Trentino Alto Adige 2017

Giorno 99

Mi trovo al Rifugio Bozzi, vorrei mangiare, ma non è carino fermarsi qui vicino e mettersi a mangiare, perciò decido di andare avanti e trovare un posticino dove fermarmi.

Voglio fermarmi perché il nervo sciatico ha cominciato a darmi qualche problema, e voglio dargli del tempo per riposare così da non procurarmi altri problemi. Salgo verso il Passo del Montozzo, poco lontano dal rifugio. Le gambe inizialmente si irrigidiscono per il nervo poi sembra passare, e così raggiungo i passo, ma c’è gente, e pure un po’ d’aria, così continuo scendendo dall’altra parte per evitare di essere disturbato. Con mia sorpresa, noto un cartello del Sentiero Italia. La discesa è tranquilla, ed io ne sono contento, ma mi devo fermare perché la pancia mi mette in allarme. Dissenteria. Dopo essermi liberato mi fermo seduto a mangiare, poi per agevolare il nervo, mi stendo per riposare una decina di minuti. Riprendo e sembra essere passato il problema del nervo. Nemmeno 10 minuti dopo aver ripreso mi devo fermare per una scarica. Voglio pulirmi il prima possibile così da poter stare meglio presto. Ecco spiegato forse il mal di pancia di ieri quando mi sono sistemato a letto.

Dopo questo tratto facile, il Sentiero comincia a scendere tra zigzag e piccolo saltini. Sento il cibo muoversi dentro la pancia, non proprio il massimo di quello che mi aspettavo. Mi fermo un altra volta, ma questo colpo, avevo solo aria. Arrivo al Lago Palù, un lago artificiale, ma dal colore interessante. Blu misto a verde acqua. Circunnavigo il lago a ovest e continuo verso est in direzione Però. Dopo il primo tratto di sentiero in salita, incontro una vecchia strada che facilmente mi porta al paese. Mentre la percorro, mi viene un colpo. È martedì. Potrebbe essere giorno di chiusura. Poi ricordo essere agosto, probabilmente farà orario continuato. Intanto nuvole minacciose arrivano da ovest. Un altra scarica e poi il formicolio si è spostato alle gambe, dalle ginocchia in su. Ritorno su sentiero e nei pressi di un alpeggio, di nuovo una strada fino al paese. Comincio ad avere appetito, spero di trovare qualcosa che mi interessi.

Faccio la spesa un po’ più abbondante perché non sono certo di percorrere 70km ed arrivare al alimentari entro domani alle 19. Come spuntino mi prendo fagioli e funghi. Prendo anche un limone. Mi siedo su una panca, mi riposo un po’ mentre mangio. Quando riprendo lo zaino è una zavorra. Il sentiero non è ripido ma faccio fatica. Le nuvole sono grigie e comincia a cadere qualche goccia, mi fermo per coprirmi ed arriva il primo tuono. Dura poco tanto che non bagno nemmeno le scarpe. Nonostante abbia la giacca sento freddo, sono in discesa ed attendo di cominciare a salire. Purtroppo mi devo fermare per un altra scarica, questa più brutta delle altre. Almeno sotto l’albero dove mi sono messo non piove perché ci metto un po’. Riprendo sempre in leggera discesa fino ad incrociare una strada asfaltata e da qui comincio a salire. Mi accorgo che all’inizio della valle sta piovendo bene, i tuoni non hanno smesso. Poco dopo arriva anche qui la pioggia. Penso a trovarmi un riparo nonostante sia presto, il meteo non mette pioggia per la notte, e come al solito non mi voglio fidare. Arrivo Alla Malga Pontevecchio dove trovo un carrello del SI per la malga Verdignaria, 50 minuti. Nella mappa scaricata, sembra esserci un posto dove passare la notte. Mi ci dirigo.

In salita mi fermo diverse volte, non per la stanchezza ma perché sto iniziando a sudare. Aveva smesso di piovere ma proprio vicino alla malga riprende. Spero di trovare una tettoia, un fienile, qualcosa dove potermi mettere ed essere riparato.

La malga è aperta, c’è molto spazio, e pure dei letti. Ci sono diverse scritte sui muri e sulle parti in legno, non devo essere il primo ad aver avuto un idea del genere. Mi fermo, passerò la notte qui.

Mentre mangio continua a piovere poi una volta finito smette anche la pioggia. Mentre controllo le mappe ed i percorsi per i prossimi giorni, riprende a piovere.

Oggi in fondo ho fatto 50km, nemmeno poco nonostante tutte le pause prese. È anche vero che a parte il Passo dei Tre Signori, il resto del sentiero è stato facile e con poco dislivello.

Giorno 100

Ho messo la sveglia alle 2.45 per recuperare il tempo nel quale avrei potuto camminare ieri, ma poi ho posticipato un sacco di volte la sveglia. Questo perché oggi mettono una buona dose di pioggia, ed ho pensato meglio gustarsi il letto fino a quando possibile, in più riposare il più possibile perché potrebbe essere una giornata lunga. Ma cosa importante riposare per la dissenteria. Finisco per abbandonare la sveglia e svegliarmi quando mi sveglio naturalmente. Solo alle 7 sono in marcia. I bisogni sono migliorati, ma starò attento. Fuori il cielo è limpido, solo qualche nuvoletta, ed il tutto fa pensare ad una splendida giornata. Per terra non è nemmeno bagnato, direi piuttosto umido, e sotto alcuni alberi è addirittura asciutto. Il sentiero comincia in forte salita ed io sono subito in affanno. A 2200m comincia un tratto in falso piano dove posso prendere fiato fino a quando devo ricominciare a salire. Le gambe ora sembrano andare molto meglio. Comincio a sudare ed ogni tanto il vento fresco tende ad asciugarmi ma non è sufficiente. Tengo la felpa perché senza avrei freddo, l’ideale sarebbero i bracciali ma non li ho con me.

Il sentiero a parte la salita e facile, ed anche dopo il passo Cercen è abbastanza agevole. Arrivo alla Malga Cercen Alta, c’è acqua ed anche un locale dove avrei potuto passare la notte proseguendo altri 7 km. Scendo seguendo la strada forestale fino a Rabbi Fonti, scendo veloce. La valle è lunga e la strada agevole, così posso percorre diversi km senza difficoltà.

Lungo la strada incontro degli stranieri che mi chiedono indicazioni. Mi chiedono di un “ponte sospeso”. Ho fotografato una mappa del luogo e guardandola non mi indica nessun ponte sospeso. Chiedo quale percorso dovevano fare, e si trovano sulla strada sbagliata. Controllo ancora sul percorso che avrebbero dovuto fare, ma ancora nessuna indicazione. Però almeno gli do una mano a ritrovare il percorso. Effettivamente i segnavia ci sono, ma non sempre in tutte e due le direzioni e non sempre indicano tutte le località, come non riportano i tempi di percorrenza. All’imbocco della strada asfaltata altri due mi chiedono le stesse informazioni, gli dico che probabilmente non è questo il sentiero è gli spiego quale dovrebbero prendere. Non ho capito perché, ma continuano sullo stesso sentiero. Al paese subito trovo i segnavia per proseguire ma prima tolgo i vestiti perché cominciavo ad avere caldo. Salgo fino a Piazzola e con mia sorpresa ci trovo un minimarket. Potevo fare la spesa qui. Mi prendo un limone per aiutare la pancia. Lo mangio subito ed aspetto prima di fare colazione, ormai quasi pranzo visto che sono le 10.30 passate. Ho mangiato 200g di pane, del cioccolato e dei frutti secchi per colazione, ma mi era parso poco. Comunque il sentiero riprende molto ripido proprio dal paese e sale verso nord. Nemmeno a dirlo è comincio a sudare, non ho caldo ma sudo davvero molto. Mantengo il ritmo fino a quando il bosco comincia a diradarsi, si sta alzando del vento freddo e con i problemi avuti ieri ed il sudore, non è la cosa migliore. Mi fermo per fare il brunch e sperare di asciugarmi. Sono di nuovo in marcia ed il vento si fa sentire. Mangio i biscotti mentre salgo così da rallentare il passo e sperare di non sudare più. Ormai sono bagnato e fatico ad asciugarmi. Così quando comincio l’ultima cresta erbosa che è esposta al vento che porta al Rifugio Lago Corvo mi fermo per mettere la felpa. Mentre mi fermo mi viene voglia di mettere anche i pantaloni perché presto comincerò un tratto in falso piano e mi raffredderò. In più dietro di me vedo che tutta la vallata è coperta da nuvole grigio scuro.  Faccio bene perché quando mi trovo a proseguire senza gradi dislivelli con il vento fresco, sento il sudore raffreddarsi. Faccio fatica ad asciugare anche così i vestiti bagnati. Il sentiero qui non è ben tenuto come gli altri incontrati fino ad ora. Proseguo fino al Passo Palú, dove credo finisca il parco dello Stelvio per la segnaletica differente. La discesa non mi piace per niente, proseguo tra detriti, salti erbosi e di rocce che non fanno altro che sollecitare il nervo sciatico e mi ritrovo con gambe, avambracci, tempie, mandibola e denti informicolati. Cerco un posto dove fermarmi per dare un po’ di riposo al corpo, ma non trovo nulla che mi piace nei pressi della Malga Bordolona alta. Il sentiero continua in falso piano verso la Malga Praghena Bassa e per fortuna il problema mi passa ma solo perché il sentiero non è messo bene e devo rallentare. Da questa parte della valle, le nuvole sono sparite, comincia pure a fare caldo così mi fermo e tolgo la felpa. Scendo fino ad incontrare una strada forestale, ed ora proseguo più velocemente. Noto però che sopra di me ora ci sono nuvole e pure grigie. Non passa molto prima di sentire un tuono.

Comincia con calma a piovere e man mano aumenta. Quando sono a Bresimo, sta piovendo decisamente forte. I guanti impermeabili che ho con me, lasciano entrare acqua. Sapevo poteva succedere e così prima di ripartire ne ho preso un’altro paio.

Faccio il cambio. Anche qui trovo un minimarket, ma apre solo alle 17 e sono le 16.

Secondo le tabelle, per il prossimo paese, Mocenigo, dovrei raggiungerlo in 4 ore e mezza. La pioggia cala e così mi metto in moto. Il meteo ha messo pioggia per la notte così arrivando al paese troverò un riparo. La salita mi impegna e decido di togliere la felpa, ma di tenere la giacca. Percorro mezzo km ed un tuono fa ricominciare a piovere. A piovere forte, tanto che il sentiero è un torrente che scende a valle carico di detriti di sottobosco. La salita è ripida e nonostante sia protetto dalla pioggia, dentro il giubbotto sono comunque umido perché sto sudando. Anche quest’altro paio di guanti non mi permette di restare isolato e comincio a sentire l’accumularsi di acqua all’interno del guanto. La pioggia ed i tuoni continuano severi. Non ho freddo ai piedi, ma temo di raffreddarmi in discesa perché è molto umido dentro il giubbotto. Dai guanti l’acqua ha cominciato a passare alla manica e sento bagnare anche gli avambracci.

La salita sembra non finire più, non posso nemmeno controllare il telefono perché sta piovendo davvero molto e con le mani bagnate impiegherei un sacco a destreggiarmi con il monitor touch. Il sentiero non è neppure in buone condizioni, piante e punti franosi complicano un po’ le cose. Finalmente arrivo alla Malga Stablei, non mi fermo per evitare di raffreddarmi e comincio subito a scendere. I cartelli dicono un ora e mezza a Mocenigo. Sono le 18,potrei arrivare in tempo per la chiusura del alimentari. Sto pensando di fermarmi lì per la giorni domani per evitare di prendere la pioggia e bagnarmi e finire per prendere un sacco di freddo per i guanti non idonei. Domani hanno messo pioggia tutto il giorno. Il rischio di prendere freddo è elevato. In discesa comincio a sentire i problemi derivati dal nervo sciatico. Il formicolio al viso è arrivato, ma a preoccupare è l’irrigidimento alle gambe. Mi devo fermare. Manca ancora troppo a valle per poter continuare.

Bagnato, tolgo lo zaino e mi tolgo i pantaloni per urinare. Ho le gambe bloccate, devo proprio mettermi a sedere. Mentre aspetto, mangio qualcosa. Le mani e gli avambracci continuano a formicolare. Nonostante continui a piovere, non prendo freddo. La discesa è veloce e mi permette di non raffreddarmi, ed il terriccio sotto i miei piedi mi offre una buona aderenza. Raggiungo una strada forestale e poi l’asfalto. Cerco un posto dove passare la notte. Noto delle tende di alcuni scout, diciamo ultima spiaggia. Mi dirigo verso il centro dove dovrebbe esserci l’alimentari. Questa mattina nonostante sia partito tardi, oltre ad essere arrivato a Mocenigo, sono arrivato anche in tempo per trovare l’alimentari aperto. Sono le 18.55 quando entro. Chiedo se sono in tempo, e vedo l’orologio al muro, 5 minuti. La ragazza è cordiale. Prendo solo 2 limoni, uno per questa sera e uno per domani. Non sono ancora sicuro di fermarmi. Chiedo se c’è un ristorante in zona e me ne indica uno. Chiacchero un po’ mentre fuori riprende a piovere forte. Ho le mani lesse. Pago ed esco, vado verso il ristorante ma non lo trovo. Allora torno dove avevo visto un buon riparo per la notte. Mi sistemo comodo ed appendo qui e li I vestiti bagnati per asciugarli. Il meteo in mattinata mette poca pioggia, ma più consistente nel pomeriggio. Decido di fermarmi. Il posto è comodo, sono ben riparato ed ho l’alimentari vicino.

La giornata di pausa la trascorro aspettando la pioggia che non arriverà, guardando fuori dalla finestra con le mani conserte e riposando nel giaciglio.

Giorno 101

Mezzanotte, suona la sveglia. Sono rimbambito e la posticipo. Ancora una volta. A mezzanotte e venti mi decido di alzarmi. È ora di cominciare la giornata. Fuori  e coperto il cielo e fa freschetto. Poco dopo mezzanotte e mezza sono in marcia. Ho già appetito stranamente. Un centro c’è qualche luce accesa 3 sento parlare e puzza di fumo. Loro devono ancora andare a dormire ed io con poco più di 3 ore di riposo comincio la giornata. Passo il paese e finisce l’illuminazione, accendo la mia torcia. Oggi mi sono prefissato una tappa da 80km,chissà se c’è la farò.

Un gran fumo mi esce dalla bocca ma presto tolgo la felpa perché comincio a sudare. Raggiungo i 1400m ed esco dalla provincia di Trento, poi una strada un leggera discesa mi porta a Proves.

La luna riesce a liberarsi dalle nuvole permettendomi di continuare senza l’uso della torcia in queste comode strade. Ora in discesa e con in leggero venticello sono costretto ad indossare di nuovo la felpa. Il paese è molto diverso da quello incontrati fino ad ora, si presenta come un paese austriaco, la chiesa è le case sono diverse, come i cartelli con le scritte in italiano come seconda lingua.

Seguo la strada per un pezzo, poi mi manda su una strada di campagna ed ancora in un sentieri, forse per 50m ma c’è un po’ di erba, alzo bene le gambe per evitare di bagnare troppo le scarpe. Poi ritorno su asfalto. Vedo con la coda dell’occhio una stella cadente! La traccia che mi sono fatto a casa mi direbbe di girare, ma non ci sono indicazioni ne segnavia che sono sempre stati presenti fino ad ora. Provo a vedere se c’è connessione così da cercare una mappa, non ho rete. Da come ho fatto la traccia, è probabile sia giusta, perciò la seguo. Purtroppo mi porta as attraversare un torrente dove bagno la scarpa sinistra perché non riesco a saltarlo completamente. Poco male, perché poco dopo, trovo i cartelli che cercavo e mi portano su un sentiero dove ci sono piante ancora bagnate dalla pioggia di ieri. 30m e comincio a bagnare i pantaloni e sento freddo. Mi fermo e metto quelli impermeabili. Non ci vuole molto, ed ho tutti e due i piedi completamente zuppiera sento pure freddi, una delle pochissime volete di tutto il sentiero. Arrivo alla Malga Lauregno, da qui il sentiero non è bello, sassi sul sentiero, zone umide, e rischio spesso di scivolare, nonché continuo a bagnare i piedi. Questo fino a Pedra del Gal, dove prendo una strada. Ma I cartelli non indicano la direzione dalla quale sono venuto. Eppure ho visto una scritta SI nel bosco prima di arrivare qui. Probabilmente una modifica al sentiero. Il cielo sembra aprirsi, vedo le stelle.

Piano piano comincio ad infreddolirmi, resisto fino a quando poi mi scappa la pipí e così metto la giacca ed i guanti pesanti. Molto meglio. A Castelfondo tutti ancora dormono, io passo silenzioso. Il minimarket del paese ha un insegna luminosa che dice ci sono 8 gradi. Niente male per una mattina di agosto a soli 900km. Intanto c’è già abbastanza luce per proseguire senza torcia. Passato il Rio Novella, entro in una zona riccamente coltivata. Mele un po’ dappertutto. Non mi aspettavo di trovare un paese così grande. Fondo, ha il cinema, la pista da pattinaggio e pure il cinema drive in! Ora, passato il paese percorro la strada che mi porta al Monte Macaion, è una pista forestale ma ogni tanto è rotta ed i sassi infieriscono sul piede sinistro e riaffiora il problema al collo del piede. Il cielo non è dei migliori, ma l’importante è che non piova.

In delle piccole radure vedo pure dei cervi femmina, scappano probabilmente spaventati dal rumore dei bastoncini che picchiano sui sassi a terra. Non è un sentiero difficile, e la testa ha modo di pensare.. E mi viene in mente che non è molto caldo. Ho ancora indosso la felpa, ma poi realizzo che anche se è molto che sono in moto, sono solo le 8 del mattino.

Arrivato in cima lascio la strada per un sentiero bel bosco, e più per continuare in groviglio di strade forestali e sentieri. Tutto seguendo l’andamento morfologico di questo gruppo montuoso. È una giornata molto limpida, e di colpi trovo un belvedere.

La vista spazia verso valle dove si vede il paese di Bolzano, e poi cosa che cattura il mio occhio, Punta Santner all’Alpe di Susi, il Latemar, il Sassolungo appena coperto dalle nuvole.

Se solo ci fossero meno nuvole, si potrebbe vedere anche Punta Penia, la Cima della Marmolada.

Per arrivare al Passo della Mendola ci sono altri punti in cui si possono ammirare le cime menzionare prima. Dal passo prendo una strada che porta alla cima del Monte Roen. Una strada nel bosco che escursionisti devono dividere con le auto. Infatti ci sono diverse case vacanza nelle radure che incontro. Verso le 11 decido di pranzare. Cambio anche super e calzini sperando di non bagnarli più. Che bello avere i piedi asciutti. Massaggio un po’ il piede sinistro perché stava cominciando a dare fastidio alla pianta, il solito dolore. Forse la strada semplice o la pausa, sta di fatto che va molto meglio. Il sentiero è molto facile fino alla Malga di Romeno, dopodiché comincia a salire deciso. Finalmente un po’ di caldo, ho potuto togliere la felpa. In cima trovo diversi escursionisti, il panorama è una cosa davvero importante. Non ci sono i rododentri che ostacolavano la vista quando ero in salita. Grazie alla giornata limpida vedo davvero molto lontano, se non fosse per le nuvole che coprono alcune cime potrei vederne più di 200, che dico… 300 in un colpo solo. Rimetto la felpa perché in discesa sarò esposto al vento. Ho notato alcuni escursionisti salire con la giacca.

Dopo un primo tratto in discesa proseguo in un continuo saliscendi che non mi lascia capire a che punto sto anche perché sono nel bosco e perdo i punti di riferimento. Comunque il sentiero è segnato bene e posso proseguire tranquillo. Lasciata la cima, mi sembra sia tardo pomeriggio, ma è solo un impressione perché non vedendo più escursionisti penso erroneamente sia ormai ora di tornare a valle. In realtà sono le 14. Continio nel bosco tra sentieri che senza accorgermene diventano strade e poi ancora sentieri, e prima dell’ultima salita, verso la cime Corno di Tres mi fermo per un boccone e dare un po’ di pace ai piedi. Sopra di me nuvole grigie che potrebbero portare la sconveniente pioggia,intamto mi rinfrescano mentre cammino. Dopo la cima comincio la lunga discesa, ed incontro due Alto Atesini incuriositi dal mio viaggio, scendiamo un po’ assieme, e mi dicono che probabilmente l’alimentari chiude alle 18. Non credo di potercela fare, ma prima di Salorno, dove ho deciso di fare la spesa, c’è Roveré della Luna, dove c’è un alimentari. In caso non facessi in tempo ripiego su quest’ultimo. Mi metto di buona lena ed uno dei due resta indietro, più dopo una decina di minuti anche l’altro mi saluta. La discesa è facile e posso sperare di recuperare tempo. A Favogna finalmente trovo una fontana, la aspettavo da tanto. La pipí è ancora chiara, ma ho cominciato ad avere un po’ sete già tre ore fa. Controllo orari e km e dovrei arrivare giusto un tempo, ma i cartelli mi dicono di allungare. Non ci voleva. Seguo i cartelli per restare fedele al sentiero. Spero di fare in tempo. I km percorsi oggi sono ormai 70 e sento le gambe che perdono qualche colpo. I piedi stanno meglio, ma manca un po’ di grinta. Chissà quando il corpo deciderà di mollare. Sono curioso di scoprire quando, e se arriverà il colpo di grazia.

Quando sono abbastanza vicino il paese cerco il numero del alimentari così da chiamare e capire come comportarmi. Ho tempo fino le 19. Ottimo, perché c’è la farò. Passo il paese ed arrivo a Salorno, entro faccio la spesa un po’ generosa visti i km percorsi. Due banane subito e 300g di insalata. Vicino una cartoleria trovo una mappa esposta della zona, fotografo subito per assicurarmi di non avere problemi. Al primo bivio ho qualche incertezza. Allora guardo le foto. È venuta male, e non capisco dove devo andare. Ho trovato una traccia in internet di questa tappa ma scopro subito che mi manda fuoristrada. Provo a cercare in internet, e torno alle foto per capire quale numero di mappa mi serve. Scopro di avere anche una foto buona. Così non devo più cercare. Il percorso però è molto più lungo di quanto la traccia mi farebbe fare. Dopo essere salito per oltre 100m, me ne torno giù e recuperare il sentiero giusto. Una strada a ridosso dei monti che ritorna a nord dopo che per tutto il giorno sono andato verso sud. Ma assurdo che poi mi ritorna a mandare verso sud. E di sentieri più diretti c’è ne sono a disposizione. Mentre guardo tutti questi campi coltivati a mele ed uva mi viene in mente che domani è domenica, questo significa che il pomeriggio non troverò aperto l’alimentari e quindi i miei piani vanno in fumo. Da qualche giorno gli alimentari che trovo fanno parte di una cooperativa e tutti la domenica pomeriggio davano chiuso. Fortuna vuole che non molto lontano dal sentiero c’è un alimentari a portata durante la mattina.

Mi trovo un posto vicino delle case, ma c’è un cane che abbaia, quindi mi sposto un po’ più in là sotto un albero per evitare la rugiada. Il cane abbaia un po’, ed io controllo il percorso di domani. Il primo alimentari è a 40km. Troppo lontano per raggiungerlo facilmente la mattina. Dovrei svegliarmi molto presto anche domani. Vediamo come vanno le cose, perché potrei essere molto stanco. Alla fine oggi mi sono pappato 93km.

Giorno 102

La sveglia puntata a mezzanotte non sbaglia, io… Beh, io decido di dormire. Alle 3 mi sveglio, mi sento riposato, ma ho male ai piedi, a tutti e due i piedi. Susseguono altre sveglie poi alle 6 decido di cominciare a sbaraccare il campo. È asciutto a terra e la giornata comincia limpida. Mezz’ora dopo sono in marcia, chissà come risolverò oggi il problema cibo. Fino a pranzo sono coperto, forse anche per il pomeriggio. Nonostante sia a 400m fa freschetto. La pioggia dei giorni scorsi ha riportato le temperature nella media.

Proseguo bene fino a quando non entro nel bosco, prima una strada forestale, ma poi una vecchia strada tutta rotta con sassi ed un ruscello che scende a valle. O piedi non sono per niente contenti. Vorrei tanto avere un altro paio di scarpe più rigide nella suola così da non dover subire le asperità del terreno. Dal Rifugio Sauch ritorno su strade forestali, tranne l’ultimo tratto verso il Lago Santo che su ritorna su un vecchio collegamento. Dal lago ritorno su strada forestale e poco dopo mi collego con l’E5(Sentiero Europeo n5). Ora il sentiero è facile e non presenta grandi dislivelli, e nel bosco, all’ombra con un po di vento mi raffreddo.

Appena il telefono prende, chiamo per sapere se nel pomeriggio troverò l’alimentari aperto, risposta negativa. Mi informo per il paese successivo del quale non so se c’è l’alimentari. Chiamo un numero di un locale che dovrebbe essere un ristorante, e scopro essere anche alimentari. Domani è aperto. Quindi potrei arrivare a Molina di Fiemme, mangiare qualcosa di caldo, riprendere ed andare più avanti possibile, e cercare di arrivare entro la mattina a Caoria. Da Molina a Caoria, sono 30km, facendone almeno 5 oggi, potrei anche riposare abbastanza questa notte.

Il piede sinistro comincia a fare meno male, ma solo perché alcuni tratti di sentiero sono comodi, e sono sempre attento a dove lo appoggio. Dopo 25km arrivo a Cauria, e da dove ero questa mattina mi trovo a soli 3km di distanza in linea d’aria. Mi fermo per mangiare e massaggiare il piede. Come tempo fa la pianta del piede in corrispondenza del terzo quarto e quinto dito è più dura di tutto il resto. Non risolvo granché anche perché riprendendo mi mandano su una strada rotta e quando appoggio proprio in quella zona, non è piacevole. Poco dopo essere ripartito ho un leggero mal di pancia, mi fermo, imposto la sveglia a 10 minuti e mi metto a dormire lì per terra. I piedi sopra lo zaino e la schiena sul terreno.

Quando suonata sveglia la order restare ancora lì, ma non è il momento di riposare. Riprendo e non ho più problemi alla pancia. Arrivo al lago bianco, che più che bianco è verde essendo coperto da piante di palude, poi vado verso la Malga Corno Nero passata trovo dei cartelli discordanti, alcuni indicano la strada forestale, altri un sentiero che taglia. Al Passo della Cisa un sacco di cartelli indicano le varie possibilità escursionistiche. Segue quelle del SI. Al primo bivio, non controllo la mia posizione sul telefono e seguo erroneamente dei cartelli che però sono per la ciclabile e non per me. Così finisco per sbagliare strada. Cerco di recuperare prendendo un altro sentiero che dovrebbe portarmi sempre a Capriana e ma ormai ho allungato il percorso forse di 2km. Recuperato il sentiero scendo verso valle, ed una volta al paese ho difficoltà nel trovare i cartelli per proseguire. Se non ho ulteriori ritardi arriverò a Molina per le 18. Sperando che qualcuno dia disposto a cucinare qualcosa per me.

Arrivo al paese ma non c’è nemmeno l’ombra di una pizzeria. Chiedo ad una signora al balcone, mi dice che in paese non c’è nulla, l’unica è andare a Castello di Fiemme ma è fuori strada, sono circa 3km andare ed altri per tornare. Poi un altra persona da dentro dice qualcosa alla signora e mi dice di una pizzeria verso il Passo Menden, proprio verso dove devo andare.

Prendo un sentiero invece della strada e purtroppo ho un altro attacco di dissenteria. Nessun particolare dolore ma niente di ben augurante. Alla pizzeria ordino tre pizze, due per questa sera ed una per domani mattina.

Arrivate le pizze mi fermo poco più avanti per mangiarne due, proseguire con questo pacco è scomodo. Non finisco la prima pizza che ho di nuovo movimenti di pancia, a metà della seconda devo andare in bagno. Ci sono dei bagni pubblici proprio dove mi sono messo, ed ho pure la possibilità di lavarmi le mani con del sapone. Finisco il resto della pizza e la terza la avvolgo in carta stagnola che mi hanno dato in pizzeria. Riprendo a fianco il fiume, la temperatura cala, tanto che esce del fumo dalla bocca. 4km più avanti la OSM (open street map) mi indica un bivacco proprio lungo il mio percorso. Così decido di dirigermi la. Voglio evitare di stare vicino al torrente perché la notte deposita umidità nelle vicinanze. A metà tratta, mi devo fermare per un altra scarica. Penso sia davvero incredibile quanto cibo possiamo tenere dentro. La strada asfaltata è comoda, comunque sembra non finire e anche se la pendenza è poca mi sento di fare un bel po’ do fatica.

Arrivato al bivacco, vedo delle macchine e le luci dentro, ormai è buio. Un tizio esce, ed esorta con un “Chi va là?”. Mi avvicino e spiego la situazione, ma il bivacco è privato e per poterci pernottare si deve prenotare e pagare. C’è comunque troppa gente per i miei gusti, ho bisogno di riposare e di partire presto domani mattina. Anche se mi dicono che potrei restare continuo per passare la notte più tranquillo.

Il sentiero continua a fianco ad un altro torrente, e sembra non distaccarsene per qualche km. Io sono stanco e mi accontento di un posto in piano riparato da un pino.

Giorno 103

Il sacco a pelo è umido, non so se per il torrente o per il pino che accumulando sugli aghi l’umidità, l’ha scaricata su si me. I piedi stanno meglio, ed il sinistro, quello che più mi dava problemi, sembra decisamente menti rigido. Fuori dal sacco a pelo non è così freddo come pensavo, ma metto pantaloni e giacca.

Presto a camminare nel bosco sulla comoda strada, quando comincio a sudare mi fermo per la colazione, cominciavo a sentire un vuoto allo stomaco. Mi rimetto in marcia e mi sento fiacco. Decido di fermarmi ancora. 15 minuti e suona la sveglia, non dormo bene ed in più a ridosso della campana comincio ad avere freddo.

Riprendo un po’ più riposato, ma di certo mi concederò un altro riposino in un posto più caldo più avanti. Arrivo fino alla fine della carrabile e prendo il sentiero, non manca molto al Passo. Prima del passo c’è il lago delle Stellune, e vedo 7 tende distinte. Ah… Quanto piacerebbe anche a me passare una notte un tenda e svegliarmi la mattina ad un orario più comodo, magari dopo una notte a fotografare le stelle. Ma so che è una cosa molto improbabile perché mi sveglierei presto per fare foto anche all’alba.

Mi fermo per i bisogni e sembra tutto in fase di miglioramento.

 

Passo sotto la cima Lagorai, un bel pezzo granitico molto piramidale, passato il Passo di Val Ciona vedo altre cime interessanti. Dalla Malga Val Ciona prendo una carrabile che mi porterà fino a Caoria.

 

Dopo questa lunga forestale, arrivo si asfalto, ultimi 5km. Ma come comincio, una sorpresa. Un ragazzo in bicicletta sta passando. Mi pare di conoscerlo. Lui rallenta ed esclama “Lorenzo?!”. Avevo visto giusto, Edoardo. Un ragazzo di Vicenza che ho conosciuto grazie alla fotografia. Ci fermiamo a fianco alla strada per due chiacchere, ci raggiunge anche la sua compagna. Purtroppo devo andare altrimenti mi chiude l’alimentari. Un bel incontro!

Guardo l’ora ed è un po tardi. Approfitto della leggera discesa per abbozzare una corsetta, poi capisco che posso allungare le falcate. Corro e cammino un po’ fino a Caoria, l’alimentari e preso d’assalto. Tra meno di mezz’ora chiude. Fatta la spesa mi fermo all’inizio del sentiero per mangiare. Il primo tratto è pieno di alberi caduti, probabilmente durante le recenti piogge, poi ritorno su comoda brecciata. Il resto della salita è comodo fino ai 1700, poi si segue un sentiero. Il dislivello anche qui non è molto pronunciato ed arrivo al Passo Tognola senza difficoltà. Su le temperature sino calate ma resisto nel mettere la felpa, mi sposto dal passo e non c’è più il vento. Mi dirigo verso il Passo Colbricon, ma ancora non sono sulle Dolomiti anche se per convenzione ci sono da questa mattina. In realtà mi trovavo su granito e scisti. I sentieri non sono proprio dei migliori visto la popolarità di questi luoghi. Arrivato ai Laghi Colbricon e quindi al Rifugio, inizio a vedere gli effetti di tanta popolarità. Fazzoletti sparsi qui è lì. Seguo il sentiero fino ad arrivare al Passo Rolle, il sole scalda quando non c’è vento, altrimenti fa piuttosto freschetto. Prima di iniziare a salire mi concedo uno spuntino e metto la felpa, che si rivela una buona scelta. Inizialmente protetto dal vento sembra una scelta sbagliata, ma poi mi permetterà di proteggermi e tenermi caldo.

I cartelli sono vaghi e non indicano più il sentiero Italia. Infatti nei pressi del Castellaz prima sbaglio sentiero, poi scopro che non esiste esiste il sentiero Italia. Almeno ora le Pale sono visibili, non più coperte dalle nuvole. Devo scendere su prati dove vedo un abbozzo di strada, probabilmente rimasto dalla prima guerra mondiale ed ora non più mantenuto. Ora questa zona è adibita a pascolo ed avendo piovuto ci sono molte buche in cui le mucche sono sprofondare per il terreno argilloso. Non sono sicuro sia proprio il sentiero fino a quando non vedo uno strano segnavia bianco e nero. Dopo un tratto un costa, scendo verso la Val Venegia, incontro la strada brecciata che stavo percorrendo per salire verso il Castellaz e poi prendo il brutto sentiero verso il Passo Venegia. Brutto perché pieno di sassi e buche. Il dislivello ancora una volta non è marcato. Passo vicino anche a due bivacchini, ed arrivo in Forcella. Il sole ormai verso il tramonto, riesce a passare tra le nuvole ed illuminare le Pale di San Martino che sono ben visibili da qui.

La discesa è meno semplice. I piedi e le gambe cominciano ad essere stanchi. Un po’ di zigzag e poi verso il Passo Valles. Dal passo in poi, la segnaletica sparisce, poi mi accorgo è cancellata in alcuni punti. E rispetto la mappa è comunque messa in punti diversi. Molto fuorviante.

Vedo dei gruppi dolomitici un cui si sta verificando il fenomeno dell’enrosadira e per un attimo non capisco quali siano, più riconosco il Pelmo, poi il Civetta. Coperti dalle nuvole mi avevano fatto tentennare. Ora incontro un altro tratto poco comodo tra salti di granito ed erba. I segnavia cancellati non aiutano a proseguire, per fortuna sulla OSM qualcuno ha segnato il sentiero che mi aiuta a trovare la direzione. Al momento di scendere devo prendere una pista da sci. Tutti detriti che ai piedi non piacciono. Si prende un breve sentiero non tanto meglio e di nuovo pista di detriti. Finalmente mi innesto nel bosco diretto al Passo San Pellegrino, ma le mie speranze di un miglioramento sono troppo fiduciose. I piedi per l’umidità cominciano ad assorbire la rugiada. Sono stanco, mi voglio fermare prima del passo. Per evitare di essere disturbato dal eventuale passaggio di macchine ma è difficile trovare un posto senza rocce ed abbastanza in piano. A 400m dal passo trovo lo spazio giusto per stendermi e sono sotto un larice, non mi proteggerà molto dall’umidità ma è qualcosa. Ormai è buio. Lo zaino al mio fianco tende a cadere addosso per il poco spazio.

Giorno 104

Che fatica alzarsi. Il sacco a pelo anche oggi è un po’ umido. Fresco ma non troppo fuori dal mio sacco a pelo. Ci sono ancora alcune stelle in cielo e non vedo una nuvola.

La luna, anche se è a metà fa una gran luce. Prima del passo devo attraversare dei prati dove bagno inevitabilmente le scarpe. Seguo l’asfalto per un po’ e poi prendo per il rifugio Fuchiade dopo il quale entro in un ambiente dolomitico. Ghiaioni, cenge, torrioni, gendarmi e sentieri visibili da lunghe distanze. La salita mi impegna e mi prendo qualche pausa perché sono un tempi per arrivare al alimentari prima che chiuda. Mentre salgo trovo un proiettile di fucile inesploso, al passo Cirelle trovo un sassolino con il fossile di una piccola conchiglia. Sono a 2683, non salirò più così in alto lungo questo sentiero. Comincio la discesa verso Penia, comincio su sassaie ed il piede non ha ancora recuperato ed ogni tanto duole. Incontro tratti messi bene ed altri così così, poi dal Rifugio Cirelle seguo una strada brecciata fino a valle. Più scendo e più turisti incontro. Alcuni in affanno. Seguo i cartelli, ma non corrispondono alla mappa, non mi fanno passare per il paese, ed io devo fare la spesa. Seguo la mappa. Dopo aver fatto la spesa, mi fermo ad una fontana lavatoio, lavo i calzini perché appesi allo zainoi regalavano profumi inebrianti. Rinfresco anche i piedi, l’acqua è gelida. Sento dolore quasi subito. Resisto un po’ sperando di alleviare il problema alla pianta. Quando riprendo il sole scalda le gambe ed è piacevole. Salgo verso un borgo e poi ridisegno sulla strada per poi prendere una forestale fino al Rifugio Castiglioni alla Marmolada. Sono da poco passate le undici, ed un altra regione è andata. Ora posso dire che mancano 500km alla fine.

 

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