella che ho io, il sentiero che sto percorrendo sembra finire senza continuare, ma dalle immagini satellitari non sembra così.

Decido di provare, altrimenti dovrò tornare indietro e prendere un altro sentiero. Sono fortunato, il sentiero in qualche modo continua e riesco a proseguire ultima salita e poi devo scendere al paese. Il sole è basso, ma posso farcela. Se chiude alle 20 sono ancora in tempo.

Il sentiero continua su tracce fatte dai pascoli, quindi ogni tanto vado a destra ogni tanto a sinistra e mi trovo un pò disorientato ma con il GPS non sbaglio. Finalmente arrivo ad una strada che scende direttamente in paese, dapprima molto lentamente, poi in maniera molto veloce mettendomi in difficoltà per via della stanchezza dopo 40 km e per la paura di compromettere il ginocchio.

Una volta al paese trovo l’alimentari e lì mi sbizzarrisco con quello che trovo: 2 banane, un barattolo di ananas, dei piselli da mangiare con la pasta che ho comprato e delle arachidi. Una volta individuata la fontana mangio subito le banane, poi mi lavo gambe e braccia.
Sistemo le vesciche, ce ne sono di piccole e nuove. Quasi quasi potrei cominciare a dare un nome a tutte loro.

Poi mi preparo per la cena, ma il gas dopo poco si spegne: ho finito la cartuccia ma non ho fatto nemmeno bollire l’acqua.

Un signore che abita lì vicino esce di casa e corro a chiedere dove posso secondo lui trovare una cartuccia adatta a me: mi dice che forse a Jerzu, che sarebbe due paesi più avanti nel mio tracciato posso trovare qualcosa.

Ma intanto si offre di prestarmi il suo fornello portatile per preparare la cena insieme ad una bottiglietta di aranciata, 6 pesche squisite, sale (che avevo finito), ed un accendino così posso prepararmi la cena. Poco dopo un altro signore arriva alla fontana per prendere acqua e si offre di ospitarmi a casa per la notte e dinnanzi al mio rifiuto nonostante il freddo, mi dice che più avanti c’è un parco dove poter passare la notte.

Dopo la pasta, finisco le pesche e l’ananas (che non voglio portare nello zaino per il giorno dopo), restituisco il fornello con l’accendino, ringrazio e mi dirigo al parco per passare la notte.

Il sentiero passa proprio dove mi fermo per la notte, la mia pancia è davvero piena e fatico un pò a prendere sonno.

GIORNO 9

Sono all’ombra e fa fresco, la mia preoccupazione è trovare una cartuccia per poter preparare il pranzo, così faccio colazione in un lampo così parto.

Comincio con una salita, le indicazioni ci sono ma non sono molto chiare, non mi resta che affidarmi all’stinto! In poco tempo sono arrivato ad un altra stazione forestale.  Chiedo informazioni riguardo la possibilità di trovare una cartuccia come la mia, ma sembra ci siano solo quelle lisce e non quelle con il filetto compatibili con il mio fornello. Chiedo riguardo i sentieri, e mi dicono che da qui in giù li troverò sempre meglio,il che, come potrete immaginare, mi ha rincuorato parecchio. Scendo in paese e mi procuro cibo che non devo cucinare per il resto del giorno, confidando di arrivare alla tappa in tempo per procurarmi altro per la cena.

Sono a Ulassai, un paesino nel mezzo delle Dolomiti Sarde dove le vecchie signore vanno in giro ancora con la gonna lunga e foulard in testa.

All’alimentari riesco a farmi dare un prezioso rotolo di carta igienica senza comperarne un pacco intero, ma della cartuccia nessuna traccia.

Ho preso dei crackers e ne faccio fuori subito 4 pacchetti mentre continuo nel tragitto.
I sentieri sono puliti e ben tenuti, come mi avevano detto ma ad un bivio devo seguire la strada non indicata.

Mi guardo attorno: il paesaggio è molto interessante, ampie vallate con rocce calcaree con alte pareti verticali mi accompagnano.

Poco dopo sono su una strada asfaltata e continuerò così per 4-5 km. Mi accorgo che il sentiero prendeva una deviazione verso i monti ma ormai sono al bivio successivo.

Trovo una fonte, è mezzogiorno e mi fermo per pranzare ma una volta finito sono stanco e fatico a trovare il sentiero giusto. Riesco a continuare ancora un paio d’ore poi perdo completamente il sentiero. Continuare dritti per tagliare mi porterebbe a scendere una valle per poi risalire ma sarei fuori sentiero, quindi con rami, arbusti e rovi che mi darebbero più di qualche noia e soprattutto senza essere sicuro di non trovarmi poi in un punto morto.

Decido di tornare indietro e proseguire sulla più comoda statale. Ciò mi allungherà la tappa di 15 km purtroppo.

La batteria del cellulare è poca, ricarico con la batteria tampone ma è appena sufficiente per arrivare al paese. Probabilmente non ho collegato bene la batteria al pannello solare e non si è caricata durante il giorno.

La strada è lunga, sono 14 km di asfalto molto lunghi, e da lontano comincio a vedere il paese pensando “Ci sono quasi” ma mi avvicino lentamente…
Arrivo al paese ma è tardi, l’alimentari è chiuso ed ho bisogno di batterie per proseguire il giorno dopo.

Un ristoratore si offre di caricarmi il cellulare, così decido di fermarmi a mangiare qualcosa: prima prendo un’ insalata, ma non basta allora chiedo di una pasta con legumi, intanto controllo i sentieri per i giorni successivi.

Tolgo le scarpe perché i piedi chiedono un pò di pace e respiro, ma l’odore ogni tanto si fa sentire, non è troppo forte sorprendentemente ma di certo non è gradevole e spero di non aver turbato il proprietario: vedendomi stanco e mal messo ha avuto sicuramente compassione di me.

Per la notte trovo un parco giochi per bambini vicino al supermercato in cui andrò a rifornirmi la mattina. So che apre alle 7!
Ma per aspettare che il cellulare si caricasse ho fatto tardi e così dormo molto meno del solito.

GIORNO 10

Al supermercato trovo per la prima volta latte di soia e dei biscotti di riso molto buoni che finisco subito per evitare di avere immondizia con me.

Dopo i primi due km sono costretto a tornare indietro perché il sentiero prosegue su zona militare, passo davanti alla caserma e chiedo delucidazioni: mi dicono che il divieto c’è ma oggi non hanno esercitazioni in corso.
Riprovo dalla parte opposta al paese, ma anche qui divieto. Controllo la mappa, per altre deviazioni dovrei allungare di molto, di troppo il mio tracciato.

Così entro comunque nella zona militare sperando di non avere fastidi.

Il sentiero non è dei migliori ma riesco a percorrerlo decentemente. La vescica sul tallone destro anche dopo qualche km continua a darmi fastidio, mentre le altre si sono “scaldate” e mi lasciano camminare in pace, ma  quella sul tallone, è un dolore ogni volta che poggio il piede e così il mio passo diventa uno zoppicare strano.

Riesco a collegarmi al sentiero che avrei dovuto prendere già dall’inizio e che in realtà è una strada asfaltata: tolgo le scarpe e  percorro qualche km scalzo in maniera da non infastidire la vescica sul tallone. Non sento più dolore ma il passo è sempre uno zoppicare strano. Non capisco.

Oggi non mi sento in forma, e prevedo che la giornata sarà lunga.

Verso mezzogiorno mi fermo per due pacchetti di crackers e controllare questo fastidio: scopro che si è formata una vescica sotto un altra vescica già “guarita”. Ne uscirà un liquido non molto ben augurante. Convinto di aver risolto, aspetto un pò che si asciughi e riparto ma il dolore persiste. Intanto mi accorgo che il pannello solare non carica correttamente perché si è rovinato e devo tenerlo in mano per fargli mantenere la posizione in cui riesce a caricare e dovrò farlo per tutto il resto della giornata.

Comincio una lunga discesa che mi porterà ad una tappa intermedia rispetto ai miei piani. Il cielo si sta annuvolando e se dovesse cominciare a piovere mi fermerò nella tappa intermedia perché non ho batteria sufficiente per proseguire. Sono in mezzo al nulla ma passa un camion e chiedo informazioni riguardo il sentiero che devo prendere,  sembra non esista nessuno sentiero se non la strada che stiamo percorrendo.

Mi fermo in un ruscello per riposare, metto i piedi in acqua per rinfrescare ma voglio provare a vedere se il sentiero c’è.

Non è dei migliori, ma si vede bene la traccia e lo riesco a seguire bene, poi verso la cima diventa poco chiaro, ma ci sono tracce di pascoli.

Incontro una strada bianca che mi porterà a valle dalla parte opposta al monte,  sarà una discesa lenta data dalla pendenza misera della strada, poi divenuta sentiero.

In vetta c’è vento ed ho indossato la felpa, questa mi proteggerà anche dai raggi del sole visto che mi sono scottato le braccia, una cosa che ha dell’incredibile essendo ormai il decimo giorno sotto il sole.

In discesa il vento sparisce, quindi comincio ad avere caldo, sono stanco, spossato ed ho i classici dolori articolari della febbre, i calzini sporchi e sudati sono appiccicati ai piedi mentre la discesa mi mette alla prova.

Sembra infinita e come se non bastasse poi mi aspetta una salita altrettanto lunga fino al paese. Calcolo che mi mancano circa 10 km prima di poter fermarmi. Ora anche la pianta dei piedi mi fa male, in compenso la vescica per fortuna si è calmata e mi permette di scendere abbastanza agevolmente ma si aggiunge la nausea.

Sembra proprio abbia la febbre, ma sono quasi certo sia tutto dovuto alla stanchezza. Arrivo a valle, prima dell’ultima salita di oggi, mi concedo una pausa per togliere lo zaino. Metto via finalmente il pannello ho il 30% di batteria, non molto ma è più che sufficiente per l’ultima ora di cammino. 5 minuti e riparto. Non trovo il sentiero perciò seguo la strada, vedo una piccolissima traccia che probabilmente usano i pascoli che mi fa risparmiare almeno 500 mt, senza esitare salgo di qui. È ripido, mooolto ripido ma mi permette di risparmiare molto tempo. Poi la salita continua molto lentamente a tratti addirittura in piano. 3 km per fare 300mt si salita. A questo punto mi sembra una punizione.

Provo ad accennare una corsetta ed il dolore al tallone sparisce, ma non riesco a tenere questo passo molto a lungo, cammino e ci riprovo ma la strada sembra essere ancora infinita.

Mi mancano circa un centinaio di km fino all’ultima tappa della Sardegna e avendo scoperto che il traghetto da Cagliari a Palermo parte solo i venerdì (oggi mercoledì) mi restano due scelte:

  1. correre per i due giorni successivi sperando di fare in tempo
  2. prendermela con calma

Direi che scelgo la seconda vista la giornata appena trascorsa.

Arrivo in paese e trovo sulla strada principale l’alimentari tanto atteso, è piccolo e non hanno molto. Mentre decido cosa prendere scopro che l’indomani troverò tutto chiuso perché il 2 giugno, perciò cerco di capire quali e quante provviste fare per il giorno dopo che ormai ho deciso di passare in paese.

Con la borsa piena di cibo mi dirigo verso un campetto da calcio dove una fontanella mi permette di lavarmi e subito lì mi raggiunge un signore che mi aveva dato indicazioni per questo luogo e scopro che ha collaborato per l’individuazione del Sentiero Italia in questa zona.

Mi dice che i fondi non sono arrivati, ma qualche pezzo di sentiero c’è.

Chiacchieriamo un pò, io torno in paese dove ho visto, vicino al Comune un posto con una fontana abbastanza riparato dove poter passare la notte.

Cerco di mettermi abbastanza nascosto ma dei bambini mi riescono a vedere, se ne vanno ma poi sento che avvertono i genitori della mia presenza.  Capisco “un signore laggiù” “pensavo morto”. Un po’ me la rido!

Li sento avvicinare, ma probabilmente per evitare fastidi non si avvicinano.

Così posso passare la notte tranquillamente. Mi sveglierò diverse volte, ed avendo gonfiato troppo il materassino una camera cede così lo sgonfio ma ciò mi porta a toccare il terreno con il fianco dandomi qualche fastidio.

GIORNO 11

Il sole è sorto ma oggi riposo e quindi mi giro, e chiudo gli occhi ancora per un po’.

Mi alzo e sistemo le mie cose prima che qualcuno mi noti. Mi infilo in un campo vicino per i bisogni, ma mentre esco un tizio nel campo a fianco mi nota.

Poco dopo lo trovo nella piazzetta dove viene a farmi domande e me la svigno dicendo che sono andato per fare pipì.

Alla fontanella lavo i calzini che sono sporchi anche dopo il secondo lavaggio. Cerco di sistemare la vescica nel tallone destro. La buco più volte ed esce liquido giallognolo, intanto pulisco l’ altra che continua a non asciugarsi.

Probabilmente si è leggermente infettata vista la sporcizia che costantemente entra nelle scarpe. La pulisco con Sapone e la chiudo con dell’attack così da evitare di sporcarla, mi aspetto un pò di dolore visto che sono su carne viva, ma non sento nulla. Tanto meglio così.

Mentre scrivo arrivano due carabinieri per un controllo, sono tranquilli, spiego cosa sto facendo e che ho passato la notte nel luogo che indico e cercano di darmi spiegazioni sulla prosecuzione del mio tragitto.

Sono le 11 ed ho già finito il pranzo.. Nell’attesa cerco qualcosa da fare e riempio la pancia.

Tra una pennica e l’altra mentre aspetto che il cellulare si carichi, una signora si avvicina offrendomi pane, salame, formaggio, una mela ed una coca preoccupata non avessi mangiato. Parlandoci scopro che è la nonna dei bimbi di ieri sera.

Tutto il pomeriggio cerco di caricare il cellulare per raggiungere un misero 20%. Ma voglio partire comunque per fare qualche km.

Inizialmente sento un po’ le vesciche e il mio passo è ancora strano, ma mi riprendo subito. Finirò la giornata con 15km su comodo asfalto.

La notte mi sveglio perché le mucche hanno deciso di dare un concertino di camapanacci privato, e sebbene lontane riesco a sentirle.

GIORNO 12

Mi sveglio con i raggi del sole che colpiscono e scaldano il mio sacco a pelo, non è sorto da molto ma già comincia il suo lavoro.

Mangio un boccone mentre metto il telefono in carica e preparo lo zaino. Quando sto per partire mi accorgo che il cellulare non si accende.

Ci provo e ci riprovo, lo lascio in carica, ma non vuole partire.

Dopo un’oretta mentre aspetto e spero si ricarichi mi ricordo del tasto di reset, e finalmente si accede: posso partire, ormai sono le 9 e ho solo il 10% di batteria.

La strada è facile e dritta, ma dopo 5 km ho solo il 4%. Mi fermo per ricaricare ma sembra tutto tempo sprecato. Decido di andare avanti quanto possibile e fermarmi di nuovo a caricare.

Percorrerò circa un altro km controllando la batteria, poi dal 2% al controllo successivo lo trovo spento.

Spero di non aver perso la traccia fatta fin lì!

Comunque sia mi fermo perché ora devo assolutamente caricare. Provo a cambiare posizione al pannello, provo cambiando cavo, cerco di caricare tramite la batteria di scorta, provo di qui provo di lì, ma non funziona nulla!

Sto già pensando di continuare per trovare qualcuno che mi porti in un paese per ricaricare e risolvere il problema per poi tornare li e ripartire.

Magicamente si accende.

Voglio arrivare al 30%, così per essere sicuro di poter procedere senza problemi.. Arrivo al 15% dopo un’estenuante attesa e poi si ferma. Probabilmente un colpo di aria ha mosso qualcosa.

Ok, dovrà essere sufficiente, parto così. L’attesa sotto il sole mi ha messo sete, ma non ho acqua.

Tengo d’occhio la mappa e la carica. Sembra non consumarsi mai questo 15%.

Non trovo fonti di acqua e la sete cresce, tuttavia è ancora gestibile.

Faccio diversi km e arrivo vicino Burcei dove ci sono dei campi di ciliegie, dei rami finiscono in strada, i frutti sono piccoli ed ancora acerbi. Ne mangio un po’. Dopo 30 forse 50 mt trovo un campo senza recinzione con un albero colmo di ciliegie grandi e mature! Appetito non ne avevo, ma la voglia di placare la sete mi ha spinto a riempire la pancia di quei frutti così carnosi e succosi. Spendo 20 minuti mangiando senza nemmeno arrampicarmi. Tante ne ho mangiate che la pancia inizia a farmi male. Riparto e 400 mt dopo trovo la tanti attesa fontanella. Arrivo a Burcei ma l’alimentari apre tra tre quarti d’ora, allora approfitto per caricare il telefono e darmi una sciacquata ad una fonte. 13% solo, ma devo accontentarmi.

All’alimentari prendo la cena e due banane con un po’ di pomodori da mangiare subito.

Trovo un posto al sole e mentre aspetto ancora una volta che il cellulare guadagni energia mi mangio le due banane e 500g di pomodori. Per fortuna non avevo fame!

Arrivo ad un 16% poi mi stufo e continuo fino a San Gregorio, dove non c’è alimentari, ma un bar dove chiedendo informazioni e per la prima volta da quando ho cominciato, mi danno una mappa per i sentieri della zona.

Chiedo anche se gentilmente posso caricare il cellulare e mi dicono che appena fuori dal locale c’è una spina. Così mi preparo un tavolino e carico finalmente il telefono.

Chiudono alle 21 e così resto solo. Tiro fuori la cena, un barattolo di lenticchie e due bei pezzi di pane e mangio.

La notte non riesco a dormire molto perché ogni tanto passa qualche macchina o moto che mi sveglia, il locale è proprio sulla strada e non posso evitare i suoni.

GIORNO 13

Il gallo comincia a cantare alle 4.30 così mi giro e mi rigiro un paio di volte sino alle 5 mi alzo, e alle 5.30 apre il locale. Sono pronto ma aspetto la ragazza che mi ha detto mi avrebbe procurato della frutta: arriva con due mele, 250g di biscotti e una merendina.

Saluto ringrazio e parto: nella mappa è segnato il sentiero Italia ma non trovo bolli per 2-3 km che sono in falsopiano. Arrivo a una caserma forestale e da lì fino a punta Sette Fratelli il sentiero è ben segnalato e mi permette di divertirmi con una gran progressione. Una volta in cima diventa un po’ incerto e in discesa sparisce di nuovo ogni traccia.

Ad un bivio dove quasi certamente avrei sbagliato, trovo tre ragazzi sulla cinquantina che devono arrivare dove io sono diretto, allora per una mezz’oretta abbondante saliamo assieme fino ad un punto loro caro. È il trentesimo anno che in questo periodo salgono qui per ricordare un amico scomparso. Insieme saliamo su un punto panoramico e mi spiegano un pò di geografia. Poi scendiamo perché ci sono altri loro amici che li aspettano per il pranzo.

Mi invitano con loro ed io, non avendo fretta, mi fermo volentieri.

Il tempo passa veloce tra scherzi, risate e cibo.. Ed io sapendo che il traghetto per Palermo parte solo i venerdì ho approfittato per occupare una giornata invece di rischiare di annoiarmi a valle. Così finisce che mi fermo pure la notte e assisto al loro “rito” per salutare e ricordare il loro amico. Poi tutti a nanna, loro nelle tende, io a cielo aperto. Un bel pomeriggio passato in allegria dove ognuno prendeva in giro l’altro ed io da esterno potevo ridere di gusto!

GIORNO 14

Mi sveglio grazie al vociare dei primi che si sono svegliati ed ormai riuniti per la colazione. Temporeggio e mi accorgo che una zecca è appoggiata sulla mia scarpa, così avviso gli altri ma non sembrano preoccuparsi più di tanto. Passiamo la mattinata ancora a chiacchierare, qualcuno “sparecchia”, qualcuno fa la differenziata, io, ho il compito di finire la frutta. 5 arance e 2 mele.

Per le 11.30 siamo pronti per partire, ognuno per la propria strada. Oggi sarà finalmente l’ultimo giorno. Pochissimi km alla conclusione.

Una strada buona, tutta in discesa e senza intoppi arrivo velocemente a Castiadas.

Mi informo sui bus, e devo spostarmi di 12km perché oggi è domenica ed i bus non passano di qua.

Dopo un km, in concomitanza con un bivio per Cagliari azzardo un autostop e mi va bene così risparmio strada a piedi, tempo e denaro. Mi accopagna in una zona leggermente periferica dove poi con un mezzo pubblico mi posso spostare dove voglio andare.

ANNOTAZIONI TECNICHE:  ho percorso almeno 515km e che il dislivello è stato di 22300 D+ (dislivello positivo) e 22200 D- (dislivello negativo)

 

error: